I modi migliori per anticipare la pensione

Simone Micocci

14 Settembre 2018 - 09:36

Anticipare l’accesso alla pensione di qualche anno è possibile; ecco quali sono le migliori soluzioni per farlo.

I modi migliori per anticipare la pensione

Ci sono diverse soluzioni per anticipare l’accesso alla pensione; in alcuni casi si tratta però di misure riservate a determinate categorie di lavoratori, mentre in altri per coloro che vi accedono sono previste delle penalizzazioni sull’assegno previdenziale.

Una cosa però è certa: anticipare l’accesso alla pensione è possibile e di seguito vi spiegheremo come fare a seconda della vostra situazione contributiva.

Come prima cosa però bisogna ricordare qual è l’età pensionabile in Italia. Nel dettaglio per la pensione di vecchiaia Inps bisogna aver compiuto almeno 66 anni e 7 mesi. Parimenti sono richiesti 20 anni di contributi.

L’Inps stessa riconosce uno strumento per il pensionamento anticipato. Nel dettaglio è possibile andare in pensione anche prima del raggiungimento dei 66 anni e 7 mesi, purché si abbia maturato un requisito contributivo pari ad almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (se uomini) o 41 anni e 10 mesi (se donne).

I requisiti di queste due opzioni per il pensionamento subiranno una variazione dal 1° gennaio 2019, quando per effetto dell’adeguamento con le aspettative di vita:

  • per la pensione di vecchiaia l’età pensionabile aumenterà a 67 anni;
  • per la pensione anticipata il requisito contributivo aumenterà a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e a 42 anni e 3 mesi per le donne.

Visto l’incremento dell’età pensionabile, quindi, dal prossimo anno anticipare l’accesso alla pensione potrebbe essere una vera e propria necessità. Ma come fare? Ecco una serie di soluzioni possibili per smettere di lavorare in anticipo rispetto a quanto previsto dall’attuale normativa.

Opzione contributiva della pensione anticipata Inps

Una buona soluzione per anticipare l’accesso alla pensione è quella offerta dall’opzione contributiva della pensione anticipata Inps. Grazie a questa opzione, infatti, si può andare in pensione tre anni prima rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia.

Nel dettaglio, i requisiti per andare in pensione con la pensione anticipata contributiva sono:

  • avere la pensione calcolata con il sistema contributivo puro. Questo strumento, quindi, è riservato a coloro che hanno cominciato a lavorare dopo la data del 1° gennaio 1996;
  • età anagrafica pari a 63 anni e 7 mesi;
  • requisito contributivo pari a 20 anni;
  • l’importo dell’assegno previdenziale deve essere superiore a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale (453€ per il 2018). Quindi l’importo della pensione fino a quel momento maturata deve essere superiore a 1.268,40€.

Anche per l’opzione contributiva della pensione anticipata ci attende una modifica dei requisiti a partire dal 1° gennaio prossimo: l’età pensionabile, infatti, sarà aumentata a 64 anni.

Prima di andare avanti ricordiamo che anche la pensione di vecchiaia ha un’opzione contributiva, tuttavia in tal caso non è utile per anticipare l’accesso alla pensione; l’età pensionabile, infatti, è pari a 70 anni e 7 mesi (71 anni dal 2019).

Si tratta comunque di uno strumento utile per coloro che hanno lavorato solamente per pochi anni dal momento che gli anni di contributi richiesti sono appena 5.

Anticipare la pensione con l’aiuto dell’azienda

Ci sono degli strumenti con i quali l’azienda dove è impiegato il lavoratore contribuisce attivamente al finanziamento della pensione. Nel dettaglio, queste possono liberarsi dei dipendenti in esubero finanziando tutta - o una parte - l’indennità sostitutiva che questi percepiranno negli anni che li separano dall’accesso alla pensione.

