Dopo l’ennesimo rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce salgono ancora le rate dei mutui, mentre la direttiva Ue sulle case green può decretare lo stop ad alcuni finanziamenti.
Sui mutui si rischia un vero e proprio collasso delle famiglie italiane. Con l’aumento dei tassi di interesse per volere della Bce stanno infatti salendo di centinaia di euro le rate dei finanziamenti a tasso variabile, mentre con la direttiva europea sulle case green (per ora una proposta) secondo l’Abi ci sono rischi per i mutui per l’acquisto delle case più energivore.
Quest’ultime, infatti, se la direttiva diventasse realtà, dovrebbero passare alla classe energetica E entro il 2030. Si tratta di almeno 1,8 milioni di edifici: un numero enorme da coprire, e i soli incentivi ad oggi disponibili in Italia (come il Superbonus, ridimensionato dal governo Meloni) non possono bastare a pagare per intero i lavori. Anche perché le imprese edilizie denunciano di non avere nemmeno abbastanza personale per uno sforzo così ampio di ristrutturazione di massa.
Quanto è salita la rata del mutuo con l’ultima decisione della Bce
Il costo dei mutui è sempre più alto e il conto nell’ultimo anno è spaventoso. A seconda dei tipi di prestito erogato sono centinaia di euro in più, se non migliaia, quelli che stanno pagando i cittadini italiani nell’ultimo anno, soprattutto dopo l’inizio dei rialzi dei tassi di interesse, continuato in maniera imperterrita nel corso dei mesi, da parte della Bce.
Con l’ultimo aumento di 50 punti base i tre tassi di riferimento Ue passano al 3,50%, al 3,75% e al 3%, con effetto dal 22 marzo. Gli indici europei su cui viene calcolato il tasso di interesse sono due. Il primo è l’Eurirs o l’Irs, usato fissare la quota di interessi che si paga con un mutuo a tasso fisso. Poi c’è l’Euribor, impiegato per i mutui a tasso variabile, che è il tasso medio delle transazioni finanziarie in euro tra le principali banche europee.
Mutui, la stangata da 3600 euro l’anno
Secondo i dati della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) dall’inizio della stretta monetaria ad oggi, proprio facendo salire l’Euribor, le rate dei mutui a tasso variabile sono aumentate del 54%. In altre parole, chi pagava 500 euro ora paga 770 euro al mese. Naturalmente l’effetto sulla rata dipende dalla fase del piano di ammortamento in cui ci si trova.
In ogni caso per la Banca d’Italia a gennaio i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per comprare le case, comprensivi delle spese accessorie, hanno sfiorato il 4%. In meno di otto mesi la rata del mutuo è salita anche di 400 euro al mese. Prendendo ad esempio un prestito fondiario da 140mila euro per comprare una casa dal valore di 200 mila euro, sottoscritto lo scorso anno costava lo 0,70% con una rata mensile da 625 euro. Ora, invece, con l’ultimo aumento la rata mensile arriverà a 819 euro: 194 euro in più.
Il rialzo dei tassi, secondo il Codacons, porta una famiglia che ha acceso un mutuo a tasso variabile ad affrontare oggi una spesa maggiore fino a 3.624 euro in più all’anno rispetto a quanto pagato nel 2021, mentre chi decide oggi di accendere un mutuo a tasso fisso spende tra i 1.400 e i 3.144 euro in più, a seconda della tipologia di mutuo, rispetto a chi ha avviato lo stesso finanziamento nel 2021.
Case green, rischio stop ai finanziamenti per gli edifici che consumano di più
Se poi passasse la cosiddetta direttiva Ue sulle case green, gli istituti di credito sarebbero costretti ad aumentare la prestazione energetica mediana del portafoglio di edifici coperti dai loro mutui ipotecari. In pratica le banche dovrebbero contribuire a migliorare l’efficienza di immobili che non sono di loro proprietà.
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In questo scenario, secondo l’Associazione bancaria italiana, le banche orienterebbero le proprie scelte di finanziamento verso immobili che hanno migliori performance energetiche, riducendo le possibilità di accesso al credito per l’acquisto o la riqualificazione degli immobili di minore qualità.
Inoltre le banche, per il presidente dell’Abi, Giovanni Sabatini, “potrebbero avere difficoltà a erogare finanziamenti ipotecari a soggetti con più basso merito creditizio”. Insomma, da una parte, la direttiva potrebbe determinare la svalutazione delle garanzie acquisite dalle banche per la concessione dei mutui ipotecari e dall’altra ridurre la possibilità di accesso al credito per imprese e famiglie.
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