Ordini esecutivi, è guerra tra Trump e i giudici

Glauco Maggi

27/03/2025

Trump accelera con 95 ordini esecutivi in 60 giorni, sfidando giudici e Congresso. Tra deportazioni, tagli e alleati inediti, il suo secondo mandato è una corsa contro il tempo e l’opposizione.

Ordini esecutivi, è guerra tra Trump e i giudici

Gli ordini esecutivi di Trump hanno monopolizzato la cronaca recente: per citarne alcuni, la eliminazione del ministero della Educazione, i tagli delle spese negli aiuti all’estero, le riduzioni in massa dei dipendenti federali, il divieto dei transessuali negli sport femminili e nelle forze armate e, su tutti, la deportazione delle gang di criminali contro cui ha fatto opposizione il giudice James Boasberg.

Il clamore di stampa è causato, da una parte, dalla oggettiva rilevanza delle decisioni, e, dall’altra, dalla discesa in campo dei giudici distrettuali che di fatto stanno esercitando un ruolo di opposizione politica all’agenda di Trump, in assenza della opposizione del partito Democratico, il cui tasso di popolarità è al 27%, il minimo di sempre. Se queste iniziative di ostruzione non sono una novità in linea di principio, la quantità in questo caso diventa qualità. I magistrati di basso livello negli USA, quelli che emettono il primo verdetto, sono circa 700, nominati dai presidenti oppure eletti su base locale. La loro affiliazione ad una parte politica è innegabile, e la fiducia della gente nel sistema giudiziario in generale può poggiare solo sulla loro probità e indipendenza nell’amministrare i casi sui quali sono chiamati a decidere.

Nella situazione attuale, ad altissima polarizzazione, non è un segreto che il partito Democratico confidi nei giudici “militanti” contro Trump per frenarne l’azione politica, e quindi il successo. [...]

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