Per ogni anno di lavoro quanto si mette da parte di pensione? Dipende da diverse variabili: ecco alcune informazioni utili ai fini del calcolo.
Come noto, per il calcolo della pensione si guarda alle retribuzioni e ai contributi maturati dal lavoratore in carriera. Nel dettaglio, con il sistema retributivo si guarda perlopiù alle prime, mentre con il contributivo - entrato in vigore dal 1° gennaio 1996 - si guarda ai contributi effettivamente versati dal lavoratore.
A tal proposito ci siamo chiesti: per ogni anno di lavoro quanto stiamo accumulando di pensione? Rispondere a questa domanda non è semplice in quanto bisogna tener conto del funzionamento del calcolo contributivo della pensione.
Nel dettaglio, questo prevede che i contributi versati dal lavoratore vadano a formare il cosiddetto montante contributivo, il quale ogni anno viene rivalutato in base alla variazione dell’indice dei prezzi. Questo montante contributivo viene poi trasformato in pensione tramite l’applicazione del cosiddetto coefficiente di trasformazione: questi vengono modificati ogni biennio tenendo conto della variazione delle aspettative di vita e di conseguenza non è possibile sapere quali saranno i coefficienti alla data in cui andrete in pensione.
Detto questo, possiamo comunque fare delle considerazioni che ci aiutano a capire quanto effettivamente si guadagna di pensione per ogni anno di lavoro.
Anni di lavoro nel regime contributivo: quanto si accumula per la pensione?
Come anticipato, dal 1° gennaio 1996 gli anni di lavoro vengono trasformati in pensione secondo le regole del calcolo contributivo. L’unica eccezione è per quei lavoratori che hanno maturato 18 anni di contributi prima di questa data per i quali il calcolo contributivo si applica successivamente al 1° gennaio 2012.
Per i periodi lavorati nell’anno corrente - e per quelli avvenire - non c’è alcun dubbio: questi andranno ad influire sull’assegno futuro in base a quanto stabilito dal regime contributivo.
Con questo, gli anni di lavoro - nonché i contributi versati dal lavoratore - si vanno ad accumulare nel cosiddetto montante contributivo. Questo si calcolo seguendo dei semplici passaggi:
- individuare la base imponibile annua, ossia la retribuzione annua - nel caso dei lavoratori dipendenti - o il reddito annuo per gli autonomi;
- moltiplicare la base imponibile annua per l’aliquota di computo che per il lavoro dipendente è pari al 33% mentre per il lavoro autonomo è del 25% (per le P.IVA iscritte alla Gestione Separata). In questo modo si calcola l’ammontare dei contributi accreditati in ogni anno;
- a questo punto i contributi accreditati ogni anno vanno rivalutati moltiplicandoli per il tasso di capitalizzazione.
Soffermiamoci sui primi due punti.
Quanto un lavoratore dipendente guadagna di pensione per ogni anno di lavoro
Prendiamo come esempio un lavoratore dipendente con reddito annuo lordo pari a 30.000,00€, con uno stipendio netto quindi vicino ai 1.500,00€.
Per ogni anno di lavoro questo accumula un 33% nel montante contributivo. In un anno, quindi, accumula 9.900,00€ nel montante contributivo, e dopo 10 anni questo arriverà ad avere un montante contributivo vicino ai 100.000,00€ (al netto della rivalutazione annua).
In vent’anni di lavoro, quindi, questo avrà accumulato un montante contributivo appena inferiore ai 200.000,00€, a patto ovviamente che non ci siano interruzioni di carriera né tantomeno dei tagli di stipendio.
A questo punto non resta da capire a quale importo di pensione equivale un montante contributivo da 200.000,00€. Come anticipato, per capirlo bisogna vedere il coefficiente di trasformazione previsto per l’età anagrafica in cui si accede alla pensione. Il sistema, infatti, tende a penalizzare coloro che anticipano l’uscita dal mercato del lavoro, premiando invece chi la ritarda.
Non potendo sapere quali saranno i coefficienti di trasformazione - tenendo conto che questi vengono aggiornati ogni biennio - quando andrete in pensione, prendiamo come riferimento quelli in vigore oggi.
Ad esempio, mettiamo che decidiate di andare in pensione a 67 anni: in tal caso il coefficiente di trasformazione è pari al 5,575% e di conseguenza vi spetterebbe un assegno annuo lordo di 11.150,00€ annui.
Ritardando l’accesso alla pensione di un anno, invece, l’assegno sarebbe più elevato: intanto perché continuando a lavorare si arriverebbe a 21 anni di contribuzione e ad un montante contributivo di circa 210.000 euro e poi perché il coefficiente di trasformazione a 68 anni è del 5,772%.
Di conseguenza, di pensione annua spetterebbero circa 12.120,00€. Lavorando per un altro anno, quindi, si andrebbero a guadagnare circa 1.000,00€ di pensione annua.
Quanto un lavoratore autonomo (Gestione Separata) guadagna di pensione per ogni anno di lavoro
Guardiamo, invece, ad un lavoratore con Partita IVA iscritto alla Gestione Separata. Per questo l’aliquota di computo è del 25%: per ogni anno, quindi, viene versato un quarto del reddito percepito.
A fronte di un reddito annuo da 25.000,00€, dunque, vengono versati 6.250,00€ nel montante contributivo. A questo punto si applica lo stesso sistema previsto per i lavoratori dipendenti: su un montante contributivo di 20 anni - quindi del valore di 125.000,00€ (ovviamente presupponendo un reddito invariato negli anni) - spetta una pensione pari a 7.187,00€. Lavorando un anno in più, con un montante contributivo quindi pari a 131.250,00€, questa invece salirebbe a 7.575,75€, circa 400 euro in più.
Questi calcoli sono utili per capire quanto effettivamente un anno di lavoro impatta sulla pensione futura: una considerazione che vi troverete certamente a fare quando, in prossimità della pensione, dovrete decidere tra il continuare a lavorare per qualche altro anno oppure se preferire l’immediato collocamento in quiescenza.
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