L’open banking è una potente leva di crescita per le Pmi. Con l’integrazione dei dati si moltiplicano le opportunità di business e cresce l’efficienza dell’attività dei professionisti.
La grande promessa che l’open banking fa alle Pmi si chiama crescita. Parafrasando, è come se dicesse alle piccole e medie aziende: “datemi una leva e vi solleverò i conti e il business”.
Quello dell’open banking non è un miracolo frutto di una bacchetta magica, sia chiaro. Non è nemmeno una strada costellata di fiori: nell’open banking esistono, come in tutte le cose economiche, pro e contro, benefici e rischi.
Conoscerli fa sì che le opzioni di crescita di business per le Pmi possano concretizzarsi e che quell’effetto leva promesso diventi concreto.
L’open banking è una parte della trasformazione digitale, che come tale ha la caratteristica di riguardare non una fetta, ma tutta quanta l’economia, applicando la logica dell’ecosistema.
E nell’ecosistema delle Pmi ci sono anche le realtà al loro servizio, come gli studi professionali, di commercialisti e fiscalisti, che forse addirittura per primi dovrebbero prendere atto dei cambiamenti offerti dal digitale, per trasferirli ai loro clienti (le Pmi).
Se l’open banking sarà una grande leva per le Pmi, dovrà essere anche per merito loro. Tanto più che gli strumenti per farlo ci sono già.
Andiamo con ordine e spieghiamo perché l’open banking fa questa grande promessa alle Pmi: quali sono i benefici, i rischi e che vantaggi ne traggono le Pmi; che cosa devono sapere i professionisti e che strumenti hanno per poter scaricare a terra la potenza dell’open banking.
Open banking, cos’è e da dove parte
Per iniziare a parlare di open banking per le Pmi serve un piccolo ripasso.
L’open banking è una conseguenza della Direttiva PSD2, ossia la Seconda Direttiva europea sui Servizi di Pagamento entrata in vigore nel 2016 dopo che la prima, la PSD, nel 2010, fu creata per regolamentare il mercato bancario e tutelare gli utenti.
La PSD2 fu un aggiornamento determinato da innovazioni in campo tecnologico: fu l’inizio della trasformazione digitale.
Con la PSD2 la UE richiese alle banche di aprire la propria infrastruttura di conti e di dati a terze parti non bancarie, autorizzate, e di farlo dopo aver ricevuto il consenso della clientela.
Così ha creato un’enorme occasione per ogni utente, sia privato sia azienda, che può decidere di gestire le proprie finanze ed eseguire operazioni utilizzando soggetti terzi autorizzati: l’open banking.
L’open banking è una pratica che permette alle banche di condividere i dati finanziari dei loro clienti con terze parti autorizzate, come altre banche o fintech, attraverso API (Application Programming Interface) aperte e standardizzate.
Ciò consente alle terze parti di accedere ai dati finanziari dei clienti, come saldi bancari, transazioni, storico creditizio e altre informazioni finanziarie, al fine di fornire servizi finanziari personalizzati, come gestione dei conti, prestiti, investimenti, eccetera.
Cosa significa open banking per le Pmi: benefici e sfide
In generale l’open banking offre molte opportunità per le Pmi, ma richiede anche una preparazione adeguata, soprattutto sul fronte della formazione tecnologica (e lo stesso chiede ai professionisti). I benefici che promette sono riassumibili in quattro punti.
L’open banking consente alle Pmi di accedere a una vasta gamma di servizi finanziari innovativi che possono aiutare a migliorare l’efficienza operativa, ridurre i costi e aumentare la competitività: aggregazione di conti, pagamenti istantanei, prestiti più rapidi e personalizzati e molto altro ancora.
L’open banking consente, tramite le API, di offrire una customer experience migliore e più personalizzata, permettendo ai clienti di accedere a una vasta gamma di servizi finanziari attraverso una piattaforma unificata, senza passare da una banca all’altra.
