Le deroghe Amato per andare in pensione con 15 anni di contributi originariamente erano quattro, ma oggi si parla solo delle prime tre. Qual è la ragione?
Quando si parla di andare in pensione con 15 anni di contributi anziché i 20 richiesti dall’attuale normativa si fa riferimento alla legge Amato, n. 503 del 30 dicembre 1992.
Con questo dispositivo, infatti, l’anzianità contributiva per accedere alla pensione di vecchiaia è stata portata da 15 a 20 anni, mantenendo però delle salvaguardie per alcuni lavoratori. Per questo motivo ci sono ancora oggi lavoratori che possono andare in pensione a 67 anni (l’età pensionabile attuale) con soli 15 anni di contributi, per quanto con l’avanzare degli anni saranno sempre meno.
Originariamente le deroghe Amato erano quattro, tuttavia si parla solamente delle prime tre. È lecito chiedersi perché, ovvero che fine ha fatto la quarta deroga Amato e se ancora oggi può essere utilizzata da chi non è riuscito a raggiungere il requisito contributivo minimo per accedere alla pensione di vecchiaia.
Quarta deroga Amato, cosa prevede?
Come anticipato, con la riforma delle pensioni firmata Amato il requisito contributivo per l’accesso alla pensione di vecchiaia è stato portato a 20 anni. Tuttavia, ad alcuni lavoratori è stato comunque consentito di accedere alla pensione con 15 anni di contributi, come a quelli interessati dalla quarta deroga descritta dall’articolo 2, comma 3, lettera c, del provvedimento:
Nei casi di lavoratori dipendenti che hanno maturato al 31 dicembre 1992 un’anzianità assicurativa e contributiva tale che, anche se incrementata dai periodi intercorrenti tra la predetta data e quella riferita all’età per il pensionamento di vecchiaia, non consentirebbe loro di conseguire i requisiti di cui ai commi 1 e 2, questi ultimi sono corrispondentemente ridotti fino al limite minimo previsto dalla previgente normativa.
In poche parole, coloro che alla data del 31 dicembre 1992 hanno maturato almeno un contributo settimanale e non sono riusciti a raggiungere i 15 anni di contributi richiesti, possono andare in pensione con meno di 20 anni di contributi laddove i periodi successivi alla suddetta data non siano sufficienti per maturare il requisito contributivo previsto al momento del pensionamento. Al massimo però il requisito contributivo può essere ridotto a 15 anni.
Facendo qualche rapido calcolo possiamo quindi capire perché della quarta deroga Amato non se ne parli più: semplicemente perché non ci sono più le condizioni per accedervi in quanto per coloro che vanno in pensione nel 2024 c’era tutto il tempo possibile per raggiungere i 20 anni di contributi richiesti. Di conseguenza l’ultimo anno utile per andare in pensione con 15 anni di contributi con la quarta deroga Amato era il 2007. Nel 2008 se ne poteva godere per andare in pensione con 16 anni di contributi, 17 anni nel 2009 e così via.
Mettiamo il caso che un lavoratore abbia maturato solamente 1 contributo settimanale al 31 dicembre 1992. La riduzione prevista dalla quarta deroga Amato varrebbe solamente nel caso in cui al compimento dell’età pensionabile non abbia avuto sufficientemente tempo per raggiungere i 20 anni di contributi.
Facendo qualche rapido ne risulta che l’ultimo anno utile per godere dei vantaggi della quarta deroga Amato, andando in pensione con 19 anni di contributi anziché 20, è stato il 2013, quando l’età per la pensione di vecchiaia era pari a 66 anni e 3 mesi per gli uomini e 62 anni e 3 mesi per le donne.
A quali deroghe Amato è ancora possibile ricorrere?
Anche la prima deroga Amato con il passare degli anni sta cadendo sempre più in disuso. Questa, infatti, consente di andare in pensione con meno di 20 anni di contributi laddove ci siano almeno 15 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 1992.
La seconda deroga Amato, invece, interessa coloro che alla data del 31 dicembre 1992 hanno ottenuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi previdenziali. Tale agevolazione spetta indipendentemente dal fatto che i contributi volontari risultino effettivamente versati.
Infine la terza, con la quale possono andare in pensione con 15 anni di contributi coloro che hanno un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni (il che è scontato visto che comunque è richiesto almeno un contributo versato entro il 31 dicembre 1995) e che per almeno 10 anni hanno meno di 52 settimane contributive. Una situazione comune a chi ad esempio ha lavorato per diversi anni part-time e non ha raggiunto la retribuzione minima per l’accredito pieno dei contributi.
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