Pensioni, addio al mantenimento? Ecco cosa devi assolutamente sapere

Simone Micocci

28 Aprile 2025 - 09:40

La pensione può cancellare il mantenimento. Ecco quando puoi ottenere la revoca o la riduzione dell’assegno.

Pensioni, addio al mantenimento? Ecco cosa devi assolutamente sapere

Quando si va in pensione l’assegno di mantenimento diventa un obbligo ancora più gravoso per molti.

Continuare a pagare la stessa somma ogni mese, per i figli e magari anche l’ex coniuge, diventa inevitabilmente più pesante.

Per la stragrande maggioranza dei cittadini, infatti, con la pensione si assiste a un peggioramento delle condizioni economiche: ciò però non sempre vuol dire che la pensione cancella il mantenimento. Ecco cosa devi assolutamente sapere.

Quando la pensione cancella il mantenimento

Anche se molti sperano di liberarsi dall’obbligo di mantenimento con il pensionamento è difficile che ciò accada. La pensione cancella il mantenimento, non più dovuto all’ex moglie o all’ex marito, soltanto quando la diminuzione reddituale è tale da non permettere al coniuge obbligato di provvedervi.

È infatti riconosciuto che il pensionamento determina la riduzione del reddito e della capacità lavorativa, come ricordato dall’ordinanza n. 17030/2014 della Cassazione. Quest’ultima ha però anche negato la revoca dell’assegno, ammettendo soltanto una sua riduzione. Per arrivare a liberarsi del mantenimento, la pensione dovrebbe essere appena sufficiente al sostentamento del titolare, che quindi non può materialmente pagare l’assegno senza sacrificare i propri bisogni primari.

In alternativa, si può pensare a una revoca dell’assegno di mantenimento anche quando con il pensionamento la situazione reddituale tra gli ex coniugi diventa simile, tale da non giustificare più l’obbligo economico. Questa circostanza deve però essere provata, considerando che il giudice dovrà valutare tutta la situazione finanziaria e patrimoniale del coniuge obbligato. Chi è proprietario di più immobili, ad esempio, difficilmente può ottenere la revoca quando va in pensione, potendo comunque contare sui beni in suo possesso.

Allo stesso tempo, bisogna ricordare che la revoca non avviene soltanto quando non si è in grado di pagare, ma anche quando il beneficiario perde i requisiti. Anche in questo caso bisogna quindi valutare secondo le circostanze specifiche se il pensionamento del beneficiario cambia la sua situazione reddituale. Come già detto avviene di norma un peggioramento, ma non si può escludere a priori un miglioramento dei redditi con la pensione, soprattutto se fino a quel momento l’unica fonte di sostentamento è stata rappresentata dall’assegno dell’ex.

Se l’ex coniuge che riceve il mantenimento va in pensione ed è ora in grado di provvedere autonomamente alle proprie esigenze può infatti scattare la regola. Resta comunque il fatto che se l’ex si risposa o comunque raggiunge una stabilità anche economica, ad esempio accettando un’eredità notevole, o adotta comportamenti colpevoli può essere chiesta la revoca della misura. Tutti i cambiamenti devono in ogni caso passare dalla revisione del giudice e non possono essere stabiliti in autonomia, eventualmente chiedendo anche un rimborso delle somme pagate e non dovute.

L’assegno di mantenimento diminuisce con la pensione

È molto più probabile che con la pensione si assista a una riduzione del mantenimento dovuto, proprio in ragione della diminuzione dei redditi. L’ordinanza 17808/2015 della Cassazione ricorda però che non esiste alcun automatismo in tal senso: la diminuzione dei redditi deve essere provata, tenendo conto di tutti gli aspetti influenti oltre alla pensione. Così come proprietà immobiliari e altre entrate economiche possono compensare la perdita, il neo pensionato potrebbe però anche avere spese maggiori da sostenere per le quali chiedere una riduzione.

Per esempio, un nuovo figlio o delle spese mediche sopraggiunte. In questo caso può ottenere una riduzione dell’assegno, a maggior ragione se nel frattempo anche il beneficiario è andato in pensione aumentando i suoi redditi. Questo principio, tuttavia, vale anche al contrario: se l’altro ha spese maggiori o redditi minori con la pensione può ottenere un aumento dell’assegno, nel limite in cui è sostenibile per l’obbligato.

Separazione o divorzio?

Nella revisione dell’assegno di mantenimento è fondamentale capire secondo quali principi viene determinato. Dopo la separazione, infatti, gli obblighi di assistenza morale e materiale tra i due coniugi rimangono e i criteri di assegnazione sono più elastici quando c’è una disparità reddituale. Con il divorzio e lo scioglimento completo dell’unione, invece, l’assegno (che prende il nome di assegno divorzile) spetta soltanto a chi non è autosufficiente economicamente né può diventarlo, il tutto in maniera incolpevole.

L’assegno viene così regolato in maniera molto più severa e stringente, ed è anche molto più facile ottenere una riduzione o la revoca. Allo stesso tempo, la Cassazione riconosce all’assegno divorzile una funzione perequativa, volta a compensare l’altro dei sacrifici economici e professionali fatti per la famiglia e di comune accordo con il coniuge. Questa parte dell’assegno tendenzialmente non viene mai revocata, ma non corrisponde comunque all’intero importo mensile.

Pensione e mantenimento ai figli

Il mantenimento dovuto ai figli è un obbligo ancora più importante di quello dovuto all’ex coniuge, perciò difficilmente il pensionamento ne comporta la revoca. Ovviamente, ciò avviene se nel frattempo i figli hanno perso i requisiti per riceverlo (sono maggiorenni, in salute, non studiano e non cercano lavoro oppure hanno redditi propri che li rendono autonomi). È una situazione molto più comune di quanto si pensi, con tanti genitori che continuano a versare il mantenimento per supportare i figli, ma arrivati alla pensione vogliono rivederne le condizioni. In questi casi, l’assegno di mantenimento può essere revocato.

La riduzione del mantenimento, invece, può essere determinata soltanto da una comprovata e significativa riduzione dei redditi, analogamente a quanto visto sopra per il coniuge. Il principio di base è però del tutto differente in questo caso: i figli hanno diritto al massimo che il genitore può dare loro, a un pari tenore di vita.

Iscriviti a Money.it