Partite IVA, effetto Covid: nel 2020 sono calate del 14,8%

Laura Pellegrini

12/02/2021

Partite IVA, nel 2020 è diminuito sia il numero aperture sul territorio nazionale che le chiusure. Ecco i dati del MEF suddivisi per età, base territoriale e settore produttivo.

Partite IVA, effetto Covid: nel 2020 sono calate del 14,8%

Partite IVA, l’effetto Covid si fa sentire: il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato i dati dell’Osservatorio raccolti nel corso del 2020. Rispetto al 2019, analizzando i risultati, le nuove partite IVA aperte in Italia - in totale si parla di 464.700 - sono calate del 14,8% a causa dell’emergenza sanitaria.

Per quanto riguarda, invece, la chiusura delle partite IVA attive, nel 2020 è stato registrato un numero inferiore rispetto al 2019: sono state 320.435 le chiusure dello scorso anno rispetto alle 427.623 riscontrate nel corso del 2019 (con una diminuzione consistente del 25%).

Vediamo nel dettaglio come si differenziano le percentuali di nuove partite IVA nel 2020 a livello territoriale e quali sono i soggetti che hanno aperto il maggior numero di partite IVA nel 2020 rispetto al 2019.

Partite IVA: la distribuzione per natura giuridica

Nel 2020 sono state aperte in totale 464.700 partite IVA, ovvero il 14,8% in meno rispetto al 2019. Inoltre, come ha descritto il MEF nel comunicato stampa dell’11 febbraio, pare che a preferire questo regime siano stati i non residenti (+42,9%): un dato che descrive perfettamente l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e che giustifica il fatto di preferire gli acquisti online anziché quelli effettuati nelle sedi fisiche dei negozi.

Guardando alla natura giuridica, possiamo classificare questi dati sulla base di chi ha aperto la partita IVA nel 2020 rispetto ai dati del 2019:

  • il 72,2% delle partite IVA è stato aperto da persone fisiche (-15,7% rispetto al 2019);
  • il 21% delle partite IVA è stato aperto da società di capitali (-16,3% rispetto al 2019);
  • il 3,4% delle partite IVA è stato aperto da società di persone (-19,5% rispetto al 2019).

Infine, per quanto riguarda il regime forfettario - che rappresenta il 46,4% delle nuove aperture -, i numeri sono altrettanto importanti: nel 2020 gli aderenti sono stati 215.563, ovvero il 18% in meno rispetto al 2019.

Partite IVA: la classificazione per età e base territoriale

Per quanto riguarda la ripartizione di apertura delle nuove partite IVA in base al sesso, si può notare un dato pressoché stabile nel 2020 rispetto al 2019: lo scorso anno il 62,7% di aperture è avvenuto da parte di individui di sesso maschile.

In base all’età, invece, la riduzione è tanto più forte quanto maggiore è l’età: nel 2020, il 48% delle nuove partite IVA è stato aperto da giovani under 35 (-10% rispetto al 2019) e il 31% da soggetti nella classe 36-50 anni (in calo del 25,3% rispetto al 2019).

Tutte le Regioni italiane hanno mostrato un calo di aperture di nuove partite IVA: i maggiori cali sono stati registrati nelle Marche (-19%), in Liguria (-18,7%) e Toscana (-17,6%), mentre il calo il più contenuto è stato registrato in Veneto (-5,3%).

Al Nord è stato registrato il 44% delle nuove partite IVA, al Centro è stato registrato il 21,4% e al Sud e nelle Isole il 34,1%.

Partite IVA: differenze tra i settori produttivi

Un’ultima interessante distinzione riguarda le partite IVA aperte nei diversi settori produttivi. Il commercio, anche nel 2020, ha fatto da padrone e ha registrato circa il 20% del totale delle nuove partite IVA aperte in Italia. A seguire si trovano, invece, le attività professionali (con il 16,3% del totale) e l’agricoltura (con il 10,8%).

Sulla base dei dati è possibile stilare la classifica dei settori produttivi per i quali è stato aperto il maggior numero di partite IVA:

  • Commercio (circa il 20%);
  • Attività professionali (16,3%);
  • Agricoltura (10,8%);
  • Sanità (9,5%).

Risultano, invece, in flessione rispetto al 2019 i seguenti settori:

  • Alloggio e ristorazione (-34,1%);
  • Attività sportive e d’intrattenimento (-33,5%);
  • Attività manifatturiere (-24%).

Chiusura della partita IVA: i dati del Mef

Vista la particolare crisi economica portata dal Covid-19, il Ministero dell’Economia ha pensato di inserire nel report anche i dati sulle chiusure delle partite IVA registrate nel 2020 che “normalmente non vengono esaminati perché non significativi da un punto di vista economico”.

Nonostante la crisi economica e le numerose restrizioni alle quali tutti i lavoratori hanno dovuto sottostare, nel periodo gennaio-dicembre 2020 sono state registrate meno chiusure rispetto al 2019 (il divario è pari a circa il 25%). Nel 2020, infatti, sono state registrate 320.435 chiusure, a differenza delle 427.623 riscontrate nel 2019.

Tuttavia occorre leggere quest’ultimo dato alla luce di alcune considerazioni:

  • alcuni contribuenti potrebbero aver comunicato tardivamente la chiusura della partita IVA nel 2020;
  • nel 2019 potrebbero essere state incluse alcune chiusure da parte dell’Agenzia delle Entrate a causa di non-operatività;
  • non sempre i contribuenti ottemperano tempestivamente all’obbligo di comunicazione della chiusura della partita IVA nel momento in cui avviene la cessazione definitiva dell’attività.

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