Dopo le tante polemiche, è stato reso noto il dossier di Frontex sull’operato delle Ong negli sbarchi dei migranti, con l’agenzia europea che confermerebbe i contatti diretti.
Migranti e Ong, la vicenda si fa sempre più complessa e torbida. Dopo le tante voci e le conseguenti smentite di rito, alla fine è stato reso noto il report di Frontex che ha confermato alcuni comportamenti poco limpidi condotti da alcune Organizzazioni nel Mediterraneo.
Nel suo report che ha in esame questi primi mesi del 2017, Frontex parla di telefoni satellitari ,consegnati agli scafisti oppure a migranti che nelle imbarcazioni di fortuna svolgono il ruolo di una sorta di kapò, contenenti i numeri diretti delle navi delle Ong.
Inoltre, sempre Frontex parla anche di operazioni di salvataggio poco chiare e di trasponder delle navi che vengono spenti. Tutte accuse queste che vengono con durezza respinte dalle Ong, che parlano di infamie e sottolineano come i loro scopi siano unicamente quelli umanitari.
Intanto, dopo le dichiarazioni del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, anche la Procura di Trapani si starebbe muovendo indagando nel particolare sull’operato di una Ong che sarebbe intervenuta senza aver ricevuto un Sos e neppure una richiesta di intervento da parte delle autorità italiane.
Migranti e Ong, il rapporto Frontex
Dopo le tante accuse di mistificazione della realtà piovute da ogni parta politica, arriva il tanto citato report realizzato da Frontex, che getta ulteriore benzina sulle già incandescenti polemiche relative al rapporto tra migranti e Ong.
In sostanza, il rapporto Frontex conferma tutti quei sospetti che erano stati paventati nei giorni scorsi su alcuni comportamenti poco limpidi da parte di alcune Ong, che da tempo sono presenti nel Mediterraneo con proprie imbarcazione allo scopo di soccorrere i migranti che quotidianamente cercano di raggiungere l’Europa dalle coste libiche.
Per prima cosa, Frontex censisce tutte quelle imbarcazioni appartenenti a Ong che svolgono operazioni a carattere umanitario nel Mediterraneo:
- Sea Watch di SeaWatch.org che batte bandiera olandese e porta fino a 350 persone;
- Aquarius di Sos Mediterraneo/Medici senza frontiere di Gibilterra con una capienza di 500 persone;
- Sea Eye di Sea Watch.org dall’Olanda, fino a 200 persone;
- Iuventa di Jugendrettet.org bandiera olandese con 100 persone;
- Minden di Lifeboat Project tedesca per 150;
- Golfo Azzurro di Open Arms da Panama che porta fino a 500 persone;
- Phoenix di Moas con bandiera del Belize che ne imbarca 400;
- Prudence di Medici senza frontiere con bandiera italiana che è la più grande visto che ha 1.000 posti.
Sono quindi otto le imbarcazioni in questione, di cui solo una battente bandiera italiana, che secondo Frontex avrebbero dei comportamenti controversi durante le loro operazioni di salvataggio.
Nel 90 per cento dei salvataggi eseguiti dalle navi delle Organizzazioni non governative nel 2017, le imbarcazioni coinvolte sono state individuate direttamente dalle Ong e soltanto in seguito è stata data comunicazione al centro operativo della Guardia costiera a Roma.
Ancora più precisa e diretta poi è l’accusa che Frontex muove alle Ong sui presunti contatti diretti con gli scafisti per concordare le modalità di salvataggio.
I telefoni satellitari consegnati agli scafisti contengono la lista dei contatti con i numeri diretti delle navi delle Ong e i migranti vengono istruiti dai trafficanti a segnalare la propria posizione.
In particolare poi viene messo in rilievo un salvataggio compiuto lo scorso 18 febbraio dalla nave Golfo Azzurro in dotazione alla Ong spagnola Open Arms, dove sono stati tratti in salvi otto uomini, cinque donne e nove bambini.
I migranti secondo Frontex si trovavano su una piccola barca di legno, che venne intercettata dalla Guardia costiera libica e costretta a girare e tornare indietro. Dopo circa un’ora, due gommoni veloci della Ong sono giunti sul posto, iniziando poi una discussione che terminerà con il salvataggio delle ventidue persone che vengono poi portate sulla nave.
Una volta concluso il salvataggio, Open Arms comunica alla Guardia Costiera di Roma l’operazione, dichiarando però che il tutto si è svolto a 60 chilometri dalla costa, mentre invece il fatto era avvenuto a 36 chilometri. Inoltre, non è stato fatto alcun cenno alla presenza della Guardia Costiera libica.
Tutti elementi questi che alimentano la tesi accusatoria del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, mentre le Ong in questione continuano a ribadire la bontà del loro operato, spinto unicamente da motivi umanitari.
I tanti interrogativi
Il rapporto Frontex alimenta i dubbi su una vicenda dove sono tanti gli interrogativi. Tralasciando la polemica politica che si è creata, dove da becera tradizione ognuno cerca solo di portare acqua al proprio mulino, le domande che sorgono spontanee sono diverse.
Per prima cosa, se mai dovesse essere confermato questo paventato rapporto diretto tra trafficanti di essere umani e Ong, viene da chiedersi quali possano essere stati i motivi che hanno portato a questa sorta di patto criminale.
C’è forse un accordo economico tra le varie parti, con le Ong che riceverebbero parte dei soldi pagati dalle migliaia di disperati che ogni anno tentano questi viaggi della speranza per cercare di giungere in Europa?
Nel caso, si dovrebbe indagare per cercare di far spuntare fuori i soldi. Sembrerebbe strano comunque che queste grandi Ong, che possono contare su cospicui finanziamenti da parte di filantropi, possano scendere a patti criminali che rischierebbero di mandarli in rovina oltre che in carcere.
Non sono in pochi poi a pensare invece che dietro questo ci possano essere i finanziamenti da parte di George Soros, in una sorta di piano globale per creare grazie ai migranti un caos generale che porterebbe a nuovi grossi guadagni per il magnate.
Dietrologie a parte, il nocciolo della questione potrebbe essere un altro. Non è difficile intuire che la maggior parte dei salvataggi arrivino tramite avvistamenti, quindi non possono essere concordati prima con la Guardia costiera.
Per cercare di salvare più vite umane possibile poi, è possibile che si sia creata una sorta di patto tacito che vede le Ong imbarcare praticamente vicino le coste libiche i migranti, evitando così ulteriori rischi nella navigazione.
Il fatto di non farli tornare indietro poi, potrebbe essere dettato dal motivo che in Libia la situazione è fuori controllo, con queste persone che potrebbero rimanere come intrappolate in questa sorta di pericoloso limbo.
Il problema però è che questi comportamenti sono contro la legge, anche se in fondo eticamente accettabile. Non c’è quindi da aspettare gli sviluppi delle indagini mentre l’Europa, rapporto Frontex a parte, continua a girare la testa dall’altra parte per qualsiasi faccenda riguardante i migranti.
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