Che fine ha fatto il decreto Ristori? Mentre le partite IVA attendono notizie sui nuovi contributi a fondo perduto e non solo, col nuovo Governo potrebbero cambiare gli aiuti, destinati a beneficiari selezionati in base alla capacità di riconvertire la propria attività nel rispetto dell’ambiente.
Partite IVA ancora in attesa del decreto Ristori 5, con il rischio di aiuti molto più selettivi erogati dal Governo.
Qual è la situazione per i lavoratori autonomi e le imprese? Durante il discorso del 17 febbraio al Senato, Mario Draghi ha detto chiaramente che questo Esecutivo cambierà le regole per accedere agli aiuti.
La parola chiave in questo caso è “riconversione”: l’attenzione all’ambiente e alle politiche green, già presenti durante il Governo Conte bis, diventerà un elemento centrale durante l’Esecutivo guidato da Mario Draghi.
Partite IVA, che fine ha fatto il decreto Ristori 5?
Il decreto Ristori 5 era atteso per fine gennaio/inizio febbraio, ma la crisi politica ha interrotto i lavori. Le ultime notizie sul provvedimento economico di 32 miliardi di euro riguardano i contributi a fondo perduto, con importanti cambiamenti sull’erogazione rispetto alle regole seguite finora, ovvero:
- si dovrebbe superare il meccanismo dei codici ATECO;
- andrebbe considerato il calo di fatturato del primo semestre dell’anno;
- potrebbero essere inclusi anche i professionisti iscritti agli Ordini.
Se venissero confermati i nuovi criteri le porte dei ristori verrebbero aperte a molte più categorie, basterà provare di aver subìto perdite per aver diritto ai risarcimenti.
Pare che il decreto Ristori arriverà la prossima settimana, ma non è detto che i suddetti criteri vengano confermati.
Partite IVA, rischio aiuti selettivi col Governo Draghi
Durante il discorso tenuto in Senato per chiedere la fiducia, oltre a soffermarsi sulla necessità di rendere l’Irpef più progressiva, Draghi si è anche soffermato sugli aiuti da erogare alle partite IVA.
Due le frasi pronunciate da Draghi che riassumono perfettamente lo spirito del nuovo Esecutivo: “vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta” e “proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori”, ma gli aiuti non verranno erogati in modo indistinto: le attività economiche non vanno preservate tutte nello stesso modo.
L’ago della bilancia con cui si prenderanno “scelte difficili” penderà dal lato delle attività che riusciranno “a cambiare, anche radicalmente”: proteggere il futuro dell’ambiente è diventata una priorità non più rinviabile.
Per ora però non ci sono parametri o criteri: non resta che attendere i primi passi del nuovo Esecutivo per sapere come verranno erogati gli aiuti e quali sono i nuovi requisiti che le aziende dovranno soddisfare per avere accesso ai benefici statali.
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