L’OCSE ha pubblicato le stime di crescita mondiale e le previsioni sull’inflazione globale: cosa aspettarsi e perché la crisi non è ancora del tutto finita?
% nel L’OCSE ha aggiornato le sue stime su inflazione e crescita globale, avvertendo il mondo che l’ottimismo resta cauto e vulnerabile.
In sostanza, la ripresa economica si sta mostrando resiliente ma disomogenea tra Paesi e regioni, mentre l’inflazione, seppure in calo, è ancora al di sopra degli obiettivi delle banche centrali. “La crescita ha retto e ci aspettiamo che l’inflazione torni agli obiettivi delle banche centrali entro la fine del 2025 nella maggior parte delle economie del G20”, ha sottolineato il segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann.
Tuttavia, le prospettive economiche sono piene di sfide e insidie. Per questo il suggerimento dell’organizzazione alle banche centrali è di massima prudenza sul taglio dei tassi.
OCSE e crescita globale: l’Asia guiderà la ripresa, i dati
L’OCSE ha previsto una crescita globale del 2,9% nel 2024 e del 3,0% nel 2025, entrambe le stime in calo rispetto al +3,1% del 2023. L’Asia darà la maggiore spinta alla ripresa mondiale nel biennio in corso. Come evidenziato dal report, “in tutti i paesi continuano i chiari segnali di forte slancio a breve termine in India, di relativa debolezza in Europa e di lieve crescita a breve termine nella maggior parte delle altre principali economie”.
Per quanto riguarda le diverse aree e potenze mondiali, le stime vedono il Pil degli Stati Uniti a +2,1% nel 2024 e +1,7% nel 2025, grazie ai consumatori che continuano a spendere i risparmi accumulati durante la pandemia e da condizioni finanziarie che saranno man mano allentate.
L’Eurozona avrà una crescita dello 0,6% nel 2024 e dell’1,3% nel 2025, “con un’attività che rimarrà modesta nel breve termine, in un contesto di condizioni creditizie restrittive, prima di riprendersi con il rafforzamento dei redditi reali”.
Mentre la Cina deve far fronte alle vacillazioni del mercato immobiliare e alla debole fiducia dei consumatori, la sua crescita è stata vista rallentare dal 5,2% nel 2023 al 4,7% nel 2024 e al 4,2% nel 2025, il tutto invariato rispetto alle previsioni di novembre.
Di seguito, il grafico OCSE che illustra le ultime previsioni di crescita economica globale:
Da notare che per l’Italia è previsto un Pil a +0,7% nel 2024 e a +1,2% nel 2025.
Inflazione in calo, ma attenzione ai rischi
Il calo dell’inflazione c’è stato secondo l’OCSE, con prezzi dell’indice generale e di quello core in evidente rallentamento nel corso del 2023.
Le nuove previsioni suggeriscono “che l’inflazione complessiva nei Paesi del G20 diminuirà dal 6,6% nel 2024 al 3,8% nel 2025. Si prevede che l’inflazione core nelle economie avanzate del G20 scenda al 2,5% nel 2024 e al 2,1% nel 2025”.
Il grafico OCSE sottostante mette in evidenza cosa dovrebbe accadere ai prezzi nei prossimi anni e nelle aree di maggiore rilevanza mondiale:
L’allerta inflazionistica però resta ai massimi livelli secondo l’OCSE:
“Alcuni dei fattori che hanno favorito la disinflazione nell’ultimo anno si stanno ora dissipando o invertendo, mentre altri sono vulnerabili alla geopolitica, alle condizioni meteorologiche estreme o a eventi imprevedibili. Con l’inflazione ancora al di sopra del target e la crescita del costo del lavoro per unità di prodotto che si mantiene generalmente al di sopra dei livelli compatibili con gli obiettivi di inflazione a medio termine, è troppo presto per confermare se l’episodio inflazionistico iniziato nel 2021 sia finito.”
L’attenzione è tutta rivolta alle tensioni nel Mar Rosso e al potenziale impatto sulle materie prime e sulle merci. In caso di escalation, questi fattori potrebbero comportare una rinnovata pressione sui prezzi nei settori dei beni e mettere a rischio la prevista ripresa ciclica. Le stime dell’OCSE suggeriscono che un raddoppio dei costi di spedizione, se persistente, aggiungerebbe 0,4 punti percentuali all’inflazione dei prezzi al consumo nell’OCSE dopo circa un anno, si legge nella nota.
Non a caso, il suggerimento degli esperti dell’organizzazione per le banche centrali è di non tagliare i tassi troppo presto: “Esiste la possibilità di abbassare i tassi di interesse ufficiali man mano che l’inflazione diminuisce, ma l’orientamento politico dovrebbe rimanere restrittivo nella maggior parte delle principali economie per qualche tempo a venire”, ha sottolineato.
La diminuzione del costo del denaro avverrà nel secondo trimestre dell’anno negli Usa e nel terzo in Eurozona secondo le stime OCSE.
© RIPRODUZIONE RISERVATA