Non solo petrolio: momento nero per le materie prime

Violetta Silvestri

20 Agosto 2021 - 10:48

Petrolio e materie prime sotto pressione: cosa sta succedendo ai prezzi del greggio e dei metalli? Una settimana nervosa per mercati e previsioni economiche hanno impattato sulle commodity.

Non solo petrolio: momento nero per le materie prime

I mercati delle materie prime hanno subito una violenta svendita negli ultimi giorni, pressati dall’ansia crescente per il rallentamento della crescita economica che ha fatto crollare i prezzi del petrolio e dei metalli.

La settimana che volge alla conclusione ha registrato il tonfo del greggio e picchi di perdite per il comparto minerario, con crolli di rame, ferro, stagno, acciaio.

Cosa succede alle materie prime e al petrolio?

Prezzo del petrolio: è tonfo

Sotto i riflettori di analisti e investitori c’è naturalmente il greggio. La settimana è stata particolarmente convulsa per l’oro nero, che continua ancora oggi a scambiare debole.

Cosa è successo? Al momento in cui si scrive le quotazioni oscillano: il Brent perde lo 0,09% a 66,39 dollari al barile. I future WTI vanno giù dello 0,03% a 63,49 dollari al barile.

Sta tentando il recupero l’oro nero, ma restano gli strascichi di giorni molto difficili. Pur allontanandosi dai minimi di tre mesi, i prezzi del greggio sono ancora sulla buona strada per una perdita settimanale pesante: a oggi, il Brent in 7 giorni ha avuto un tonfo del 6,8% e il WTI del 7,9%.

I nuovi blocchi nei Paesi che affrontano un aumento dei casi Covid, con la variante Delta a smorzare le prospettive per la domanda di carburante hanno affondato il petrolio.

Il Giappone ha esteso il suo stato di emergenza e i casi sono in aumento in nazioni come Corea del Sud, Malesia, Filippine, Vietnam e Thailandia, le cui industrie hanno bisogno di petrolio. E poi l’avvicinarsi della fine della stagione di picco della domanda di benzina negli Stati Uniti e delle vacanze estive in Europa e negli stessi USA ridurranno il consumo di greggio.

Stephen Innes, managing partner di SPI Asset Management:

“L’aviazione rimane la componente più debole della domanda globale al momento e il rischio di ulteriori restrizioni sui viaggi nazionali e internazionali a causa della variante Delta sarà una variabile chiave per il petrolio nel resto del secondo semestre.”

La ripresa più debole della Cina, l’aumento di produzione dell’OPEC e le incognite geopolitiche hanno ulteriormente indebolito la situazione del prezzo del petrolio.

Metalli sotto pressione: i motivi

Taper in vista da parte della Fed, ripresa economica globale in frenata e mosse cinesi: tanto è bastato per deprimere anche il comparto dei metalli.

Queste materie prime sono osservate speciali in questo particolare momento di fermento sul piano del rilancio industriale ed economico nel mondo.

In focus innanzitutto il rame. Oggi in ripresa, ma ieri 19 agosto ha toccato i minimi da quattro mesi. Nello specifico, in una settimana il metallo è crollato del 6,8%. Considerando il picco settimanale a 4,4125 e il crollo più basso di 3,9787, l’oro rosso è caduto di quasi il 10%.

Il prezzo del minerale di ferro è crollato di quasi il 15% a 130,2 dollari la tonnellata giovedì ed è sceso del 45% dal record di 237,57 dollari raggiunto solo tre mesi fa.

Cadono anche stagno e acciaio.

Cosa sta succedendo? Innanzitutto, occorre guardare la Cina, che sta pressando per ridurre la produzione delle acciaierie nel suo piano contro l’inquinamento. In generale, Pechino si sta muovendo per cercare di freddare i prezzi in aumento delle materie prime.

Secondo alcuni analisti, i dati economici recenti del dragone suggeriscono che il mercato sta attraversando una fase debole. Per aggravare le cose, la Cina ha avvertito che continuerà a rilasciare rame, alluminio e zinco dalle sue riserve strategiche per garantire le forniture e stabilizzare i prezzi.

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# Rame

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