Pensione a 70 anni e con 500 euro di assegno, ecco cosa succederà senza addio alla Fornero

Alessandro Nuzzo

15 Luglio 2023 - 11:05

Le prospettive pensionistiche soprattutto per i più giovani continuano a preoccupare. In assenza di soluzioni adeguate ecco cosa si rischia.

Pensione a 70 anni e con 500 euro di assegno, ecco cosa succederà senza addio alla Fornero

La scorsa settimana al ministero del Lavoro è andato di scena l’incontro tra il governo e le parti sociali per discutere della riforma previdenziale. Sul tavolo uno degli argomenti più caldi è stato sicuramente il nodo delle pensioni dei giovani con prospettive davvero al limite della soglia di povertà.

Negli ultimi anni si sono susseguiti diversi governi, tutti hanno dichiarato di avere a cuore la situazione pensionistica della generazione futura ma nella pratica mai nessuno ha avanzato proposte allettanti per risolvere il problema. Anche l’ultimo incontro della scorsa settimana non ha cambiato nulla. I sindacalisti di Cgil e Uil lo hanno fatto notare ed hanno parlato di un «incontro imbarazzante senza nessuna indicazione». Con un sistema previdenziale del genere e un mercato del lavoro così precario, le prospettive per i giovani di oggi prevedono una pensione in arrivo tardissimo e una cifra davvero da fame.

Assegni mensili al di sotto della soglia di povertà

Chi è nato dagli anni 80 in poi rischia di andare in pensione più tardi e con un assegno mensile davvero al limite della soglia di povertà. Tutto questo trae origine da carriere lavorative sempre più precarie e frammentate che non permettono il versamento di una quota adeguata di contributi. Questo, in un sistema contributivo, avrà l’effetto di produrre assegni davvero bassi.

Una recente analisi della Corte dei Conti su un campione di 56mila lavoratori giovani ha evidenziato come ben il 28% non arriva a guadagnare uno stipendio annuo lordo di almeno 20mila euro. Questo di conseguenza significa che la somma dei contributi versati è davvero minima e in 6 casi su 10 non arriva a 100mila euro nel corso della propria vita lavorativa.

Con questa tendenza e se non cambiano le cose ad oggi la maggior parte dei giovani non andrà oltre ad un assegno mensile di 400-500 euro. Anche perché nel contributivo non esiste la soglia minima che scatta quando la pensione calcolata dall’Inps è al di sotto di quella sociale erogata dall’istituto di previdenza adeguandola.

Non prima dei 70 anni

Detto delle cifre l’altro pericolo che corrono i giovani di oggi è rappresentato dall’età di accesso alla pensione. La maggior parte non riuscirà a conquistarla se non a 70 anni e anche oltre. Questo sia per l’aumento dell’età pensionabile collegata alle speranze di vita riviste ogni anno al rialzo dall’Istat, ma anche per due parametri contenuti nella pensione contributiva. Il primo prevede che l’importo minimo sia pari a 2,8 volte la pensione minima, il secondo è che si raggiunga almeno l’indice di 1,5 volte la stessa pensione minima anche per lasciare il lavoro a 70 anni e più.

Insomma sono anni che si parla di come risolvere il problema delle pensioni future ma di fatto nessuna soluzione è stata ancora presa, come se si volesse rimandare il problema e lasciare l’incombenza a chi dovrà necessariamente pensarci tra qualche decennio. I sindacati chiedono almeno la creazione di una pensione contributiva di garanzia collegata ad una graduata rispetto ad anni di lavoro e quantità di contributi versati. Si deve accettare il fatto che il lavoro di oggi è sempre più precario e le carriere lavorative sono sempre più discontinue. Un assegno di almeno 700 euro al mese è il minimo che si possa ricevere.

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