44 ore di sonno in meno all’anno per il riscaldamento globale

Redazione LifeGate

15 Luglio 2022 - 12:19

Un nuovo studio condotto in 68 Paesi conferma il legame tra crisi climatica e problemi del sonno. E la situazione può ancora peggiorare.

44 ore di sonno in meno all’anno per il riscaldamento globale

«Altri cinque minuti». Rimandare la sveglia la mattina è una tentazione irresistibile, specie se la notte non si è dormito bene. Ai motivi già noti che disturbano il buon riposo, ora si aggiunge con certezza anche la crisi climatica. Una nuova ricerca globale conferma, infatti, l’influenza negativa del riscaldamento del Pianeta sulla durata e la qualità del nostro sonno, stimando un possibile peggioramento della situazione entro la fine del secolo.

Ci addormentiamo più tardi, ci alziamo prima, quindi dormiamo meno. Quanto? Lo misura per la prima volta in ore e minuti e su scala quasi mondiale lo studio condotto da Kelton Minor dell’Università di Copenhagen, in Danimarca. Nel periodo tra il 2015 e il 2017, il ricercatore ha raccolto una mole impressionante di dati tramite i braccialetti traccia-sonno indossati da 47.628 persone in 68 Paesi.

Minor e colleghi hanno confrontato i dati sul sonno con le informazioni metereologiche, scoprendo che nelle notti insolitamente calde ci si addormenta più tardi e ci si alza prima. Le evidenze suggeriscono che le persone stiano già perdendo in media 44 ore di sonno all’anno, che arriveranno a 58 entro il 2099 se le emissioni di CO2 resteranno ai livelli attuali.

«Vediamo che la latenza del sonno, cioè il ritardo nell’addormentarsi, è il motivo principale della perdita di sonno», afferma Minor. Per l’esattezza, nello studio si è visto che una sola notte sopra i 30° riduce il periodo di riposo di circa quattordici minuti. «Un quarto d’ora di ritardo nell’addormentamento sembra trascurabile ma non lo è affatto, per tre motivi. Il primo è che non siamo così lontani dalla soglia critica di latenza pari a 30 minuti, oltre la quale è più probabile sconfinare nella patologia. Il secondo motivo è che, quando si parla di riposo, anche un breve intervallo di tempo può impattare su aspetti rilevanti della nostra vita. Lo abbiamo dimostrato, ad esempio, con uno studio pilota sul posticipo dell’orario scolastico: l’ingresso in aula alle 9 anziché alle 8 ha consentito una maggiore durata del sonno, che a sua volta ha influito sui livelli di vigilanza degli studenti e migliorato l’attenzione e il rendimento a fine anno».

Siamo di fronte alla prima prova su scala planetaria che le temperature più calde della media intaccano il sonno umano. Senza dubbio è una notizia meno spaventosa delle alluvioni al parco di Yellowstone o degli incendi in Siberia, ma non per questo è trascurabile. La sveglia trilla “stop alle emissioni” e il volume aumenta di minuto in minuto: c’è un motivo in più per non continuare a rimandarla.

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