Nuovo decreto Aiuti: salta l’aumento degli stipendi, ok al taglio delle bollette

Giacomo Andreoli

22/07/2022

Come confermato a Money.it da fonti vicine al Mef, il decreto luglio si farà anche dopo la caduta di Draghi, con interventi su bollette e caro-vita, ma senza l’aumento dei salari.

Nuovo decreto Aiuti: salta l’aumento degli stipendi, ok al taglio delle bollette

Nonostante il governo Draghi sia caduto, il decreto luglio o Aiuti bis, si farà lo stesso, ma sarà inevitabilmente depotenziato. L’esecutivo, in carica per gli affari correnti e l’ordinaria amministrazione, ci sta lavorando, provando a rispondere alle emergenze caro-energia e inflazione con gli strumenti limitati che ha da questo momento in poi. Richiesta arrivata direttamente dal presidente Sergio Mattarella, come sottolineato nel discorso di ieri al Paese.

Il nuovo decreto Aiuti dovrebbe quindi arrivare tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto, con una dote inferiore rispetto agli oltre 10 miliardi di euro inizialmente previsti. Come ha confermato ieri la ministra della Famiglia Elena Bonetti, si interverrà per sostenere il potere di acquisto di famiglie e imprese, ma nel merito dei provvedimenti ci sono ancora diversi punti interrogativi.

Fonti governative spiegano a Money.it che la presidenza della Repubblica sta facendo pressioni sull’esecutivo affinché trovi la quantità maggiore di risorse senza ricorrere ad alcuno scostamento di bilancio, che non si può fare a Camere sciolte.

Crisi di governo, il bonus bollette è salvo

Quello che è certo, come confermato a Money.it da fonti vicine al ministero dell’Economia, è che ci sarà la proroga delle misure già prese per il taglio delle bollette. Si partirà dunque dall’estensione al quarto trimestre dell’anno del bonus sociale, che azzera gli aumenti di gas e luce per le famiglie meno abbienti. Scongiurata, così, l’ipotesi prefigurata al nostro giornale dal presidente di Arera Stefano Besseghini: le risorse si troveranno a partire dall’extragettito fiscale di quest’anno, dovuto in particolare all’inflazione.

Nessun aumento dei salari

Confermati anche il taglio degli oneri di sistema e la riduzione dell’Iva sul gas, mentre dovrebbero aumentare i sostegni, sotto forma di agevolazioni fiscali, alle imprese energivore. Altra notizia certa è che nel decreto non ci saranno interventi per alzare direttamente i salari o elevare la soglia minima oraria per almeno una parte dei lavoratori.

Si ragionava nelle scorse settimane sul cosiddetto meccanismo “Tec”, cioè l’adeguamento dei contratti ai salari minimi orari contenuti in quelli più rappresentativi per ogni categoria, quindi firmati dalle principali associazioni datoriali e dai più importanti sindacati nazionali. L’intervento non sarà contenuto nel decreto, ma verrà comunque discusso con le parti sociali e i rappresentanti delle imprese, che potrebbero applicarlo in accordo potenzialmente da subito. Nel decreto non ci sarà nemmeno alcun taglio del cuneo fiscale, le tasse che gravano sul lavoro.

A rischio il piano per ridurre i prezzi al supermercato

Punto interrogativo, invece, sul piano per abbassare i prezzi del carrello della spesa, agendo sull’Iva dei beni di largo consumo. Il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta aveva proposto di abbassare o addirittura azzerare l’imposta sul valore aggiunto che grava sui prodotti di prima necessità. Il taglio doveva valere per tutti in modo indiscriminato, sostenendo per lo più chi ha redditi molto bassi e sta subendo gli effetti più negativi dell’aumento generalizzato dei prezzi.

Ad oggi l’aliquota massima su beni e servizi di largo consumo è del 22%. Non era ancora stato stabilito l’elenco dei prodotti coinvolti, ma molto probabilmente si sarebbe partiti da quelli per l’igiene personale e a seguire abbigliamento e calzature non di lusso. Poteva poi calare l’Iva su elettrodomestici, mobili ed elettronica di consumo.

Difficile, quindi, che si possa procedere al “rinnovo” del bonus 200 euro, con un nuovo aiuto una tantum, o un sostegno fiscale da spalmare nel corso dei prossimi mesi che appaiono quasi impossibili da varare per un governo dimissionario che non può disporre di risorse ingenti.

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