La variante Eris ha raggiunto il 51% dei casi in Italia, ma quali sono i sintomi per riconoscere la nuova variante Covid e come curarla?
La variante Eris ha ultimamente raggiunto il 51% dei casi in Italia ed è la variante più diffusa in Italia ed è responsabile di generare sintomi molto vicini a quelli influenzali, tanto che non sempre le persone positive riconoscono i sintomi come quelli di un’infezione Covid.
La variante Eris (EG.5) tra le ultime versioni di Omicron corre veloce in tutta Italia e nel resto d’Europa. Infatti, stando all’ultima flash survey dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) sulle varianti del virus Sars-CoV-2 effettuato ad ottobre.
Ma nel contempo continuano a circolare discendenti di Centaurus BA.2.75, in particolare della variante sotto monitoraggio DV.7 (4,1%), globalmente in crescita. Uno scenario che, secondo l’Iss, rende necessario continuare a “monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali e internazionali e con le indicazioni ministeriali”. Ma quali sono i sintomi e come curarsi? Di seguito tutto quello che serve sapere.
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I nuovi sintomi della Eris a novembre 2023
Ma quali sono i sintomi della variante Eris per poterlo riconoscere. professor Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Bio-Medico di Rom, ha spiegato che finché “rimarranno le varianti nella famiglia Omicron non credo che ci riservino sorprese particolari”
In ogni caso la sintomatologia della variante Eris può portare a un quadro simil-influenzale e quindi inizialmente potrebbe non essere riconosciuta l’infezione. I sintomi che si potrebbero manifestare sono:
- febbre;
- un forte raffreddore:
- mialgie;
- mal di testa.
Quello che fa la differenza, rispetto all’influenza, è che, come avviene sovente per le infezioni Covid, può generare conseguenze anche a lunga scadenza, il long-Covid. Eris, secondo gli ultimi studi però, sarebbe una variante più resistente e con una maggiore capacità di sfuggire alle difese anticorpali.
Alla comparsa dei sintomi sarebbe il caso di sottoporsi a tampone per verificare che si tratti di Covid. Ma è bene sapere che non va fatto subito, ma dopo qualche giorno, come spiegato dal professore Ciccozzi infatti sarebbe bene effettuare il test “a due o tre giorni dalla comparsa del primo malessere”.
Come curare la variante Eris di novembre 2023
Ai primi sintomi di una potenziale infezione Covid, ma che ancora non escludono che possa trattarsi pure di un’influenza, è necessario sottoporsi a tampone. Se il test conferma l’infezione da virus SARS-CoV-2 è importante intervenire con una cura.
A tale proposito Ciccozzi spiega che è possibile curarsi da casa ma non senza aver prima consultato il medico di famiglia. E assolutamente non va preso l’antibiotico, perché se assunto senza motivo incrementa l’antibiotico-resistenza.
Il direttore scientifico dell’Ospedale Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco, ha spiegato che una delle problematiche è che i sintomi variano da paziente a paziente. La malattia Covid può decorrere paucisintomatica nei sani, ma anche provocare una sintomatologia accentuata con febbre alta. Inoltre è stato evidenziato che “c’è chi torna a perdere l’olfatto e il gusto cosa che non si vedeva con le varianti precedenti”.
Inoltre, in alcuni pazienti, la variante Eris può colpire le vie respiratorie, in tal caso ci si può curare con paracetamolo o ketoprofene. Se invece il paziente è fragile o anziano deve prendere entro cinque giorni gli antivirali, Paxlovid e Remdesivir, che funzionano anche contro Eris. Conclude Pregliasco che:
Ricordo che questa malattia nel giro di poche ore può cambiare connotati e magari costringerci ad andare in ospedale. A ottobre si sono avuti 800 morti: sarebbe interessante sapere quanti erano vaccinati e quanti si sono sottoposti a terapia anti-Covid.
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