Quota 41 per tutti, primi consensi nel centrodestra: ma serve fissare una soglia minima anagrafica.
Il dibattito sulla riforma delle pensioni si arricchisce di un nuovo capitolo, ma la sensazione è che da qui alla legge di Bilancio 2023 ce ne saranno molti altri.
Non sarà semplice, infatti, trovare una quadra che soddisfi tutte le parti in campo: da una parte i lavoratori che vorrebbero una strada alternativa alla riforma Fornero per andare in pensione in anticipo, i quali possono vantare del supporto dei sindacati e della Lega, dall’altra l’esigenza del Governo Meloni di far quadrare i conti. Anche perché le cose da fare sono diverse.
Negli ultimi giorni era emersa la possibilità di estendere anche agli uomini la possibilità di accedere a Opzione donna, andando così in pensione a 58 anni di età e 35 anni di contributi. Tuttavia, c’è una ragione che non soddisfa le parti sociali: il fatto che anche per la cosiddetta Opzione uomo ci sarebbe una penalizzazione in uscita, in quanto l’assegno di pensione verrebbe interamente ricalcolato con il sistema contributivo, comportando una riduzione che a seconda dei casi può arrivare anche al 30%.
Ragion per cui si sta provando a ragionare sulla misura preferita da Matteo Salvini, come pure dai sindacati: Quota 41, consentendo quindi di andare in pensione una volta maturati 41 anni di contributi.
Quota 41 per tutti: un progetto di lunga data
Oggi tale possibilità è riservata a pochi: oltre a essere lavoratori precoci, infatti, bisogna far parte di uno dei profili indicati dalla normativa, quali disoccupati, invalidi, caregivers e usuranti.
Da tempo si riflette sulla possibilità di estendere a tutti Quota 41 - così da superare quanto stabilito dalla legge Fornero, almeno per quanto riguarda la pensione anticipata - ma il conto sarebbe salato: secondo le stime della Ragioneria di Stato, infatti, il costo sarebbe di circa 5 miliardi l’anno, con un picco di 9 miliardi, e contribuirebbe ancora di più a innalzare la spesa pensionistica.
Ecco perché si sta ragionando su un modo per rendere Quota 41 per tutti sostenibile: ecco qual è la novità del giorno su cui starebbe ragionando la maggioranza di centrodestra.
Quota 41 per tutti nel 2023, ma solo con soglia di età
Così com’è stato per Quota 100, anche per Quota 41 per tutti potrebbe essere fissata una soglia minima di età per poter anticipare l’accesso alla pensione.
Ricordiamo, infatti, che inizialmente nel 2019 si è ragionato sulla possibilità d’introdurre una Quota 100 senza paletti, consentendo dunque il pensionamento a coloro per i quali la somma tra età anagrafica e contributi previdenziali dava come risultato 100. Tuttavia, successivamente per contenere i costi si è deciso di fissare una soglia minima tanto per l’età - 62 anni - quanto per i contributi 38 anni, tant’è che la misura non ha avuto così tanto successo come si riteneva inizialmente.
Lo stesso potrebbe valere per Quota 41 per tutti. Nel dettaglio, l’intenzione è di consentire l’accesso anticipato alla pensione per coloro che hanno maturato 41 anni di contributi, ma comunque guardando all’età: secondo indiscrezioni, la soglia potrebbe essere tra i 60 e i 61 anni, di fatto introducendo una sorta di Quota 101 o Quota 102 (comunque diversa da quella attuale, per la quale sono necessari 38 anni di contributi e 64 anni di età).
In questo modo si potrebbe comunque andare in pensione in anticipo rispetto a quanto stabilito dalla pensione anticipata, di 6 o 7 anni a seconda di quale sarà la soglia anagrafica individuata, ma solo raggiungendo i 41 anni di contributi.
Per andare in pensione indipendentemente dall’età, invece, l’unica opzione resterebbe quella offerta dalla pensione anticipata, per la quale sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e uno in meno per le donne.
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