Il governo Meloni pensa a una riforma delle pensioni da attuare già nel 2023. Il dubbio è tra una nuova quota 102 o 103, con la possibilità di un bonus busta paga per chi ritarda il pensionamento.
Il tema pensioni si arricchisce di due nuovi capitolo: quota 103 per agevolare l’accesso alla pensione e allo stesso tempo un bonus per chi sceglie comunque di continuare a lavorare. E intanto resiste la possibilità di una quota 41 rivisitata a tal punto da farla diventare una nuova quota 102.
Quindi, anziché prevedere una penalizzazione per chi va in pensione in anticipo, il governo Meloni sembra voler utilizzare l’approccio inverso: riconoscere un bonus busta paga a chi pur soddisfando i requisiti per l’accesso alla nuova quota sceglie di non approfittarne e di restare al lavoro per qualche anno ancora.
Una misura che secondo indiscrezioni potrebbe anche trovare spazio nella prossima legge di Bilancio, anche se non sarà semplice: dei 30 miliardi a disposizione, infatti, più dei due terzi (21 miliardi) saranno destinati a fronteggiare il caro bollente.
Trovare anche i soldi per la riforma delle pensioni, sulla quale nelle ultime ore sono emersi ulteriori dettagli, non sarà quindi una sfida semplice per il governo Meloni, in particolare per il ministro Giancarlo Giorgetti che in queste ore è al lavoro per trovare una soluzione che possa far quadrare i conti.
Pensione in anticipo con quota 102
Una cosa sembra certa: nella riforma delle pensioni per il 2023 ci sarà il rinnovo dell’Ape sociale, oltre all’estensione della platea delle beneficiarie di Opzione donna.
C’è poi da trovare un modo per agevolare l’accesso alla pensione: com’è noto l’intenzione della Lega è di puntare su quota 41 per tutti, così da poter dire di aver davvero superato la legge Fornero (dove per andare in pensione indipendentemente dall’età sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi, uno in meno per le donne), ma i costi oggi sembrano essere proibitivi visto che si parla di 5 miliardi di euro l’anno.
Ecco allora che si potrebbe pensare a un sistema che non prevede solamente un certo numero di contributi tra i requisiti per andare in pensione, ma anche un paletto anagrafico. Ad esempio, si potrebbe stabilire che per andare in pensione con 41 anni di contributi bisognerà comunque aver compiuto 61 anni: in questo modo la platea dei beneficiari si restringerebbe da 200 a 90 mila lavoratori nel primo anno, con un costo di appena 1,4 miliardi di euro.
Soldi che secondo Matteo Salvini si potrebbero recuperare “sospendendo il reddito di cittadinanza per 6 mesi a coloro che lo prendono da più di 18 mensilità e sono nella condizione di poter lavorare”. Circa 900 mila persone secondo i dati resi noti dall’Inps.
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Così quota 41 si trasformerebbe in una nuova quota 102, diversa da quella in vigore nel 2022 (dove servono 38 anni di contributi e un’età di 64 anni per andare in pensione), che invece non verrebbe rinnovata.
Pensione in anticipo con quota 103
Parimenti si sta facendo strada anche una nuova possibilità: quota 103, dove l’accesso alla pensione verrebbe raggiunto all’età di 63 anni, ma con un anno in meno di contributi.
Con 40 anni di contributi, quindi, si potrà anticipare l’accesso alla pensione di 4 anni rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia.
Quale tra le due proposte hanno maggiori possibilità di essere approvate non è dato sapere, tuttavia non dovremo attendere molto per una risposta. Già il prossimo venerdì, 4 novembre, infatti, il ministero dell’Economia presenterà la cosiddetta Nadef, ossia l’ultima nota di aggiornamento al Def che anticipa i lavori per la legge di Bilancio 2023, la quale entro il 30 novembre prossimo dovrà essere pronta per poter essere spedita a Bruxelles.
Bonus busta paga per chi resta al lavoro
Entrambe le misure potrebbero prevedere un bonus in busta paga in favore di coloro che pur soddisfandone i requisiti accettano di continuare a lavorare.
Nel dettaglio, continuando a lavorare dopo il raggiungimento di quota 102, o quota 103 a seconda di quella che sarà la scelta del governo, si avrà diritto a un bonus che funzionerà nel seguente modo:
- il calcolo della pensione si ferma al momento in cui sono stati maturati i requisiti per la pensione anticipata con quota 102 o 103;
- per ogni anno in cui si resta al lavoro spetta una certa maggiorazione di stipendio grazie a un taglio pesante del cuneo fiscale;
- visto il principio di cristallizzazione della pensione si potrà andare in pensione quando lo si vuole, visto che i requisiti per quota 102 o 103 sono già stati raggiunti.
Il bonus tuttavia potrebbe essere solamente per alcune categorie di lavoratori, anche se ulteriori chiarimento a riguardo li avremo solamente tra qualche settimana.
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