Pensione a 58 anni nel 2023, arriva la conferma: ecco per chi e a che condizioni

Simone Micocci

18 Luglio 2022 - 10:38

Il ministro Orlando conferma l’intenzione di estendere Opzione donna per almeno un altro anno: chi potrà andare in pensione a 58 anni nel 2023.

Pensione a 58 anni nel 2023, arriva la conferma: ecco per chi e a che condizioni

Pensione a 58 anni nel 2023, si allarga la platea. Ne dà conferma il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, confermando l’intenzione del governo Draghi di prorogare per almeno un altro anno la misura conosciuta con il nome di Opzione donna.

Ovviamente, tutto dipende da cosa succederà nei prossimi giorni, ossia se ci sarà ancora un governo con pieni poteri in grado di prendere decisioni sulla prossima riforma delle pensioni. Lo strappo del Movimento 5 stelle, infatti, mette a rischio non solo misure come il reddito di cittadinanza, che potrebbe essere cancellato in caso di ritorno al voto, ma anche il piano di riforma delle pensioni su cui il governo stava lavorando insieme ai sindacati.

Un piano che tra le tante ipotesi sembra prevedere delle certezze: da una parte la proroga dell’Ape sociale, con la possibilità per le categorie fragile di continuare ad andare in pensione a 63 anni, e dall’altra l’estensione della platea di coloro che possono accedere alla cosiddetta Opzione donna.

Nei giorni scorsi, prima dello strappo del Movimento 5 stelle, il ministro Orlando ha speso parole importanti in vista della scadenza di Opzione donna, confermando che il governo intende puntare ancora su una tale misura di flessibilità. Se questo piano si dovesse concretizzare, dunque, nel 2023 la platea di coloro che potranno andare in pensione a 58 anni si amplierà; ecco come.

Pensione a 58 anni con Opzione donna: ecco per chi

Da qualche anno ormai il governo è tornato a puntare con forza su Opzione donna come misura di flessibilità. E così continuerà a fare, crisi di governo permettendo: nel 2023, infatti, si va verso la conferma e l’estensione di tale misura almeno per un altro anno.

Ma come funziona? Ovviamente si tratta di una misura di flessibilità riservata alle sole donne, alle quali vengono richiesti almeno 35 anni di contribuzione per poter andare in pensione a 58 o 59 anni. Tutto dipende dalla tipologia d’impiego: 58 anni, infatti, valgono per le lavoratrici subordinate, mentre alle autonome è richiesto un anno in più.

In entrambi i casi, però, i requisiti devono essere stati maturati entro la data del 31 dicembre 2021, ed è proprio su questo limite che si dovrebbe intervenire con la prossima riforma delle pensioni. Nel dettaglio, tale scadenza dovrebbe essere estesa di almeno un altro anno, estendendo la platea delle potenziali beneficiarie a coloro che compiono i 58 anni di età nel 2022. Di fatto, un’estensione di Opzione Donna andrebbe a coinvolgere anche le nate nel 1964, o 1963 nel caso delle lavoratrici autonome.

Ricordiamo che Opzione donna contiene in sé un meccanismo che ritarda la decorrenza della pensione. Nel dettaglio, per le lavoratrici dipendenti vi è una finestra mobile di 12 mensilità: di fatto, quindi, dalla data in cui vengono soddisfatti i requisiti di accesso alla pensione anticipata alla decorrenza dell’assegno passa un anno, 12 mesi in cui la lavoratrice potrà anche decidere di continuare a lavorare.

Nel caso delle lavoratrici subordinate, invece, la finestra mobile per l’accesso a Opzione donna è di 18 mensilità.

Perché Opzione donna ha buone possibilità di essere confermata

Opzione donna soddisfa tutte quelle condizioni tanto care a coloro che spingono per una riforma delle pensioni che sia allo stesso tempo sostenibile.

Da una parte, infatti, va a tutelare una categoria che specialmente in tema pensioni risulta alquanto svantaggiata, mentre dall’altra non pesa sulle casse dello Stato visto che Opzione donna prevede un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno per coloro che vi accedono. Quindi, dal momento che tutta la pensione della lavoratrice viene calcolata tenendo conto dei soli contributi versati (qui una guida su come funziona tale sistema), non ci saranno costi extra che lo Stato dovrà affrontare.

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