Pagamenti col Pos: perché la scelta del governo Meloni sulle multe viene bocciata

Rosaria Imparato

3 Dicembre 2022 - 10:57

La Corte dei conti boccia lo stop alle multe per i pagamenti col Pos sotto i 60 euro, visto che la direzione (insieme alla misura sui contanti) va contro gli impegni del Pnrr.

Pagamenti col Pos: perché la scelta del governo Meloni sulle multe viene bocciata

La maggior parte dei pagamenti sotto i 60 euro viene fatta tramite carta o bancomat, quindi tramite Pos. Eppure, la legge di Bilancio 2023 va verso la direzione opposta, con la cancellazione delle multe per i commercianti e i professionisti che non accettano pagamenti tracciati sotto questa soglia.

Multe che il governo Draghi ha fatto entrare in vigore lo scorso 30 giugno, dopo anni e anni di obbligo di Pos solo formale. Nonostante otto pagamenti su dieci siano sotto il tetto dei 60 euro, e che alla fine del 2022 le operazioni con il Pos supereranno i 400 miliardi (più o meno il 40% delle transazioni totali).

Questa misura, insieme all’innalzamento del limite per i pagamenti in contante a 5mila euro (la soglia attuale è di 2mila) e al condono fiscale, mettono in luce le scelte politiche di questo governo, che però vanno in contrasto con gli impegni presi per il Pnrr. Ed è proprio per questo che la Corte dei conti boccia la misura, esprimendo parecchie perplessità.

Pagamenti Pos, la maggior parte delle operazioni bancomat è sotto i 60 euro

Le multe per chi non accetta i pagamenti con carta e bancomat di qualsiasi importo sono scattate dal 30 giugno, ma il cambiamento nelle abitudini degli italiani si è verificato da molto prima. «L’auspicio è che la manovra non abbia conseguenze drammatiche sulle abitudini a pagare digitale che gli italiani hanno assimilato - spiega la direttrice dell’Osservatorio Innovative payments del Politecnico di Milano, Valeria Portale, su Repubblica - Ma è un segnale culturale negativo: i pagamenti elettronici abilitano servizi innovativi, oltre ad essere un deterrente per gli evasori. C’è in gioco la modernità del Paese».

Secondo l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano la maggior parte delle transazioni fatte col Pos interessano proprio la fascia sotto i 60 euro, quella che il governo Meloni vuole escludere dalle multe:

FASCIA PAGAMENTOTransazioni (numero in milioni)Scontrino (euro)Transazioni (valore in milioni di euro)% cumulato transazioni (numero)% cumulato transazioni valore
0-5 euro 223 2 445 9,1 0,4
5-10 euro 284 7,5 2132 20,8 2,2
10-15 euro 279 12,5 3485 32,3 5,2
15-20 euro 243 17,5 4252 42,2 8,8
20-25 euro 218 22,5 4913 51,2 13
25-50 euro 587 17,5 21998 75,3 31,9
50-60 euro 131 55 7193 80,7 38,1
60-75 euro 131 69 9024 86 45,8
75-100 euro 119 87,5 10399 90,9 54,7
100-200 euro 150 150 22469 97,1 74
200-300 euro 36 250 8962 98,5 81,6
>300 euro 36 600 21435 100 100
TOTALE 2436 47,9 116707 - -

Fonte: Osservatorio Innovative Payments, Politecnico di Milano

Obbligo Pos, cosa chiedono gli esercenti

Per quanto riguarda gli esercenti, spiega il presidente della Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, che «Non è che i commercianti siano contrari alle transazioni elettroniche, che sono anche più sicure. Però neanche si può identificare il contante con il sommerso, perché siamo obbligati a emettere lo scontrino elettronico e, lì, le multe sono onerose sul serio».

