Reddito di cittadinanza, cosa cambia per gli over 60 con il passaggio all’Assegno di inclusione? Facciamo chiarezza.
Tra i tanti bonus che possono richiedere gli over 60 c’è anche il Reddito di cittadinanza che nel 2023 non è soggetto a limitazioni mentre nel 2024 si trasformerà in Assegno di inclusione.
Chi ha più di 60 anni, infatti, rientra nella categoria di coloro ai quali il governo Meloni ha assicurato il diritto a un sostegno statale anche dopo che il Reddito di cittadinanza verrà cancellato a partire dal 1° gennaio 2024. Tuttavia, è bene fare chiarezza sul fatto che tanto il Reddito di cittadinanza quanto il futuro Assegno di inclusione spettano non alla sola persona ma all’intero nucleo familiare: il che merita di un approfondimento per capire come la presenza di uno o più over 60 nel nucleo familiare incide sulla percezione del beneficio.
Reddito di cittadinanza e presenza di over 60 nel nucleo
Come ormai è risaputo, il Reddito di cittadinanza spetta nel 2023 per un massimo di 7 mensilità. Non è così nel caso in cui nel nucleo familiare ci sia almeno un componente che ha compiuto 60 anni: in tal caso, indipendentemente da quanti sono gli occupabili, il beneficio viene erogato per tutte le 12 mensilità o comunque fino a quando non si verifica una di quelle circostanze che ne determina la decadenza anticipata.
Va ricordato poi che non basta essere sessantenni per percepire la Pensione di cittadinanza: secondo normativa, infatti, è necessario che il nucleo familiare sia composto esclusivamente da componenti over 67 oppure da persone disabili gravi o non autosufficienti. In tal caso ci sono delle piccole differenze rispetto al Rdc: intanto l’importo base mensile è di 630 euro al mese anziché 500 (con ulteriori 150 euro di rimborso per l’affitto), dopodiché il fatto che il beneficio si rinnova automaticamente al trascorrere delle 18 mensilità.
Nel 2024 il Reddito di cittadinanza spetta agli over 60?
Nel 2024 il Reddito di cittadinanza verrà sostituito per tutti dall’Assegno di inclusione, il che significa che neppure i sessantenni avranno più diritto al sostegno.
Ma poco cambia, poiché appunto i nuclei familiari che al loro interno hanno almeno un componente che ha compiuto i 60 anni hanno la possibilità di accedere al nuovo sostegno, dal quale sono invece esclusi a prescindere dal reddito percepito tutte le famiglie che al loro interno non hanno componenti cosiddetti fragili (invalidi, minori e appunto over 60).
Tuttavia, per quanto il passaggio possa essere indolore per quei nuclei familiari composti solamente da persone fragili, visto che le regole per il calcolo dell’Assegno di inclusione sono più o meno simili a quelle del Reddito di cittadinanza, il discorso cambia laddove siano presenti degli occupabili.
Tra il Reddito di cittadinanza e l’Assegno di inclusione, infatti, c’è una notevole differenza: nel primo caso nel parametro di scala di equivalenza, ossia quel valore considerato tanto per valutare se il reddito familiare non supera la soglia richiesta che per quantificare l’importo spettante ogni mese, si considerano tutti i maggiorenni compresi quelli occupabili, mentre nel secondo no.
Nel dettaglio, mentre nel Rdc per ogni maggiorenne viene assegnato un valore pari a 0,4 (fino a un massimo di 2,1 elevabile a 2,2 per i nuclei con disabili gravi), con l’Assegno di inclusione al relativo parametro di scala si aggiunge uno 0,4 solo nel caso di over 60 oppure di persone con carichi di cura (chi si occupa di minori di età inferiore ai 3 anni o di 3 o più figli minori o di componenti con disabilità o non autosufficienza). Si aggiunge invece uno 0,5 laddove ci fossero componenti disabili gravi o non autosufficienti, 0,30 invece per ciascun altro componente adulto in condizione di grave disagio bio-psico-sociale e inserito in programmi di cura e di assistenza certificati dalla pubblica amministrazione.
Esempio pratico
Prendiamo come esempio una coppia, di cui uno over 60 e l’altro cinquantenne: oggi il Reddito di cittadinanza, per il quale si considera un parametro di scala di equivalenza pari a 1,4, spetta a condizione che il reddito familiare risulti inferiore a 8.400 euro mentre l’integrazione può raggiungere un massimo di 700 euro mensili (più eventualmente 280 euro di rimborso della quota affitto).
Con il passaggio all’Assegno di inclusione, invece, il parametro di scala scende a 1 in quanto la persona cinquantenne è considerata a tutti gli effetti occupabile: il che significa che per avere accesso al beneficio è necessario avere un reddito d’importo massimo di 6.000 euro mentre l’integrazione mensile può essere di massimo 500 euro (confermati i 280 euro di affitto). Va detto che la persona cinquantenne, a patto che l’Isee risulti inferiore a 6.000 euro, avrà comunque la possibilità di richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro, dal quale potrebbe risultarne un’altra entrata mensile di 350 euro (ma per un massimo di 12 mensilità, non rinnovabili).
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