Pensioni a rischio con 5.000 euro di debito (prima di smettere di lavorare)

Simone Micocci

29 Maggio 2024 - 09:33

Pensioni a rischio verifica in presenza di debiti con la Pubblica amministrazione superiori a 5.000 euro.

Pensioni a rischio con 5.000 euro di debito (prima di smettere di lavorare)

Chi si avvicina alla pensione deve sapere che la presenza di debiti potrebbe compromettere, o meglio ritardare, la liquidazione dell’assegno, come pure del trattamento di fine servizio o rapporto.

È l’articolo 48 - bis del Dpr n. 602 del 29 settembre 1973, recante disposizioni sulla riscossione delle imposte sul reddito, a prevedere che le amministrazioni pubbliche, come pure le società a prevalente partecipazione pubblica, prima di effettuare (a qualunque titolo) un pagamento di importo superiore a 10.000 euro (ma attenzione, perché come vedremo di seguito questo limite è cambiato), devono verificare se il beneficiario risulti inadempiente all’obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento il cui importo sia pari o superiore alla soglia suddetta.

La presenza di un debito nei confronti della Pubblica amministrazione, quindi, ritarda il pagamento della pensione, come pure del Tfr, in quanto fa scattare il servizio di verifica inadempimenti, con relativa segnalazione all’Agenzia delle Entrate che successivamente notifica le disposizioni per la restituzione dello stesso.

Come anticipato, però, il limite di 10.000 euro è stato oggetto di recente revisione, comportando un rischio anche per quelle pensioni di importo più basso.

Pensioni a rischio con debito di almeno 5.000 euro

Con i commi 986 e 987 dell’articolo 1 della legge di Bilancio 2018, è stato modificato il limite oltre cui scatta la suddetta verifica degli inadempimenti, sceso a decorrere dallo stesso anno a 5.000 euro.

Ciò significa che per far scattare la verifica devono sussistere, al momento della liquidazione della pensione, le seguenti condizioni:

  • pensione pari o superiore a 5.000 euro;
  • debito nei confronti dell’Amministrazione pari o superiore a 5.000 euro.

Lo stesso vale per qualsiasi altra somma liquidata dalle Pubbliche amministrazioni o dalla società a prevalente partecipazione pubblica, compreso quindi il pagamento del Trattamento di fine servizio (Tfs) o di fine rapporto (Tfr) liquidato alla cessazione del rapporto di lavoro.

Come funziona la verifica

Quindi, nel momento di liquidazione della prestazione, nel caso in cui il beneficiario risultasse inadempiente all’obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento scatta la segnalazione all’Agenzia delle Entrate Riscossione ai fini dell’esercizio dell’attività di riscossione delle somme iscritte a ruolo.

Una procedura che dà il tempo all’Agenzia di Riscossione di pianificare le modalità di restituzione del debito e che di fatto congela i pagamenti attesi: come spiegato dall’Inps con il messaggio n. 1085 del 2018 la procedura di verifica congela il pagamento per almeno 30 giorni, 60 nel caso del Tfr.

Nel dettaglio, questa verifica presenta un duplice vantaggio: da una parte consente una tempestiva acquisizione delle informazioni relative a contribuenti inadempienti, dall’altra rende immediatamente esecutive le azioni nei confronti dei soggetti inadempienti.

Tra le funzioni della verifica, infatti, troviamo:

  • consultazione delle posizioni di morosità dei soggetti;
  • gestione massiva delle richieste di verifica;
  • segnalazione della presenza di morosità (che verrà certificata nei cinque giorni successivi);
  • consultazione dell’ambito dell’Agente della Riscossione, territorialmente competente, che provvederà a eseguire il pignoramento;
  • stampa del documento di “liberatoria”, in caso di soggetto non moroso.

Pignoramento della pensione (anche se inferiore a 5.000 euro)

In presenza di debiti accertati la pensione sarà poi oggetto di pignoramento presso terzi. Ed è importante sottolineare che anche quando l’assegno ha un importo inferiore a 5.000 euro, e quindi non scatta in automatico la suddetta verifica, in presenza di debiti c’è il rischio di pignoramento per quanto la procedura in tal caso non è così immediata.

Nel dettaglio, il pignoramento della pensione avviene tenendo conto di due criteri:

  • può essere oggetto di pignoramento solamente la parte di pensione che supera di 2 volte il valore dell’Assegno sociale. Quindi, stando ai valori aggiornati nel 2024, solo la parte che eccede i 1.068,82 euro può essere oggetto di pignoramento;
  • della parte pignorabile se ne prende solamente 1/5. Per calcolare la parte che può essere oggetto di pignoramento della pensione, quindi, bisogna come prima cosa sottrarre dall’importo percepito i suddetti 1.068,82 euro, dopodiché del risultato se ne prende solamente il 20%.

Si applicano però delle regole differenti quando è l’Agenzia delle Entrate a disporre il pignoramento. In tal caso, infatti, della soglia che supera il limite pignorabile si prende solamente:

  • 1/10 per importi di pensione fino a 2.500 euro;
  • 1/7 per importi di pensione compresi tra 2.500 e 5.000 euro;
  • 1/5 per importi superiori a 5.000 euro.

Si ricorda comunque che non sono oggetto di pignoramento le prestazioni assistenziali (come le pensioni di invalidità civile) né tantomeno le rendite Inail, per le quali quindi non scatta neppure la suddetta verifica.

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