Una di queste opzioni di prepensionamento si chiama isopensione, con la quale si può anticipare l’accesso alla pensione fino ad un massimo di 7 anni. In questo periodo, però, il lavoratore non percepisce una vera e propria pensione bensì un’indennità sostitutiva pagata dall’Inps ma finanziata dal datore di lavoro.

Tuttavia, possono richiedere questo strumento solamente gli occupati in aziende con almeno 15 dipendenti. Inoltre è necessario che questi siano oggetto di un accordo sindacale e di un altro con l’impresa nei quali tutte le parti in gioco acconsentono alla cessazione anticipata del rapporto di lavoro.

In alternativa all’isopensione, il datore di lavoro potrebbe contribuire alla pensione anticipata del lavoratore aderendo all’Ape Aziendale.

Questo è uno strumento correlato ad un’altra opzione di prepensionamento: l’Ape Volontario, ovvero l’anticipo pensionistico che consente ai lavoratori che si trovano a 3 anni e 7 mesi dal raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia di smettere di lavorare percependo per questo periodo un’indennità sostitutiva della pensione finanziata tramite un prestito bancario.

Il prestito verrà ripagato poi dal lavoratore stesso una volta raggiunta l’età pensionabile, tramite una decurtazione sull’assegno previdenziale nei 20 anni successivi (quindi su un totale di 260 rate).

L’Ape Volontario quindi ha un costo per il lavoratore ed è per questo che le adesioni a questo strumento non hanno raggiunto numeri notevoli. Da parte sua, però, l’azienda potrebbe favorire il ricorso a questa opzione versando una quota di contributi all’Inps incrementando così l’importo della pensione che il lavoratore andrà a percepire una volta collocato in quiescenza, così da limitare gli svantaggi economici dell’Ape Volontario.

È importante ricordare, però, che l’Ape Volontario può essere richiesto esclusivamente dai lavoratori del settore privato; non possono farne ricorso, quindi, i dipendenti del pubblico impiego.

Anticipo della pensione riservato ad alcune categorie di lavoratori

Ci sono infine delle opzioni per il pensionamento anticipato riservate esclusivamente ad alcune categorie di lavoratori. Il nostro ordinamento, infatti, riconosce dei particolari profili di tutela ai quali è consentito andare in pensione prima rispetto agli altri lavoratori.

Ad esempio, questi possono ricorrere - fino al 31 dicembre 2018 - all’Ape Sociale, l’anticipo pensionistico che a differenza di quello Volontario non prevede decurtazioni sulla pensione.

Possono accedere a questo strumento i lavoratori che hanno compiuto almeno 63 anni, purché facciano parte di uno dei quattro profili di tutela previsti:

  • disoccupati che hanno perso il lavoro per cause non dipendenti dalla propria volontà (licenziamento, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria) purché abbiano maturato 30 anni di contributi e da almeno 3 mesi non ricevano alcun ammortizzatore sociale;
  • invalidi civili almeno al 74% con almeno 30 anni di contributi;
  • caregiver, ovvero persone che assistono il coniuge o parenti di primo grado con disabilità grave, purché abbiano maturato almeno 30 anni di contributi. Da quest’anno tra i soggetti che possono richiedere l’Ape Sociale ci sono anche coloro che assistono un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano a loro volta affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • lavoratori occupati in attività gravose, purché abbiano almeno 36 anni di contributi.

In alternativa all’Ape Sociale, questi lavoratori possono approfittare della Quota 41, ovvero una pensione anticipata per la quale sono richiesti solamente 41 anni di contributi.

Per poter accedere alla Quota 41, però, non è sufficiente far parte di uno dei suddetti profili di tutela. Parimenti, infatti, il richiedente deve essere un lavoratore precoce, ovvero deve aver maturato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento del 19° anno di età.

Riassumendo, possono accedere alla Quota 41 i lavoratori precoci che attualmente sono impiegati in lavori gravosi (per almeno 6 anni negli ultimi 7), i lavoratori dipendenti con almeno 64 notti lavorate l’anno, i caregivers, i disoccupati e gli invalidi al 74%.

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