Olio di girasole introvabile, così come l’olio di palma. Secondo la Nestlé la soluzione potrebbe essere l’olio di colza: ma è davvero salutare?
La guerra tra Russia e Ucraina ha avuto ripercussioni sul sistema economico mondiale. L’ultimo settore a essere stato colpito dalla crisi in Ucraina sarebbe stato quello degli oli vegetali. A causa del conflitto l’olio di girasole è ormai diventato introvabile, così come le industrie riscontrano difficoltà nel reperire l’olio di palma. L’Indonesia ne ha bloccato le esportazioni.
Si prospetta quindi un periodo particolarmente complicato per le industrie alimentari, le quali impiegavano l’olio di girasole e l’olio di palma per realizzare un’ampia gamma di prodotti. Basta infatti leggere attentamente le etichette dei prodotti confezionati che si posseggono in casa per rendersi conto quanto gli oli vegetali siano presenti negli alimenti.
Davanti alla penuria di oli vegetali, la Nestlé prova a indicare una possibile soluzione: l’olio di colza, un olio vegetale di cui si è molto discusso. Il principale dubbio è se questo olio sia salutare o meno. Ecco, quindi, tutto quello che c’è da sapere.
Crisi oli vegetali, la soluzione della Nestlé: l’olio di colza
Non solo nei biscotti. L’olio di girasole, così come l’olio di palma, sono oli vegetali impiegati massicciamente nell’industria alimentare nella realizzazione di creme spalmabili, prodotti sott’olio e nella maionese - solo per citarne alcuni. Eppure, è concreto il rischio che ben presto questi oli non saranno più reperibili. È questo un altro dei molteplici effetti della guerra russo-ucraina, la quale ogni giorno richiede un costo umano inaccettabile.
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La guerra ha quindi bloccato l’esportazione di olio e semi di girasole dall’Ucraina, uno dei più importanti esportatori, specialmente per l’Italia, dato che il 63% del prodotto importato viene proprio da questo Paese. Nel mentre pochi giorni fa l’Indonesia ha deciso di bloccare l’esportazione di olio di palma per tutelare il mercato locale. Davanti a quella che si prospetta come crisi degli oli vegetali, Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato del gruppo Nestlé Italia e Malta, propone la sostituzione di questi con l’olio di colza: “In questo momento la colza sembrerebbe essere una opportunità, credo che venga data anche la possibilità di aumentare la superficie seminabile”.
Olio di Colza: è davvero salutare?
Davanti alla possibilità che l’olio di colza sia impiegato quotidianamente in prodotti naturale è naturale interrogarsi sulla natura di questo olio vegetale, domandandosi se questo sia salutare oppure no.
Premesso che l’olio di colza è oggi prodotto soprattutto per ottenere biocarburanti, i pareri sulla salubrità di questo prodotto sono contrastanti. Innanzitutto, occorre sapere che l’olio di colza che si utilizza oggi è un olio ottenuto tramite diversi processi di raffinazione tramite calore e solventi, oltre ai processi di decolorazione e deodorizzazione. Questo per ottenere un olio di colza povero di acido erucico, un lipide cardiotossico, presente in grandi quantità nei primi oli di colza utilizzati a metà del 19° secolo.
Stando alla Fda (Food and Drugs administration), l’authority per la sicurezza alimentare degli Stati Uniti, l’olio di colza avrebbe effetti benefici riducendo il rischio di malattie cardiovascolari. Eppure, la maggior parte dell’Olio di colza prodotto è OGM. Benché questo olio sia ampiamente inserito nella dieta alimentare americana, secondo cui l’olio di colza non è più pericoloso per la salute umana, è bene ricordare che esistono oli di qualità superiore, specialmente in Italia a partire dall’olio extravergine d’oliva, oli spremuti a freddo e di origine biologica.
Olio di Colza: è salutare per l’ambiente
Oltre a interrogarsi sui possibili effetti sulla salute umana dell’olio di colza, è opportuno domandarsi se quest’olio sia salutare per l’ambiente o meno. Infatti, la coltivazione di olio di colza desta non poche perplessità dal punto di vista ambientale.
Come anticipato l’olio di colza viene prodotto principalmente per ottenere biocarburanti, un suo maggior impiego nell’industria alimentare richiederebbe una maggiore superficie agricola, come suggerito da Travaglia. Un maggior spazio per la semina di colza comporterebbe però una riduzione dello spazio alla produzione di cereali per l’alimentazione umana, oltre al fatto che essendo un prodotto Ogm questo ha un enorme impatto ambientale. I rischi della produzione di prodotti Ogm su ampia scala sono quelli di impoverire la biodiversità, il rischio di contaminazione, l’incremento nell’uso di pesticidi e i conseguenti danni all’habitat naturale,
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