Dipendenti pubblici, l’età per la pensione può slittare a 70 anni. Così si colmano le esigenze di organico (ma si limitano i concorsi pubblici).
AGGIORNAMENTO ORE 17:30 - L’emendamento in oggetto è stato dichiarato inammissibile. Non sarà quindi consentito ai dipendenti pubblici di restare al lavoro fino al compimento dei 70 anni.
Ricordiamo che la proposta, di cui abbiamo discusso nell’articolo seguente, prevedeva la possibilità di lasciare il lavoro a 70 anni per quei dipendenti pubblici che non avevano ancora raggiunto i 36 anni di contributi. Una decisione volontaria che doveva essere autorizzata anche dall’amministrazione di competenza e che avrebbe permesso da una parte di colmare le carenze di organico e dall’altra di aumentare l’importo della pensione futura.
Tuttavia, questa proposta è stata giudicata inammissibile, quindi quanto segue non si concretizzerà.
A sostenere la proposta in oggetto è un emendamento formulato da Fratelli d’Italia, a prima firma di Domenico Matera, depositato in commissione Bilancio del Senato dove è in fase di conversione il Decreto Milleproroghe. Una proposta che, è bene sottolineare, non comporterebbe ulteriori oneri per la finanza pubblica.
Nel dettaglio, questa prevede che laddove siano stati raggiunti i 67 anni di età, ma non sono stati superati i 36 anni di contributi, sarà possibile ritardare l’accesso alla pensione. Nel dettaglio, “su base volontaria”, l’interessato avrà la facoltà di scegliere tra la prosecuzione del rapporto di lavoro o tra il regolare collocamento in quiescenza.
Nel caso si volesse restare al lavoro ancora per qualche anno, assicurandosi così un incremento della pensione futura, bisognerebbe farne richiesta all’amministrazione di competenza, la quale - valutando i fabbisogni lavorativi - potrà accettarla o meno.
Niente di automatico quindi: ritardare il pensionamento fino al compimento dei 70 anni (e non oltre) richiederà il consenso di entrambe le parti, tanto del lavoratore quanto dell’amministrazione presso cui è impiegato.
Perché la pensione fino a 70 anni
Chi sostiene questa proposta lo fa perché ritiene che in questo modo si possa far fronte alle carenze di organico in alcuni settori della Pubblica amministrazione.
D’altronde, considerando anche Quota 103 - che come Quota 100 dovrebbe favorire perlopiù gli statali - quest’anno è in programma l’uscita anticipata di almeno 10 mila lavoratori dalla Pubblica amministrazione e per colmare i posti vacanti con nuovi concorsi ci vorrà del tempo. Ecco perché a coloro che invece non sono interessati al pensionamento anticipato e che anzi vorrebbero restare al lavoro per qualche anno in più rispetto al limite ordinamentale di 67 anni potrebbe essere data la possibilità di farlo.
E i concorsi pubblici?
Ovviamente un tale emendamento avrebbe conseguenze sui concorsi pubblici, in quanto i posti vacanti nelle Pubbliche amministrazioni verrebbero in parte colmati dal personale che deciderà di restare al lavoro fino ai 70 anni.
Quindi, qualora il tasso di adesione dovesse essere elevato potrebbe esserci una riduzione dei posti a disposizione per i concorsi pubblici. Una cattiva notizia per quei giovani che sperano nel posto fisso, in quanto il ricambio generazionale nella Pa potrebbe subire un brusco rallentamento.
Pensione persino a 72 anni per i medici
Uno dei settori della Pubblica amministrazione con maggiori esigenze di organico è la Sanità. Ecco perché tra gli emendamenti al Decreto Milleproroghe ce n’è uno che punta a incrementare ulteriormente l’età entro cui un medico può ancora prestare servizio.
Nel dettaglio, un emendamento a firma di Antonio De Poli (Noi Moderati), innalza - tra il 1° gennaio 2023 e il 31 dicembre 2026 - il collocamento d’ufficio a riposo a 72 anni di età per il personale medico, sia dipendente che convenzionato, del Servizio sanitario nazionale.
Anche in questo caso, comunque, si tratterebbe di una scelta del diretto interessato, il quale una volta raggiunti i requisiti per andare in pensione potrà decidere tra il protrarsi in servizio fino al compimento dei 72 anni oppure se smettere subito di lavorare.
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