L’Ucraina prosegue nella sua offensiva nel territorio russo, ma per l’analista Gustav Gressel dell’ECFR questa azione alla lunga potrebbe rivelarsi un boomerang militare per Kiev.
L’offensiva di Kursk può essere la fine militare dell’Ucraina. A mettere in guardia Kiev dai rischi dell’invasione della regione russa è Gustav Gressel, senior member del think thank tedesco European Council on Foreign Relations (ECFR) che ha rilasciato una lunga intervista allo Spiegel Online.
Quello che sta succedendo a Kursk è ancora tutto da decifrare, anche perché come ormai prassi da quando è scoppiata questa guerra le informazioni sono poche e spesso si mischiano alla propaganda, un paradosso per un’epoca dove qualsiasi soffio di vento finisce dopo pochi minuti in rete.
Al momento sappiamo che lo scorso 7 agosto l’Ucraina ha dato il via a un’invasione del territorio russo partendo dalla città di Sumy: le truppe hanno attraversato il confine e sono entrate nella regione ostile di Kursk, nell’estremo Ovest della Russia, dove oltre a una centrale nucleare è presente anche un importante snodo del gas - diretto in Europa soprattutto a quei Paesi come Ungheria e Slovacchia da sempre considerati come vicini a Putin - di Gazprom.
La Russia alla fine ha dovuto ammettere che l’Ucraina al momento avrebbe il controllo di 28 villaggi - il numero però potrebbe essere maggiore - in un’incursione profonda circa 12 km e larga 40 km.
Vladimir Putin ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza per l’oblast, con 120.000 persone che sono state sfollate e altre 60.000 che presto potrebbero seguire la stessa sorte. Uno scenario questo impensabile fino a qualche giorno fa, visto che la Russia negli ultimi mesi è avanzata nel Donbass tanto che si pensava a un possibile collasso delle linee difensive di Kiev.
Fiumi di parole sono stati versati per cercare di comprendere i motivi di questa mossa di Volodymyr Zelensky che, di certo, ha messo a nudo la fragilità della Russia nel dover difendere tutti i confini del suo vasto territorio. Per Gustav Gressel però questa azione alla fine potrebbe rivelarsi una sorta di boomerang per l’Ucraina.
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I rischi per l’Ucraina dell’attacco alla Russia
Per onestà intellettuale bisogna ammettere che sappiamo poco su quello che sta succedendo nella regione di Kursk. Le fonti più affidabili hanno spiegato che l’Ucraina controllerebbe un territorio russo compreso tra Sudja a Est, Malaya Loknya a Nord e Novoivanovkaim a Nord-Ovest.
L’Ucraina starebbe utilizzando tre unità delle brigate in questa operazione, con l’avanzata che si sarebbe interrotta a causa dell’invio da parte della Russia di 7.000 soldati in zona, ma diversi altri potrebbero essere in arrivo.
L’esercito ucraino però starebbe mantenendo le posizioni conquistate, ma per l’analista Gustav Gressel la “manovra di Kursk potrebbe annunciare la fine militare dell’Ucraina”.
I motivi sarebbero diversi. Secondo Grassel a lungo termine probabilmente sarà difficile per le forze armate ucraine mantenere le posizioni a Kursk, visto che a ogni ulteriore avanzamento è necessario reclutare sempre più personale e consegnare sempre più materiale.
Questa operazione se dovesse durare a lungo avrebbe poi dei costi “difficilmente sopportabili per l’Ucraina”; inoltre un’eventuale estensione della linea del fronte andrebbe a beneficio soprattutto della Russia che “ha più armi, munizioni e personale da poter schierare su un fronte più lungo”.
Insomma per Gretel “il vantaggio a sorpresa dell’Ucraina potrebbe trasformarsi rapidamente in uno svantaggio”, con il problema di fondo che stando all’esperto sarebbe sempre lo stesso: Kiev non agisce in una situazione di forza, essendo inferiore all’esercito russo in termini di personale e munizioni.
Gli effetti e le conseguenze dell’attacco dell’Ucraina all’interno del territorio russo di conseguenza sarebbero al momento difficili da prevedere, con l’invasione della regione di Kursk che rappresenta l’ennesimo capitolo di questa guerra che ormai assomiglia sempre più a un’autentica sciarada.
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