Che fine hanno fatto gli aumenti delle pensioni minime? Decorrono da gennaio ma non sono ancora nel cedolino: ecco di chi è la colpa e quando potrebbero arrivare davvero i soldi.
Il governo Meloni ha aumentato le pensioni minime riconoscendo una rivalutazione straordinaria dell’1,5% per il 2023, che sale al 6,40% per quei pensionati che hanno compiuto i 75 anni di età.
Non si può dire, quindi, che non abbia mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale, quando Silvio Berlusconi annunciò un aumento fino a 1.000 euro (soglia che, secondo quanto confermato da Tajani, dovrebbe essere raggiunta entro la fine della legislatura).
Tuttavia, per il momento l’aumento in oggetto è previsto solamente su carta. Seppure ufficializzato dall’Inps all’inizio di aprile, infatti, l’incremento della pensione minima non è stato ancora applicato nei relativi cedolini. E stiamo parlando di persone che ne necessiterebbero con urgenza: pensionati in età avanzata che si trovano con una pensione inferiore al minimo fissato dalla legge, sotto i 563,74 euro stando all’importo rivalutato a inizio 2023, il tutto mentre il costo della vita continua a salire vorticosamente (ad aprile c’è stato un incremento dell’8,3% su base annua).
Le ragioni di tale ritardo non sono state ufficializzate: secondo indiscrezioni, però, sembra che la norma - come inserita in legge di Bilancio 2023 - sia stata scritta male, rendendo complicato identificare la platea dei pensionati interessati.
Perché l’aumento delle pensioni minime non è ancora nel cedolino?
Nel dettaglio, per effetto di quanto previsto dalla legge di Bilancio 2023, tutte le pensioni sotto la soglia di 563,74 euro vengono aumentate dell’1,5%. E nel caso di pensionati over 75, invece, l’incremento è del 6,4%. Ciò significa che la pensione minima per gli under 75 sale a 572,74 euro - a fronte di un aumento mensile di 8,46 euro - mentre per gli over 75 si sfiorano i 600 euro mensili (599,82 euro).
I suddetti aumenti decorrono da gennaio 2023: tuttavia al momento non sono ancora presenti nel cedolino e molto probabilmente non lo saranno neppure a giugno. Seppure non ci sia una risposta ufficiale di questo ritardo, sembra che la colpa sia di come è stata scritta la norma. “Troppo frettolosamente”, secondo il segretario della Uil pensioni Carmelo Barbagallo, e ciò ha reso complicato per l’Inps individuare la platea degli interessati dal provvedimento (circa 2 milioni di persone).
Con la circolare Inps n. 35 del 3 aprile, però, tutti i dubbi sono stati chiariti: non dovrebbero più esserci intoppi, quindi, all’applicazione dei suddetti aumenti che tuttavia potrebbero ritardare ancora di qualche mese.
Quando verranno davvero aumentate le pensioni minime?
Noi di Money.it lo abbiamo chiarito già diverse settimane fa, quando la maggior parte delle testate dava per certo l’aumento delle pensioni minime con il pagamento in arrivo a maggio: i ritardi accumulati dall’Inps non permettono l’applicazione della rivalutazione straordinaria in tempi brevi.
Riprendendo le dichiarazioni di Barbagallo (qui l’intervista completa), ben informato sulle dinamiche interne all’Inps, sembra infatti che i soldi arriveranno solamente con la pensione in pagamento a luglio 2023.
Chi prende una pensione inferiore al minimo dovrà quindi avere ancora un po’ di pazienza. La buona notizia è che in sede di prima applicazione verranno riconosciuti anche gli arretrati per le mensilità pregresse. 6 mensilità in più quindi: ad esempio, un pensionato over 75 che prende 300 euro di assegno mensile e non gode dell’integrazione al trattamento minimo, avrà diritto a un aumento mensile di 19,20 euro al mese, ricevendo quindi circa 115 euro di arretrati.
Di fatto, tenendo conto dell’importo massimo dell’aumento, gli arretrati per 6 mensilità possono arrivare fino a 50 euro per chi ha meno di 75 anni, 216 euro per chi ha superato questa soglia d’età.
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