Niente tasse se guadagni meno di questa cifra. Novità per il 2025

Patrizia Del Pidio

6 Ottobre 2024 - 18:17

L’obiettivo per il 2025 potrebbe essere quello di non prevedere tasse per chi guadagna fino a 12.000 euro. Vediamo l’ipotesi e quello che comporterebbe.

Niente tasse se guadagni meno di questa cifra. Novità per il 2025

Per l’Irpef 2025 l’obiettivo potrebbe essere di non pagare le tasse se si guadagna fino a 12.000 euro. Per ora si tratta soltanto di una proposta che arriva da Forza Italia e che vorrebbe entrare nella Legge di Bilancio 2025. A renderla pubblica e a farne parlare è stato Antonio Tajani, il vicepremier, che vorrebbe accompagnare la nuova no tax area alla riduzione dell’Irpef per il ceto medio.

Sulle misure che la manovra di fine anno conterrà c’è ancora molta incertezza: sicuramente sarà riconfermato il taglio al cuneo fiscale e l’Irpef a tre aliquote, ma per il resto c’è ancora tanta confusione. Il problema principale, come ogni anno, è rappresentato dalla mancanza di coperture, ma l’esecutivo punta a realizzare un nuovo intervento in materia di Irpef che, questa volta, porti una riduzione delle imposte per il ceto medio.

Se da una parte è stato proposto di estendere la flat tax per i contribuenti forfettari a 100.000 euro, tutte le forze politiche sono concordi a sostenere un taglio delle tasse per i redditi superiori a 50.000 euro, ovvero per coloro che non hanno sortito nessun beneficio dalle tre aliquote Irpef di quest’anno.

No tax area fino a 12.000 euro

Secondo il vicepremier per abbattere il debito pubblico diventa essenziale fare il modo che l’economia reale dell’Italia cresca. Per questo motivo gli obiettivi primari su cui puntare sono le assunzioni da parte delle imprese (che favoriscono il rifiorire dell’economia) e il sostegno al reddito dei lavoratori, con una riconferma del taglio al cuneo fiscale a cui si affianca anche il bonus mamme in busta paga che si sta pensando di ampliare anche alle lavoratrici autonome.

Con le nuove assunzioni crescono anche coloro che versano le tasse e, di conseguenza, aumenta il gettito per le casse dello Stato. L’Idea di fondo, per l’intervento sull’Irpef, è quella di far camminare di pari passo l’ampliamento della no tax area e la riduzione delle tasse per il ceto medio. Portando la no tax area a 12.000 euro e intervenendo sul secondo scaglione di reddito, aumentando il reddito e diminuendo l’aliquota, si aiuterà l’inflazione a scendere permettendo alle imprese di tornare a investire.

Come cambierebbe l’Irpef con le nuove proposte?

In base alla proposta avanzata da Forza Italia la nuova Irpef potrebbe essere strutturata nel seguente modo:

  • per redditi fino a 28.000 euro aliquota al 23% (considerando, però, una no tax area di 12.000 euro);
  • per redditi tra 28.000 e 60.000 euro aliquota al 33% (oggi l’aliquota è al 35% per redditi fino a 50.000 euro);
  • per redditi superiore a 60.000 euro aliquota al 43%.

Oggi la no tax area è fissata a 8.500 euro per lavoratori dipendenti e pensionati mentre per i lavoratori autonomi la soglia entro cui la tassazione è azzerata dalle detrazioni è ferma a 5.500 euro.

Cosa comporterebbe una no tax area a 12.000 euro?

Oggi la no tax area è fissata a 8.500 euro per dipendenti e pensionati e a 5.500 euro per lavoratori dipendenti. Si tratta di quella soglia di redditi entro la quale l’Irpef non è dovuta perché azzerata dalle detrazioni spettanti.

Per innalzare la no tax area per i lavoratori dipendenti da 8.174 a 8.500 euro nel 2024, si è dovuto agire sulle detrazioni da lavoro dipendenti alzandole da 1.880 a 1.955 euro.

Per portare la no tax area a 12.000 euro, anche se la proposta riguardasse solo pensionati e dipendenti e lasciasse inalterata la no tax area dei lavoratori autonomi, si dovrebbe nuovamente agire sulle detrazioni da lavoro e da pensione: per abbattere le tasse su 12.000 euro dovrebbero essere previste detrazioni pari a 2.760 euro che, però, di colpo non potrebbero calare per coloro che guadagnano poco più di 12.000 euro.

Come è facilmente intuibile si tratta di una misura che avrebbe un impatto decisamente troppo alto sulle casse dello Stato (perché bisogna considerare che quelle stesse detrazioni sarebbero riconosciute alla totalità dei lavoratori).

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