La Francia apre di fatto una crisi diplomatica con l’Italia sui migranti. Ma dietro ai barconi, ci sono interessi che gravitano attorno al sistema bancario. E la bomba Superbonus che sta ticchettando
Viene da chiedersi a cosa staremmo assistendo, se Roma e Parigi non avessero siglato il Patto del Quirinale. Probabilmente, a truppe schierate al Monginevro e Ventimiglia. Perché quando l’Eliseo alza a tal punto l’asticella della crisi diplomatica da stracciare l’accordo di ricollocamento dei migranti con l’Italia, il passo successivo solitamente è la convocazione degli ambasciatori. A quel punto, rottura.
E occorre essere onesti fino al cinismo, fin da subito. In tutta questa tensione bilaterale, la crisi dei migranti rappresenta un casus belli che in realtà assume i contorni dell’alibi. Quei migranti sballottati fra Catania e Tolone sono il corrispettivo della pallina in una partita di ping pong. Un mezzo, uno strumento. La Francia sa che in questo momento, l’Italia è come una preda che mostra orgogliosa una corazza nuova di zecca ma, contemporaneamente, presenta troppi talloni d’Achille scoperti. E allora, forza la mano.
Per più di una ragione. In primis, l’Italia ha bisogno di alleati in Europa per la riforma del Patto di Stabilità . E l’unico soggetto sufficientemente importante da far pesare la propria voce ma non facente capo al fronte rigorista del Nord Europa, è proprio la Francia. Non a caso, Emmanuel Macron è stato approcciato con tutte le buone intenzioni da Giorgia Meloni durante la sua permanenza-lampo a Roma per l’iniziativa pacifista del Papa. Ma qualcosa deve essere andato storto. Forse incompatibilità personale o forse antipatia a pelle per chi fino a pochi mesi fa auspicava l’approdo all’Eliseo di Marine Le Pen. O forse un patto non scritto. Ma parallelo a quello del Quirinale. E con medesimi interlocutori. Forse. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti