Né affitto, né bollette per i 26 ristoranti e street food del Parco tematico dedicato al cibo italiano. Il sistema fotovoltaico di Fico è un esempio di sostenibilità anche economica.
Giostre, 26 ristoranti, padiglioni multimediali, fabbriche e laboratori alimentari: una struttura particolarmente energivora che, però, è alimentata al 50% da un impianto fotovoltaico di 55mila mq - il più vasto d’Europa installato su tetto. Questa è la formula vincente di Fico, il Parco tematico bolognese dedicato al cibo italiano, che mischia l’attenzione per l’ambiente a quella dei prodotti locali, in una soluzione di sostenibilità ecologica ed economica.
Difatti, ristorazione e turismo sono tra i settori più colpiti dal caro energia. La crisi energetica ha portato consumatori e imprese a dover far fronte a bollette cinque volte più alte rispetto al periodo prepandemico. In questo scenario, Fico si mostra come un vero e proprio caso studio, grazie al vasto impianto fotovoltaico che ricopre il tetto dell’edificio e l’assenza completa di gas: i ristoratori, infatti, oltre a non pagare né bollette, né canone di locazione, sfruttano esclusivamente cucine con forni elettrici e fornelli a induzione.
«Mentre in tutta Italia bar e ristoranti sono in grandi difficoltà per i costi da sostenere in questo periodo di crisi, dentro Fico i ristoratori non subiscono il caro bollette grazie al modello energetico virtuoso del Parco», spiega Stefano Cigarini, amministratore delegato di Fico Eataly World. Il Parco si è svicolato dai costi e dalla dipendenza dal gas anche sul lato riscaldamento: l’edificio è in gran parte di legno e dotato di sistemi avanzati di teleriscaldamento, per cui non viene utilizzato gas. «Fico è un esempio di sostenibilità», continua Cigarini, «non solo per le sue caratteristiche strutturali, ma anche per l’impiego di materiali compostabili da parte di tutti i suoi operatori e per il suo sistema circolare “a metro 0”: le eccellenze alimentari prodotte dalle fabbriche di Fico vengono infatti utilizzate e somministrate da tutti i ristoratori delle diverse aree: una sorta di grande mercato condiviso, proprio come nelle tradizionali comunità contadine».
© RIPRODUZIONE RISERVATA