Open Arms, cosa rischia Matteo Salvini?

Antonio Cosenza

15 Settembre 2024 - 00:17

La procura di Palermo ha chiesto 6 anni di reclusione per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio per aver impedito lo sbarco dell’Open Arms. Cosa rischia ora?

Open Arms, cosa rischia Matteo Salvini?

La procura di Palermo chiede 6 anni di reclusione per il vicepremier Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per aver impedito lo sbarco della nave Open Arms. Il pubblico ministero ricorda la prevalenza dei diritti umani, mentre la procuratrice aggiunta dichiara che la decisione dell’allora ministro dell’Interno è stata illegittima.

Di tutt’altro avviso la difesa, che ribadisce la piena legalità dei provvedimenti, come lo stesso ministro Salvini che sui social ribadisce:

Una follia, ma non mollo. Mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa e processato per aver difeso i confini del proprio Paese. L’articolo 52 della costituzione italiana recita che la difesa della patria è un sacro dovere del cittadino. Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani.

Il dibattito si sposta anche su un altro piano, con le risposte della procura in merito alle accuse non troppo velate arrivate dalla Lega sull’istituzione di un processo politico (e a quelle esplicite del legale del ministro), soprattutto in riferimento all’imminente ddl Sicurezza. Questioni che saranno approfondite in sede processuale, con la prossima udienza il 18 ottobre, dove sarà ascoltata la difesa.

Cosa rischia Matteo Salvini?

Come anticipato, la procura di Palermo ha richiesto 6 anni di reclusione per Matteo Salvini in riferimento ai fatti di agosto 2019. Allora ministro dell’Interno sotto il governo Conte, Matteo Salvini ha impedito lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti. Da questo evento oggettivo, poi, scaturiscono le differenti interpretazioni. Secondo l’accusa, si è trattato di un atto illegittimo, con cui è stata limitata la libertà personale dei 147 migranti senza motivi di sicurezza nazionale che lo giustificassero.

L’accusa, inoltre, ritiene che impedendo lo sbarco Matteo Salvini abbia violato gli obblighi internazionali riguardanti il soccorso in mare e la protezione dei richiedenti asilo. Tesi negate fortemente dal vicepremier, secondo cui si è trattato di un atto dovuto e giusto rispetto all’intenzione di difendere i confini nazionali.

Matteo Salvini rifiuta anche l’accusa di aver violato la libertà personale dei migranti, dichiarando di aver avuto l’unica intenzione di gestire in modo sicuro lo sbarco. Di pari passo, nega di aver preso la decisione da solo, sostenendo facesse parte di un progetto condiviso con il governo per la gestione dei flussi migratori.

Ovviamente, sarà soltanto il processo a poter stabilire chi ha ragione e di cosa è effettivamente colpevole il vicepremier, senza dubbio al netto di ogni considerazione politica. Trattandosi però di un esponente del governo, è naturale che ognuno si faccia una propria idea della vicenda, senza per questo essere legittimato ad assolvere o condannare il ministro.

Consideriamo dunque i soli fatti oggettivi portati dalle parti. Secondo la difesa, l’Open Arms avrebbe rifiutato più volte di sbarcare in altri Paesi pronti all’accoglienza, tra cui la Spagna. Ai migranti sarebbero stati inoltre garantiti gli aiuti umanitari durante la navigazione prolungata, compreso lo sbarco dove necessario di donne incinte, malati e bambini.

L’avvocato Giulia Bongiorno ribadisce che fino all’ordine di attracco del procuratore di Agrigento è sempre stata attenzionata la salute dei migranti, come sarebbe dimostrato nei relativi atti. Il pubblico ministero, Calogero Ferrara, sottolinea che nel nostro ordinamento i diritti umani prevalgono anche sulla protezione dei confini e accusa Salvini di aver preso la decisione in autonomia, visto che durante il suo ministero la competenza sugli sbarchi e sui place of security è passata proprio all’Interno.

La procuratrice aggiunta Maria Sabella è intenzionata a chiarire il “caos istituzionale” generato dalla decisione del ministro Salvini, attendendo l’intervento giudiziale per assicurare la gestione precisa di simili eventi in futuro.

È comunque impossibile avere un’idea della condanna di Salvini, che potrebbe anche non esserci e il processo concludersi con un’assoluzione. Quasi sicuramente, considerando le circostanze del caso, l’eventuale condanna non comporterà l’ingresso in carcere del ministro, tenuto conto che il ministro è incensurato e probabilmente la pena (eventuale) sarà inferiore alla richiesta dell’accusa. Ovviamente, non c’è nulla di certo in proposito.

Da non perdere su Money.it

Argomenti

# Lega
# Reato

Iscriviti a Money.it