Mutui, è allarme: ecco fino a dove possono salire i tassi d’interesse

Giorgia Bonamoneta

01/11/2022

Fabi lancia l’allarme sugli aumenti dei tassi d’interesse decisi dalla Bce. Ecco quanto potrebbero salire e quali sono le conseguenze.

Mutui, è allarme: ecco fino a dove possono salire i tassi d’interesse

Gli interessi sui mutui salgono ed è subito allarme. Da tempo i tassi d’interesse avevano il 4% e con il nuovo rialzo è possibile vedere all’orizzonte la soglia del 5%. A dare l’allarme è stata Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, in un’analisi che vede al centro della preoccupazione gli effetti del rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla Banca centrale europea sui prestiti. Da allarme a crisi il passo è breve se non interverrà il governo con uno strumento di potenziamento del Fondo di garanzia per aiutare i giovani a comprare una prima abitazione, dice Fabi.

Il confronto con l’area euro mette l’Italia in una pessima posizione. Basta guardare i dati francesi, dove i tassi d’interesse per prestiti e mutui è la metà del nostro. Gli effetti del rialzo dei tassi deciso dalla Bce colpiranno soprattutto l’Italia, dove già è stato registrato un minor numero di finanziamento delle banche alle famiglie e alle imprese. La scarsa crescita (+0,4%) è la peggiore rispetto agli ultimi cinque anni, dove il ritmo di espansione si aggirava intorno al 1,2%. I fattori di incertezza del 2022 hanno peggiorato il senso di fiducia e, in una situazione di vulnerabilità economica diffusa, il rialzo dei tassi non potrà che peggiorare tale condizione.

Dai tassi per le nuove erogazioni, che potrebbero sforare il tetto del 5% già nei prossimi mesi, all’aumento dello spread che incombe sui prestiti già concessi a tasso variabile - scrive Fabi nella sua analisi - il nuovo scenario finanziario che si profila per le famiglie e imprese italiane, è sempre più buio”. Anche se la decisione della Bce ha come obiettivo quello di calmierare il fenomeno dell’inflazione (al 12%), si corre il rischio di aumentare i debiti di famiglie e imprese.

Allarme mutui, i tassi d’interesse sono saliti ancora: cosa c’è scritto nell’analisi di Fabi

Negli ultimi mesi il rialzo dei tassi d’interesse non ha aiutato a migliorare il senso di sfiducia che gli anni di pandemia e il 2022 vessato dalle conseguenze della guerra hanno generato. La situazione al momento è allarmante secondo Fabi: da una parte i tassi per i nuovi mutui e prestiti potrebbe toccare il 5%, dall’altro c’è l’aumento dello spread su i prestiti giù concessi.

Dal 2018 a luglio 2022, il credito alle famiglie è aumentato di 46,5 miliardi, con un aumento del +7,4%. “Le maggiori accelerazioni sono state conseguite nei comparti mutui prima casa e prestiti al consumo”, spiega Fabi. Sul lato delle imprese, nello stesso periodo, si è registrato una riduzione complessiva dei finanziamenti di 8,7 miliardi. Il ritmo di finanziamento di banche a imprese e famiglie non è solo in calo, ma da agosto i segnali erano quelli di uno stallo.

Costo del denaro e record di tassi: sentimento diffuso di sfiducia

L’Italia è il paese con i tassi di interesse più alti del livello medio di quelli registrati nella zona euro su tutte le tipologie di prestiti, mutui ipotecari e crediti al consumo. “L’analisi dei tassi per scadenza del prestito, mostra che il costo del credito per le famiglie italiane è superiore in media di 18 punti base per un mutuo ipotecario con scadenza compresa tra 1 e 5 anni, fino ad arrivare a 32 punti base per uno stesso prestito a oltre 10 anni”, scrive Fabi.

Un confronto con il resto d’Europa rende evidente l’allarme lanciato dalla Federazione autonoma bancari italiani. Per i finanziamenti dedicati all’acquisto della casa (scadenza 5 anni):

  • Italia, tasso di interesse medio del 2,62%
  • Francia, tasso di interesse medio del 1,58%
  • Spagna, tasso di interesse medio del 2,27%

La situazione non migliora nelle altre tipologie, infatti un italiano che decide di contrarre un finanziamento per acquisto di beni diversi dall’immobile, il prezzo da pagare per le scadenze superiori è ancora più alto. Rispetto a un tasso del 3,32% richiesto alla platea dei cittadini francesi, l’italiano medio paga più del doppio e anche il confronto con Spagna e Germania non mostra affatto condizioni di accesso al credito particolarmente favorevoli. Serve l’intervento del governo, dice infine Fabi, per dare maggiori garanzie.

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