Il punto su cui la maggior parte degli esercenti si concentra è il peso dei costi legati al Pos. I contratti con le banche prevedono, di solito, due voci: un canone mensile, se presente, e le commissioni sulle singole transazioni, e anche -volendo- il prezzo d’acquisto del Pos. Le offerte da nuovi operatori fintech continuano a nascere. Di solito, se non c’è il canone mensile allora le commissioni sono più alte, e questa è l’offerta migliore per chi non fa tante transazioni. La convenienza del Pos dipende da vari fattori, come il numero di operazioni, il costo dell’offerta, ma anche il tipo di clientela: i giovani sono sempre più abituati a uscire con meno contante in tasca, e davanti al rifiuto di pagare con carta con ogni probabilità non torneranno più in quell’esercizio commerciale.

Secondo le statistiche Global Data, gli esercenti italiani pagano lo 0,7%, meno di Olanda (1,4%), Germania (1,3%) o Regno Unito (0,8%).

Perché la Corte dei conti ha bocciato lo stop alle multe per chi non accetta pagamenti col Pos

Le perplessità della Corte dei conti circa le novità che la legge di Bilancio 2023 vuole introdurre circa i pagamenti col Pos sono diverse, come spiega il comunicato stampa del 2 dicembre:

“È importante conseguire significativi miglioramenti in termini di coerenza fiscale, ponendo al centro degli obiettivi pubblici un’efficace azione di contenimento dell’evasione che, nonostante i risultati conseguiti, rimane di dimensioni considerevoli. Come più volte sottolineato dalla Corte, per far ciò è necessario che si utilizzino compiutamente le diverse misure di prevenzione e contrasto, che possono concorrere all’innalzamento dei livelli di fedeltà fiscale, favorendo, attraverso l’uso delle tecnologie, l’emersione spontanea delle basi imponibili e supportando la necessaria azione di controllo dell’Amministrazione fiscale; ciò anche mediante l’impiego sistematico dei dati finanziari e, non ultima, un’efficace attività di riscossione. Non sembrano andare in questa direzione alcune delle misure della manovra che interrompono un percorso intrapreso per la tracciabilità dei pagamenti, che ampliano l’area dei ricavi soggetti a regime forfettario o che propongono regimi di favore che, se consentono di ottenere un incremento del gettito immediato, ipotecano entrate future.”

Nell’audizione sul bilancio di previsione dello Stato la Corte dei conti scende maggiormente nel dettaglio, spiegando che «una riduzione dell’uso del denaro contante il cui trasferimento - per definizione - non è tracciabile, potenzia l’azione di controllo e, ancora prima, rende le attività criminose più difficili da compiere. Di converso la diffusione dei pagamenti elettronici, oltre a garantire la libertà di scelta dei consumatori, costituisce un presupposto fondamentale per semplificare gli adempimenti fiscali e amministrativi, nonché concorre all’emersione delle basi imponibili segnatamente in quei settori rivolti al consumatore finale ove più diffusi sono i fenomeni evasivi».

E ancora: «In un’ottica di lungo periodo la diffusione dei pagamenti elettronici potrebbe consentire di sviluppare - da parte dell’amministrazione finanziaria e anche di altre pubbliche amministrazioni - servizi in grado di ridurre drasticamente gli adempimenti di cittadini e imprese».

Quanto all’argomentazione «che i pagamenti elettronici comportano una maggiore onerosità rispetto all’uso del contante», rileva la Corte dei conti, «tale affermazione trascura i costi pubblici e privati connessi all’utilizzazione delle banconote e delle monete che le analisi della Banca d’Italia hanno messo in evidenza». Da ultimo nella relazione viene segnalato che «l’innalzamento del tetto dei pagamenti e, in particolare, la non sanzionabilità dei rifiuti ad accettare pagamenti elettronici di un determinato importo possano risultare non coerenti con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale previsto» nel piano nazionale di riprese e resilienza. Quindi, per la Corte dei conti, le misure in legge di Bilancio non sono coerenti col Pnrr e non portano particolari benefici per lo Stato.

CORTE DEI CONTI - AUDIZIONE SUL BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L’ANNO FINANZIARIO 2023 E BILANCIO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2023-2025 (A.C. 643)
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