L’open banking consente alle Pmi di automatizzare i processi finanziari, migliorando l’efficienza operativa e riducendo i costi. Ad esempio, l’aggregazione di conti permette di visualizzare tutte le informazioni finanziarie in un’unica piattaforma, semplificando la gestione finanziaria.
L’open banking consente alle Pmi di accedere a finanziamenti più rapidi e convenienti, poiché i dati finanziari possono essere condivisi con i prestatori di servizi finanziari in modo sicuro e controllato. Questo significa che possono ottenere prestiti personalizzati a tassi di interesse più convenienti.
Ma come detto ci sono anche delle sfide da calcolare, come il rischio di violazioni della sicurezza dei dati, poichè i dati finanziari sono condivisi con terze parti. Ciò significa che le Pmi devono adottare misure di sicurezza adeguate a proteggere i dati finanziari dei loro clienti.
C’è poi l’effetto “affollamento”: con l’open banking le Pmi possono accedere a una vasta gamma di fornitori di servizi finanziari, cosa che può rendere difficile scegliere quelli giusti per le proprie esigenze.
Le API, alla base dell’open banking, potrebbero essere soggette a interruzioni o malfunzionamenti (le Pmi devono essere preparate a gestire i problemi tecnici che possono insorgere).
L’open banking, insomma, richiede che i sistemi IT delle Pmi siano compatibili con le API dei fornitori di servizi finanziari: vanno progettati e mantenuti e per farlo servono risorse tecniche formate.
Cosa promette l’open banking alle Pmi: i vantaggi
Per accedere ai dati finanziari, le terze parti devono ottenere l’autorizzazione dei clienti e delle banche, in modo da garantire la privacy e la sicurezza dei dati. Le banche devono fornire API aperte e standardizzate, che consentano alle terze parti di accedere ai dati in modo sicuro e, appunto, standardizzato.
Le Pmi possono accedere a queste informazioni tramite le terze parti autorizzate. Ad esempio, una Pmi potrebbe utilizzare un’applicazione di gestione dei conti che utilizza l’open banking per accedere ai dati finanziari dei propri conti bancari.
Ciò consente alla Pmi di avere una visione completa delle proprie finanze in un’unica piattaforma, semplificando la gestione e il controllo dei conti e delle transazioni.
L’open banking è importante per le Pmi perché consente loro di accedere a servizi finanziari più innovativi e personalizzati, migliorando la loro efficienza operativa e riducendo i costi.
Ad esempio, le Pmi possono utilizzare servizi di aggregazione di conti, che consentono di visualizzare tutte le loro informazioni finanziarie in un’unica piattaforma, senza dover passare da una banca all’altra.
Un altro vantaggio dell’open banking per le Pmi è che possono accedere a prestiti personalizzati e mirati, sulla base della loro storia creditizia e delle loro transazioni finanziarie, più rapidamente e a tassi di interesse più convenienti, poiché i dati finanziari possono essere condivisi con i prestatori di servizi finanziari in modo sicuro e controllato.
Inoltre, le Pmi possono utilizzare servizi di pagamento più efficienti, come le soluzioni di pagamento basate su API, che consentono di effettuare pagamenti istantanei e di ridurre i costi di transazione.
Per fare un esempio concreto, immaginiamo una Pmi che vuole ottenere un prestito. Tradizionalmente dovrebbe presentare la richiesta alla propria banca, che valuterà i dati finanziari e la storia creditizia dell’azienda.
Con l’open banking la Pmi può consentire a un prestatore di servizi finanziari di accedere ai propri dati finanziari in modo sicuro e controllato, consentendo al prestatore di valutare la richiesta di prestito in modo più rapido ed efficiente.
Inoltre, il prestatore può utilizzare i dati finanziari per personalizzare il prestito, offrendo tassi di interesse più convenienti e condizioni di rimborso più adatte alle esigenze dell’impresa.
Il cliente al centro dell’open banking: il ruolo dei professionisti
L’open banking offre quindi molte opzioni di cui le Pmi e i professionisti che sono al loro servizio devono tenere conto.
