Omicron, gli effetti collaterali del virus potrebbero avere un impatto sensibile sulla salute delle persone. Ecco cosa sta succedendo.
Omicron, gli effetti collaterali del virus potrebbero avere un impatto sensibile sulla salute delle persone. Soprattutto per quanto riguarda le malattie legate al cuore. È quanto emerge da uno studio coordinato dai ricercatori della University of Leeds, pubblicato sull’European Heart Journal.
Dagli studi è emerso che nel corso della pandemia è stato registrato un crollo delle ospedalizzazioni per cause cardiovascolari (i ricoveri per infarto sono diminuiti dal 22 al 34%). E questo si è tradotto in un peggioramento delle condizioni di salute e in un incremento della mortalità: aumentato il rischio di infarto. Entriamo nel dettaglio.
Omicron, aumenta il rischio di infarto
Secondo un’indagine condotta su larga scala dai ricercatori della University of Leeds e pubblicata sull’European Heart Journal, anche nei prossimi anni gli effetti del virus avranno un impatto sulla salute delle persone. Soprattutto per quanto riguarda le malattie legate al cuore. Ci potrebbe essere un incremento del numero di infarti.
Gli studiosi hanno analizzato i dati di 189 ricerche pubblicate in 48 paesi sull’accesso ai servizi cardiologici dal dicembre 2019. Gli ospedali avrebbero registrato un calo del 22% dei ricoveri di persone colpite da un grave attacco cardiaco in cui una delle arterie che servono il cuore è completamente bloccata. Non solo. Sceso del 34% il numero di pazienti ricoverati con una forma meno grave di infarto, in cui un’arteria è parzialmente ostruita. La diminuzione dei ricoveri non è dovuta a un minor numero di infarti, ma a una riduzione delle persone che si recano in ospedale per essere curate. Il calo è stato riscontrato in tutto il mondo, ma è maggiore nei paesi a basso e medio reddito.
Infarto, si allungano i tempi di attesa
Dalla ricerca è emerso che, in media dall’inizio dei sintomi, i pazienti impiegano 69 minuti in più per ricevere assistenza medica per infarto grave. Il trattamento standard per molti pazienti colpiti da attacco cardiaco è l’inserimento di uno stent nell’arteria bloccata.
In tanti paesi a basso e medio reddito è stato riscontrato un significativo calo di queste procedure. Procedure che avvengono solo nel 73% dei casi di infarto grave e nel 69% dei casi di infarto meno grave. Si è dunque passati a trattare i pazienti con farmaci anticoagulanti. A livello mondiale, è stata registrata una diminuzione del 34% delle operazioni al cuore.
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In un’intervista a Money.it, il primario di Infettivologia di Tor Vergata Massimo Andreoni ha spiegato quali sono adesso, con le nuove sottovarianti BA.4 e BA.5, i sintomi da tenere sotto controllo: «Omicron è stata caratterizzata da numerose mutazioni e questo ci fa capire che avremo ulteriori subvarianti. Si è cercato di definire i sintomi di ognuna, ma non c’è una differenziazione così netta. Sicuramente ci sono stati sintomi più presenti e meno presenti. All’inizio della pandemia prevaleva la perdita di gusto e olfatto, mentre Omicron interessa soprattutto le altissime vie respiratorie. Dunque i sintomi più frequenti sono mal di gola e raffreddore. C’è un minor interessamento delle basse vie respiratorie».
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