Il mondo oltre l’epidemia: Medio Oriente in tensione. Palestina pronta a esplodere?

Violetta Silvestri

20/05/2020

Il mondo si muove anche su altri fronti, non solo su quello del coronavirus. E le notizie non sono buone. Dal Medio Oriente nuove minacce dalla Palestina contro il piano di annessione di Israele. Cosa ha detto Abu Mazen e perché bisogna preoccuparsi?

Il mondo oltre l’epidemia: Medio Oriente in tensione. Palestina pronta a esplodere?

Non c’è solo il coronavirus a minacciare il mondo. Il Medio Oriente è nuovamente sprofondato nella tensione, dopo che il Governo israeliano - formato dopo mesi di lunga crisi - ha annunciato il suo piano di annessione dei territori contesi.

La questione è la più spinosa e cruciale per la pace in questo area martoriata da guerre e ingiustizie. Benjamin Netanyahu, ora che ha finalmente raggiunto l’accordo con il rivale Benny Gantz per governare - ancora - il Paese è più convinto che mai di questa strategia dell’occupazione.

Ma il presidente palestinese Abu Mazen non ci sta e minaccia vendetta. Cosa ha dichiarato e perché la guerra potrebbe tornare nel Medio Oriente?

Abu Mazen contro Israele e USA: la minaccia

Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha annunciato che la sua amministrazione considera nulli tutti gli accordi firmati con Israele e gli Stati Uniti, dopo che il Governo presieduto da Netanyahu ha dichiarato che l’annessione di parti della Cisgiordania occupata si farà.

L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che il presidente palestinese ha espresso la sua indignazione durante una riunione di emergenza tenutasi a Ramallah per discutere dei piani israeliani.

La storia, in realtà, non è affatto nuova e il rischio conflitto al riguardo si è concretizzato più volte. Si tratta della triste condanna di questo territorio: non raggiungere alcun accordo sulla terra da abitare.

L’intenzione di Netanyahu, sulla quale non disegna nemmeno Gantz, è di concretizzare l’operazione di annessione della Valle del Giordano e dei territori del Mar Morto settentrionale. La sovranità israeliana dove essere imposta finalmente su questi spazi, secondo il Governo in carica.

Gli USA, naturalmente, appoggiano completamente la linea. Abu Mazen, quindi, ha lanciato la sua minaccia:

“L’O​rganizzazione per la liberazione della Palestina e lo Stato della Palestina sono da oggi esentati da tutti gli accordi e le intese con i governi americano e israeliano e da tutti gli obblighi ivi previsti, compresi quelli di sicurezza.”

Questo significa abbandonare gli Accordi di Oslo del 1993, per esempio. E far ricadere su Tel Aviv tutte le responsabilità di quello che succederà. Israele, infatti, è stata nuovamente accusata di essere una “potenza occupante” contro il diritto internazionale.

Non è stato specificato come e quando avverrà l’annullamento delle intese. Quel che è certo, però è che il clima, per l’ennesima volta, si è fatto molto acceso e sull’orlo di nuove violenze.

Cosa prevede il piano Netanyahu?

L’annessione di parti della Cisgiordania occupata e della Valle del Giordano, stabilita anche nel piano di Trump per il Medio Oriente, era una promessa centrale dell’ultima campagna elettorale del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Anche i suoi ex rivali politici divenuti alleati Benny Gantz e Gabi Ashkenazi hanno espresso il loro sostegno.

Rivolgendosi al parlamento prima del voto, Netanyahu ha affermato che il suo Governo dovrebbe applicare la sovranità israeliana sugli insediamenti ebraici, che sono illegali ai sensi del diritto internazionale. Si raggiungerà, così, l’obiettivo di “scrivere un altro glorioso capitolo nella storia del sionismo”.

Questa linea politica è fortemente appoggiata da Donald Trump. E questo complica il già complesso quadro della situazione. Da ricordare, infatti, che a gennaio scorso il presidente USA ha presentato il suo piano del secolo per la pace in Medio Oriente.

Tra le condizioni, spiccano il controllo israeliano su Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico e il riconoscimento degli insediamenti in Cisgiordania e Gaza.

Ipotesi già condannate dai palestinesi. Dinanzi all’intransigente piano del Governo israeliano, comunque, anche l’Unione Europea e alcuni Stati dell’area, quali la Giordania, hanno avvertito: serve diplomazia e l’annessione non sarà tollerata, altrimenti sarà violenza.

In Cisgiordania sarà violenza? La situazione spiegata

Cresce la preoccupazione per l’escalation di violenza nel fragile territorio della Cisgiordania. Le dichiarazioni di Netanhyau prima e di Abu Mazen poi non lasciano presagire nulla di buono.

La pace in questa terra è molto difficile. Le Nazioni Unite stesse considerano la presenza israeliana nei territori della Cisgiordania un’occupazione illegale, avvenuta con la guerra dei 6 giorni del 1967 su un’area che era palestinese. Questi territori, infatti, sono regolati dagli Accordi di Oslo del 1993, secondo un complesso equilibrio.

Il 18% della Cisgiordania è riconosciuta all’Autorità Palestinese; il 22% è sottoposto a amministrazione congiunta israeliana (sicurezza) e palestinese (amministrazione civile) e il restante 62% è sotto Tel Aviv.

Ma gli insediamenti israeliani si sono moltiplicati senza alcuna regola. Ora la parola annessione fa davvero paura: guerra in arrivo?

Argomenti

# Guerra

Iscriviti a Money.it