Pensione di vecchiaia prima dei 67 anni, i 3 modi per averla anche nel 2025

Patrizia Del Pidio

5 Settembre 2024 - 10:09

La pensione di vecchiaia per l’accesso richiede il compimento dei 67 anni, ci sono casi in cui è possibile averla anche prima: ecco quali sono.

Pensione di vecchiaia prima dei 67 anni, i 3 modi per averla anche nel 2025

In via generale, per avere la pensione di vecchiaia sono richiesti due requisiti precisi che riguardano l’età e i contributi versati. L’accesso è consentito al compimento dei 67 anni a chi ha maturato almeno 20 anni di contributi. Ci sono casi specifici che, però, permettono l’accesso anche prima.

Va chiarito che non sempre sono necessari neanche i 20 anni di contributi, a volte basta aver maturato 15 anni di contribuzione per accedere, ma, essendo deroghe abbastanza specifiche, non coinvolgono larga parte dei lavoratori e in questo articolo, quindi, non approfondiremo la casistica.

La normativa previdenziale italiana è ricca di sfaccettature, proroghe, deroghe e misure che si affiancano alla Legge Fornero e proprio per questo non sempre è facile comprendere quando i requisiti generali possono essere bypassati per poter accedere alla stessa misura con requisiti minori.

È il caso della pensione di vecchiaia che per la generalità dei lavoratori e delle lavoratrici prevede l’accesso a 67 anni compiuti, in altre circostanze prima. In questo articolo esamineremo proprio queste casistiche per capire quando la prestazione di vecchiaia può essere richiesta prima dell’età ordinamentale. Si tratta di misure strutturali, che non hanno scadenza e che, pertanto, permetteranno l’accesso alla pensione anche nel 2025.

Pensione di vecchiaia per gli invalidi

Il primo caso in cui la pensione di vecchiaia può essere richiesta prima dei 67 anni è quello degli invalidi con percentuale pari o superiore all’80%. La misura in questione è la pensione di vecchiaia anticipata per invalidi che riguarda, però, solo i lavoratori del settore privato ed esclude quelli del settore pubblico e i lavoratori autonomi.

Per accedere al trattamento di vecchiaia, fermo restando il requisito contributivo di 20 anni, chi ha una certificazione di invalidità pensionabile almeno all’80%, necessita di aver compiuto almeno 56 anni se donna e 61 anni se uomo. Per entrambi i generi, poi, è richiesto il rispetto di una finestra di attesa di 12 mesi che fa slittare la pensione a 57 anni per le donne e a 62 anni per gli uomini.

In questo caso, quindi, per la pensione di vecchiaia non è necessario attendere di aver compiuto i 67 anni.

Trattamento di vecchiaia per lavoratori gravosi

Anche chi svolge una mansione gravosa non ha necessità di attendere di compiere l’età ordinamentale per la pensione di vecchiaia. Per questi lavoratori, infatti, l’aumento dell’età pensionabile previsto nel 2019 per adeguamento all’aspettativa di vita Istat è stato congelato e l’accesso al trattamento di vecchiaia è rimasto fissato con i vecchi requisiti che richiedevano 66 anni e 7 mesi di età.

In questa circostanza, però, 20 anni di contributi non bastano e possono accedere alla quiescenza 5 mesi prima solo coloro che possono vantare almeno 30 anni di contributi.

Pensione di vecchiaia, il caso del comparto scuola

Se la generalità dei lavoratori per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria ha bisogno di aver compiuto i 67 anni di età, nel comparto scuola, in alcuni casi, bastano anche 66 anni e 8 mesi.

Il comparto scuola, lato pensione, ha delle regole particolari perché bisogna tenere conto che i lavoratori hanno solo una finestra d’uscita annua per accedere alla pensione, il 1° settembre. Per chi compie i 67 anni tra il 1° settembre e il 31 dicembre è possibile accedere alla pensione il 1° settembre dello stesso anno, quindi, prima di compiere i 67 anni.

Questo è previsto dall’articolo 59 Comma 9 della legge 449/che afferma

“Per il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione dal servizio ha effetto dalla data di inizio dell’anno scolastico e accademico, con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell’anno”.

Assegno ordinario di invalidità

Un’ultima casistica da prendere in esame che permette di smettere di lavorare prima dei 67 anni, è l’assegno ordinario di invalidità. Non si tratta, propriamente di una tipologia di pensione di vecchiaia, ma va detto che potrebbe permettere di smettere di lavorare in attesa del trattamento di vecchiaia.

L’assegno ordinario di invalidità, a prescindere dall’età, è riconosciuto al lavoratore che ha perso almeno due terzi della capacità lavorativa (67% di invalidità). Si tratta di una prestazione previdenziale il cui importo è calcolato sui contributi versati dal beneficiario al momento di liquidazione dell’assegno.

Chi lo percepisce, quindi, potrebbe anche decidere di smettere di lavorare in attesa della pensione di vecchiaia: i due trattamenti, in questo caso, avrebbero un importo simile poichè calcolati sugli stessi contributi (a variare il calcolo sarebbe soltanto l’applicazione del coefficiente di trasformazione che, sicuramente, a 67 anni è più alto).

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