Il settore dell’artigianato vive una crisi profonda: i giovani non guardano con interesse a questa professione, nonostante ci siano comunque buone opportunità di guadagno.
Ci sono lavori che rischiano di sparire, ma non perché non ce n’è bisogno ma per il fatto che sempre meno giovani guardano con interesse a queste professioni. Ne è un chiaro esempio la professione degli artigiani, ossia quei lavoratori che esercitano una professione manuale e creativa in diversi ambiti professionali.
Nonostante uno stipendio che nel caso degli artigiani più esperti non ha nulla da invidiare ad altre professioni, arrivando anche sopra i 2.000 euro netti al mese, il settore artigianale in Italia e nel mondo sta vivendo una crisi profonda.
A confermarlo sono i dati di recente pubblicati da Cgia, secondo la quale tra il 2012 e il 2013 si è registrata una perdita di oltre 400.000 artigiani in Italia, passando da 1.867.000 a 1.457.000 unità. Il calo è particolarmente allarmante negli ultimi dodici mesi, con una contrazione di 73.000 unità, una tendenza che, se non verrà invertita, potrebbe portare alla scomparsa di figure fondamentali come idraulici, elettricisti, fabbri e serramentisti.
A livello regionale, l’Abruzzo ha subito la flessione percentuale più marcata (-29,2%), seguito dalle Marche (-26,3%) e dal Piemonte (-25,8%), mentre in termini assoluti, la Lombardia ha perso 60.412 artigiani, seguita da Emilia-Romagna e Piemonte.
Perché nessuno vuole più fare l’artigiano
Questa crisi è il risultato di diverse dinamiche, economiche e sociali, che negli ultimi anni hanno minato la stabilità della professione dell’artigiano, specialmente in alcuni settori professionali.
I dati dimostrano di come in questo settore ci sia un progressivo invecchiamento dei lavoratori, aggravato dall’insufficiente ricambio generazionale: sempre meno giovani vogliono fare lavori manuali, spesso visti come troppo faticosi e scoraggiati anche dalla svalutazione culturale che queste attività hanno subito nel tempo. Per questo motivo oggi sempre più giovani non guardano con interesse alla professione dell’artigiano, ritenendolo un percorso di “serie B” rispetto a quelle carriere in settori considerati maggiormente prestigiosi e redditizi.
Va detto poi che a oggi in Italia manca una formazione specifica e un orientamento scolastico che valorizzi le professioni manuali. Gli istituti professionali, che un tempo formavano le nuove generazioni di artigiani, oggi sono percepiti come un ripiego per studenti con difficoltà scolastiche, anziché come fucine di competenze. La mancanza di percorsi di alternanza scuola-lavoro e di investimenti strutturali in questi settori ha inoltre contribuito a rendere sempre più difficile il mantenimento e il ricambio nel mondo dell’artigianato.
I settori più a rischio
Questa crisi non vale per tutti i settori, visto che ce ne sono alcuni che stanno vivendo una situazione più complicata mentre in altri la tendenza è esattamente opposta, con un numero crescente di lavoratori impiegati.
Nel dettaglio, uno dei settori più a rischio è quello dell’edilizia, dove manca la manodopera qualificata. Muratori, carpentieri, lattonieri e posatori sono sempre meno, tanto che spesso le aziende ricorrono a lavoratori provenienti da altri Paesi.
Mancano anche idraulici, elettricisti, fabbri e serramentisti, come pure c’è carenza in tutti i settori dell’artigianato tradizionale, come calzolai, orologiai, sarti e tappezzieri, penalizzati anche da un calo considerevole della domanda vista la crescita di prodotti industriali a basso prezzo che una volta rotti vengono direttamente gettati anziché riparati.
Va meglio invece al settore della cura della persona, con parrucchieri, estetisti e tatuatori che hanno visto accrescere il loro mercato, come pure nel caso del settore alimentare e dell’informatica: è vero che quest’ultimi - si pensi a video maker o specialisti di social media - non possano essere considerati artigiani nel senso tradizionale del termine, ma sono comunque delle professioni che mantengono una forte componente di «artigianalità» nella cura del lavoro.
Quanto guadagnano gli artigiani?
Per rispondere alla domanda su quanto guadagnano gli artigiani in Italia possiamo vedere quali sono gli importi riconosciuti dai più importanti contratti collettivi del settore. Minimo e massimo variano a seconda del livello di inquadramento, considerando quindi il più basso e il più alto.
Settore artigianato | Importo lordo, minimo e massimo dello stipendio tabellare |
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Area tessile-Moda | Da un minimo di 1.201,77 a un massimo di 1.758,09 euro |
Edilizia artigianato | Da un minimo di 1.510,21 a un massimo di 2.678,07 euro |
Alimentaristi | Da un minimo di 1.436,20 a un massimo di 2.352,09 euro |
Orafi argentieri industria | Da un minimo d 1.554,19 a un massimo di 2.374,71 |
Nei contratti collettivi quindi è prevista una retribuzione che nel settore dell’artigianato può comunque arrivare a 1.500-2.000 euro netti l’anno per i lavoratori specializzati e con maggiore esperienza (anche perché ricordiamo che alle cifre lorde indicate in tabella vanno poi aggiunte le indennità accessorie come i compensi per straordinario, come pure eventuali premi di produttività riconosciuti dal contratto collettivo). Cifre confermate anche da gran parte delle stime fatte dai più importanti portali di reclutamento italiani analizzando le retribuzioni indicate nei loro annunci.
Come tante altre professioni bisogna quindi specializzarsi e acquisire quante più competenze possibili per fare in modo che le aziende possano offrirvi uno stipendio adeguato.
Questo non significa che non ci siano difficoltà. Non si può negare infatti che all’inizio della carriera gli stipendi siano molto più bassi; la scarsa remunerazione iniziale e la fatica del lavoro manuale spingono molti ad abbandonare questa strada, favorendo l’ingresso in professioni percepite come più redditizie o meno faticose.
Tanto che negli ultimi anni la concorrenza di artigiani è talmente poca che, vista comunque l’elevata richiesta da parte di aziende, non è complicato trovare un lavoro in questo settore. Anzi, vista la penuria di professionisti, in molti settori artigiani, come idraulica, elettricità o carpenteria, le aziende sono quindi costrette a offrire stipendi più elevati e migliori condizioni di lavoro per attrarre i pochi giovani disponibili e soddisfare le proprie necessità di manutenzione, riparazioni e produzione specializzata.
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