Le Pmi possono riunire in una unica dashboard tutti i conti detenuti presso banche e fornitori di servizi, mentre i professionisti possono avere un quadro d’insieme e compilare in modo automatizzato parti della dichiarazione fiscale.
I servizi di comparazione digitale possono offrire strumenti che analizzano autonomamente il cash flow di una Pmi e proporre il credito migliore o una forma di finanziamento alternativa, mentre i professionisti possono integrare direttamente le note di finanziamento nel sistema di bilancio.
Con l’open banking, infatti, le compagnie di assicurazione o le aziende fintech ottengono l’accesso ai dati del conto e delle transazioni delle banche, in un ecosistema aperto e incentrato sul cliente, in cui le prestazioni di altre aziende possono essere integrate.
Ne nasce un ecosistema incentrato sul cliente che riguarda direttamente gli studi professionali, che sono al servizio delle Pmi.
Sono studi dove l’adempimento fiscale, un tempo centrale nell’offerta alla clientela, è diventato oggi marginale, proprio a causa dell’automazione digitale e delle necessità delle imprese clienti.
Oggi il professionista non deve solo fare i conti, ma deve erogare consulenza tributaria, amministrativa e finanziaria, deve costruire le strategie personalizzate per garantire la prosperità dell’impresa. Deve, insomma, conoscere la sfera digitale, di cui l’open banking è una leva centrale.
E se cambia la figura del commercialista, che diventa sempre più consigliere finanziario e amministrativo e digitale, cambia anche la figura dell’operatore di studio grazie a strumenti digitali connessi, interconnessi e collaborativi, aperti e integrabili con soluzioni digitali come l’open banking.
Gli strumenti digitali per i professionisti
Con la digitalizzazione gli studi professionali si stanno omologando ai loro clienti, le Pmi, assumendo una struttura aziendale, con un livello digitale in cui si esprimono nuove professionalità e competenze.
Si deve parlare allora di strumenti di automazione dello studio professionale che abilitino le azioni consulenziali.
Allo scopo Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia ha sviluppato l’ecosistema di soluzioni software Genya prevedendo il mix delle necessità del commercialista, dei componenti dello studio professionale e delle Pmi servite.
Ha sviluppato una serie di strumenti ad alta intensità digitale che automatizzano le attività dello studio offrendo una miniera di dati che, analizzati ed elaborati, sono la base per le attività di consulenza alle Pmi italiane manifatturiere e del terziario.
L’ecosistema Genya propone un’architettura unificata e interoperabile tra studi professionali e Pmi: soluzioni digitali in cloud per rendere facile e naturale la collaborazione fra professionista, cliente ed enti terzi.
Accessibile da qualunque dispositivo (desktop, notebook, tablet e smartphone) e su ogni sistema operativo, Genya consente operatività, ricerca e monitoraggio di dati e informazioni, essenziali per la gestione sia dello studio professionale, sia delle imprese clienti.
Gli strumenti digitali che offrono l’accesso alle prospettive dischiuse dall’open banking si devono posizionare sulla stessa traiettoria.
L’intero mondo cloud di Genya si offre ai professionisti e alle aziende con le prospettive di automazioni e intelligenze che consentano un’operatività semplice, aperta e accessibile a ogni grado di interazione, più o meno esperta, più o meno verticale.
Un esempio è l’estensione dell’automatizzazione del processo della ricezione dei movimenti bancari dei clienti di uno studio.
Proprio nella scia della PSD2 con la soluzione Digy Estratto Conto di Wolters Kluwer lo studio professionale è in grado di ottenere autonomamente i movimenti bancari dei propri clienti, interpretarli e contabilizzarli.
Il professionista dovrà solamente decidere quali clienti attivare e, ottenuto il consenso, sarà autonomo nel ricevere i movimenti delle banche e pianificare così le attività di studio.
L’importazione avverrà automaticamente e direttamente nei gestionali intelligenti di Wolters Kluwer.
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