Nobel, il dietrofront della Fondazione sulla “scienza libera”: revocati gli inviti a Russia, Bielorussia e Iran

Ilena D’Errico

2 Settembre 2023 - 21:44

La fondazione Nobel revoca gli inviti alla Russia, alla Bielorussia e all’Iran dopo le forti proteste del governo svedese. Ecco cosa ha portato a questo cambio di rotta.

Nobel, il dietrofront della Fondazione sulla “scienza libera”: revocati gli inviti a Russia, Bielorussia e Iran

La fondazione Nobel ha ritirato gli inviti alla Russia, alla Bielorussia e all’Iran in seguito alle polemiche riguardanti la loro partecipazione. Tutti questi paesi, infatti, sono stati nuovamente invitati a presenziare, dopo l’esclusione avvenuta l’anno scorso. I crimini di guerra e la violazione dei diritti umani perpetrati nei paesi interessati hanno, infatti, portato all’esclusione dei rispettivi diplomatici.

Quest’anno, però, la fondazione privata che gestisce il premio Nobel aveva comunicato che l’invito sarebbe stato esteso a tutti, all’insegna della “scienza libera” e “ignara della polarizzazione, del nazionalismo e del populismo”. L’annuncio dell’inclusione della Russia, della Bielorussia e dell’Iran ha però suscitato le proteste del governo svedese, fino a portare al repentino cambio di rotta della fondazione.

Si ricorda, infatti, che la premiazione dei Nobel avviene a Stoccolma, mentre il Nobel per la pace viene consegnato a Oslo. Difatti, i tre paesi saranno presenti alla premiazione nella capitale norvegese.

Russia, Bielorussia e Iran: revocati gli inviti al Nobel

La fondazione Nobel ha annunciato che saranno revocati gli inviti all’ambasciatore russo, a quello bielorusso e a quello iraniano, replicando l’eccezione avvenuta l’anno scorso. Questa scelta è stata portata dalla reazione del governo svedese alla notizia sugli inviti, nonostante le iniziali intenzioni della fondazione fossero di tutt’altro avviso.

In principio, infatti, la fondazione Nobel aveva ribadito l’invito, sottolineando la propria indipendenza – si tratta di una fondazione privata creata nel 1900 dall’omonimo chimico e inventore – e soprattutto quella della cultura. Si intendeva quindi difendere l’universalità della scienza e della cultura, estranee rispetto alle problematiche politiche. La fondazione intendeva tutelare la possibilità di tutti di trasmettere e condividere i messaggi legati al premio Nobel, celebrando “l’importanza di una scienza libera, una cultura libera e società libere e pacifiche”.

Il governo svedese, invece, è stato di altra opinione e ha appreso con notevole malcontento la decisione della fondazione. Sul punto è intervenuto perfino il primo ministro Ulf Kristersson, dicendosi contrario a questa scelta e dichiarando che se la decisione fosse spettata a lui avrebbe agito diversamente. Sulla stessa scia è seguito l’intervento di diversi parlamentari del governo svedese, i quali hanno minacciato di boicottare l’evento non presenziando alla cerimonia.

Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, ha dichiarato di temere il “senso d’impunità” che sarebbe stato trasmesso alla Russia da questo invito. Così, la fondazione Nobel ha annunciato un cambio di rotta e la revoca degli inviti alla Russia, alla Bielorussia e all’Iran a causa delle “forti reazioni” ottenute. Ciononostante, i paesi sono comunque invitati al premio per la pace.

Quest’ultimo, infatti, oltre a essere da sempre separato rispetto agli altri premi, è celebrato a Oslo. I Nobel per la letteratura, la chimica, la medicina, la fisica e l’economia sono invece assegnati a Stoccolma, capitale della Svezia. Per preservare l’evento, la fondazione ha dunque preferito revocare gli inviti, ascoltando le obiezioni dovute alla violazione dei diritti umani e ai crimini di guerra commessi dai paesi interessati.

In effetti si tratta degli stessi motivi che hanno portato all’esclusione dell’anno scorso, a causa della guerra in Ucraina e della sanguinosa repressione delle proteste per la morte di Mahsa Amini, rispettivamente riguardo Russia e Bielorussia e per l’Iran.

Cultura, “libera scienza” e censura

Gli avvenimenti riguardanti il premio Nobel di quest’anno aprono un dibattito interessante, perfettamente inserito nell’insieme di situazioni controverse che si sono ripetute negli ultimi tempi. Si rammenta, per esempio, della censura al Premio Nobel John Clauser, accusato dal Fondo monetario nazionale di essere un negazionista climatico.

Tra gli eventi più recenti c’è invece il libro del generale Vannacci, attenzionato dal ministro della Difesa per le affermazioni considerate razziste, omofobe e sessiste contenute al suo interno. Tanto che diverse librerie hanno perfino scelto di togliere l’opera dalla vendita, scatenando per l’appunto i più accesi dibattiti sulla censura.

La censura è vietata direttamente dalla Costituzione, con specifico riguardo alla stampa. Non si menziona, però, alla libera espressione scientifica e culturale, seppur costituisca un diritto implicitamente presente. Il cardine principale che consente alla scienza di essere tale risiede proprio nella possibilità di smentire le teorie precedenti e crearne, su basi provate di nuove.

Così come la cultura, più in generale, è tale solo se accessibile e diffusa. Un equilibrio non sempre facile da difendere, perlomeno dalle istituzioni, quando si rischia di fare della libertà un messaggio intrapreso scorrettamente, soprattutto in tema di guerra e diritti umani.

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