A maggio arrivano aumenti o tagli della pensione? Una cosa è certa: pagamento con un giorno di ritardo.
La pensione di maggio verrà pagata in ritardo per tutti, sia per chi ha l’accredito in banca che per coloro che hanno preferito la posta. La festività dei lavoratori dell’1 maggio, infatti, porterà a un rinvio dei pagamenti al primo giorno successivo utile. Solo allora i pensionati avranno chiaro l’importo della pensione, per quanto comunque ricordiamo che questa informazione si può reperire anche con qualche giorno di anticipo consultando il cedolino pubblicato dall’Inps nella propria area personale.
Vi anticipiamo comunque che la pensione percepita a maggio non sarà diversa - salvo casi particolari ovviamente - da quella dei mesi scorsi. Dobbiamo pertanto smentire - o meglio chiarire - le notizie riguardanti gli aumenti delle pensioni di maggio. Paradossalmente, infatti, ci sono maggiori probabilità di ricevere un taglio dell’assegno - comunque non diverso da quelli già applicati nei mesi scorsi - che un aumento.
Quando viene pagata la pensione di maggio
Come noto, la regola prevede che la pensione venga pagata il primo giorno bancabile di ogni mese. Sono esclusi, quindi, festivi e domeniche e - nel solo caso delle banche - anche il sabato.
Per questo motivo, giovedì 1 maggio non ci sarà il pagamento della pensione, come pure dei trattamenti assistenziali come l’Assegno sociale e le pensioni per invalidi civili. La giornata dedicata ai lavoratori, infatti, è un festivo e per questo motivo non è possibile effettuare operazioni bancarie.
Ragion per cui le pensioni il mese prossimo vengono pagate con un giorno di ritardo, venerdì 2 maggio per tutti.
Quali aumenti e tagli ci sono sulla pensione di maggio
Come anticipato, le regole per il calcolo della pensione di maggio non sono diverse da quelle applicate ad aprile. Ad esempio, per quanto riguarda eventuali aumenti non ce ne sono di nuovi: per il momento gli unici applicati sono quelli scattati a gennaio per effetto della rivalutazione che ha garantito un incremento pari allo 0,8% del valore lordo della pensione. Nel frattempo sulle pensioni di importo inferiore al trattamento minimo Inps, pari a 603,40 euro, si applica una maggiorazione straordinaria pari al 2,2%.
Non ci sono altri aumenti in programma, almeno non a maggio. Il prossimo è infatti atteso a luglio quando su alcune pensioni viene aggiunta la quattordicesima mensilità, mentre sul piano fiscale siamo ancora in attesa di capire il governo cosa farà con la riforma che dovrebbe portare a ridurre l’aliquota per il secondo scaglione, portandola dall’attuale 35% al 33%. Un’operazione che se confermata garantirà un nuovo aumento - ma solo per coloro che percepiscono di un assegno annuo superiore a 28.000 euro - fino a un massimo di 640 euro l’anno.
Anche lato tagli non ci sono novità tra aprile e maggio. Le aliquote Irpef - in attesa della riforma - sono sempre le stesse e l’Inps continua ad applicare la ritenuta in acconto per il 2025 che verrà poi ricalcolata in sede di conguaglio. Anche le addizionali sono le stesse rispetto al mese scorso: ciò significa che sulla pensione di maggio vengono trattenute le addizionali regionali e comunali in saldo per il 2024, mentre per il 2025 c’è solo l’acconto di quelle comunali.
Attenzione poi alle trattenute che vengono effettuate ancora per il conguaglio di fine 2024. Nel dettaglio, per alcuni pensionati l’eventuale debito risultato da questa operazione è stato trattenuto in un’unica soluzione, mentre per altri viene rateizzato e si andrà avanti fino a novembre. A ritrovarsi con una trattenuta a maggio - al pari di quella già effettuata ad aprile - sono coloro che hanno un importo annuo che non supera i 18.000 euro, ma solo nel caso in cui il debito da conguaglio sia risultato maggiore di 100 euro.
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