Come andare in pensione a 50 anni in Italia? Un’accurata pianificazione finanziaria può essere d’aiuto. Altrimenti un tale traguardo è possibile solo al peggioramento delle condizioni di salute.
Non è impossibile smettere di lavorare a 50 anni. Per quanto difficile, attraverso un’oculata programmazione finanziaria si possono mettere da parte i soldi sufficienti per ritirarsi dal mercato del lavoro non appena cinquantenni.
Bisogna però mettere da parte abbastanza soldi per far fronte agli anni che separano dalla pensione, almeno 17 se si considerano i requisiti necessari per il pensionamento di vecchiaia. A tal proposito, sarebbe opportuno aver messo da parte un importo pari ad almeno 20 volte il proprio reddito annuo, una sfida che ovviamente per essere portata a termine necessita dell’incastro di alcuni elementi. Serve uno stipendio adeguato per mettere da parte ogni mese i soldi necessari per arrivare al suddetto traguardo, unito a una pianificazione accurata su come investire i propri risparmi.
Diversamente, c’è solo una soluzione disciplinata dal nostro ordinamento che consente di andare in pensione anche alla soglia dei 50 anni, persino prima dal momento che non è previsto alcun requisito anagrafico e sono sufficienti appena 5 anni di lavoro. Tuttavia, ciò è previsto nei soli casi di aggravamento delle condizioni di salute, a tal punto da ridurre notevolmente le capacità lavorative della persona.
Pensione a 50 anni, solo un caso previsto dalla legge
Per andare in pensione a 50 anni, o anche prima, è necessario essere lavoratori dipendenti, autonomi e iscritti alla Gestione Separata con capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo a causa di infermità fisica o mentale.
Una situazione spiacevole che ovviamente speriamo non si verifichi mai, anche perché la pensione che viene riconosciuta rischia di essere molto bassa.
Nel dettaglio, laddove al verificarsi della suddetta condizione il lavoratore abbia maturato almeno 5 anni di contributi, di cui almeno 3 anni nel quinquennio precedente, può fare domanda del cosiddetto Assegno ordinario di invalidità.
Una vera e propria pensione, con la differenza che non richiede di soddisfare alcun requisito anagrafico. Anche il calcolo dell’importo segue le stesse regole dei trattamenti previdenziali, il che come anticipato può rappresentare un problema. Specialmente per i periodi successivi al 1996, per i quali si utilizza il sistema di calcolo contributivo, il rischio è di ritrovarsi con una pensione non sufficiente per far fronte a tutte le spese.
Pensiamo ad esempio a chi lo richiede a 50 anni di età con 20 anni di contributi e un montante contributivo di 200 mila euro: la pensione che ne risulterà sarà pari a circa 650 euro al mese. Oppure a chi lo fa a 35 anni con appena 10 anni di contributi e un montante di 85.000 euro: l’assegno in tal caso sarà pari a circa 280 euro al mese, con lo svantaggio di non godere neppure dell’incremento al minimo (precluso ai contributivi puri). Perlomeno la percezione dell’Aoi è compatibile con lo svolgimento dell’attività lavorativa, ma in tal caso l’importo viene ridotto. Nel dettaglio, con un guadagno compreso tra 31.127,72 euro e 38.909,65 euro scatta un taglio del 25%, mentre se superiore la decurtazione è del 50%.
Spetta invece la pensione di inabilità per coloro ai quali viene accertata l’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa. Requisiti e calcolo dell’importo seguono le stesse regole dell’Assegno ordinario di invalidità, e di conseguenza delle pensioni in generale, con la differenza che non è compatibile con lo svolgimento di alcuna attività lavorativa.
In entrambi i casi, le suddette misure si trasformano in pensione di vecchiaia al raggiungimento dei requisiti previsti, quindi all’età di 67 anni.
Pensione a 57 anni con la RITA
Per quanto in Italia non esistano altre misure che consentano di andare in pensione a 50 anni, come detto all’inizio dell’articolo questo traguardo è comunque possibile attraverso un’accurata gestione finanziaria dei propri risparmi.
A tal proposito, è importante sapere che investendo in un fondo di previdenza complementare si può percepire una rendita mensile con 10 anni di anticipo rispetto al compimento dei 67 anni di età.
Merito della RITA (acronimo di Rendita integrativa temporanea anticipata), con la quale chi ha aderito a un fondo pensione può chiedere di ricevere in anticipo il capitale maturato al fine di percepire una rendita negli anni che lo separano dalla pensione.
Nel dettaglio, la RITA si può richiedere da chi è iscritto da almeno 5 anni al suddetto fondo, ha maturato almeno 20 anni di contributi nella gestione obbligatoria di riferimento e ha cessato l’attività lavorativa. La richiesta può essere avanzata 5 anni prima dal compimento dei 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia, oppure persino 10 anni prima da chi ha cessato l’attività lavorativa da almeno 2 anni.
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