Pensioni, aumenti non ancora definitivi: una seconda parte matura ogni mese, ecco quando verrà pagata

Simone Micocci

2 Marzo 2023 - 07:30

Pensioni, un secondo aumento è già ufficiale: se ne matura una parte ogni mese, viene accantonata e poi liquidata in un’unica soluzione all’inizio dell’anno prossimo.

Pensioni, aumenti non ancora definitivi: una seconda parte matura ogni mese, ecco quando verrà pagata

Con la pensione in pagamento a marzo è stata completata la prima fase della rivalutazione 2023, quella con cui è stato utilizzato il tasso provvisorio del 7,3% accertato dall’Istat.

Ce ne sarà una seconda - un conguaglio della rivalutazione 2023 - a inizio gennaio prossimo, quando l’Inps terrà conto non del tasso provvisorio bensì di quello definitivo, risultato più alto di 0,8 punti percentuali.

Indipendentemente da cosa succederà con la rivalutazione 2024 (per la quale comunque si preannuncia un tasso altrettanto elevato), per i pensionati c’è già un nuovo aumento in programma. Incremento di cui se ne accumula una parte ogni mese, per poi essere liquidato in un’unica soluzione con la prima pensione del prossimo anno.

Sulle pensioni, quindi, verrà applicato un ulteriore aumento dello 0,8%, percentuale che si riduce per coloro che hanno un assegno superiore a 4 volte il trattamento minimo per i quali - come voluto dalla legge di Bilancio 2023 - la rivalutazione è solamente parziale.

Perché è previsto un nuovo aumento delle pensioni

La rivalutazione è quel meccanismo con cui annualmente le pensioni vengono adeguate al costo della vita, ossia al tasso d’inflazione medio accertato nell’ultimo anno.

Tuttavia, per poter procedere alla rivalutazione già nel mese di gennaio, l’Inps in una prima fase utilizza un tasso d’inflazione provvisorio, solitamente aggiornato a ottobre, con il rischio però che quello definitivo risulti differente. A tal proposito, la normativa fissa per l’anno successivo (ma Mario Draghi nel 2022 l’anticipò di 2 mesi) un conguaglio, con cui la stessa rivalutazione viene effettuata utilizzando il tasso definitivo. E laddove ne risulti un aumento in misura maggiore rispetto a quanto riconosciuto, allora la pensione verrà ricalcolata e ne saranno pagati gli arretrati.

Arretrati che quindi maturano in ogni mensilità dell’anno in corso: vengono accantonati e poi liquidati in un’unica soluzione, contribuendo a rendere più alto l’assegno d’inizio 2024.

Come anticipato, esattamente questo è successo alla rivalutazione 2023, per la quale inizialmente è stato utilizzato il tasso provvisorio del 7,3%, salvo poi accertare che quello definitivo è stato più elevato, pari all’8,1% (tant’è che questa percentuale è stata invece utilizzata per la rivalutazione dell’assegno unico).

Una percentuale minima dello 0,8% da cui ovviamente non risulteranno chissà quali aumenti: tuttavia, considerando che verranno pagati tutti in un’unica soluzione ne potrebbe comunque risultare un incremento a tre cifre.

Quanto arriva di arretrato della rivalutazione

L’importo liquidato a marzo 2023, quindi, non è quello definitivo: manca infatti la seconda parte della rivalutazione - per la quale verrà utilizzato un tasso base dello 0,8%, ossia la differenza tra inflazione media provvisoria e definitiva - attesa per gennaio prossimo.

A tal proposito, di seguito trovate una tabella in cui sono riassunti gli importi che verranno riconosciuti con la seconda parte della rivalutazione, sia al lordo che al netto delle tasse.

Pensione lorda mensile dicembre 2022Pensione lorda mensile gennaio 2023 Pensione lorda mensile gennaio 2024 Arretrati lordi Arretrati netti
1.000€ 1.073€ 1.081€ 104€ 73€
1.500€ 1.609€ 1.621€ 156€ 107€
2.000€ 2.146€ 2.162€ 208€ 135€
2.500€ 2.655€ 2.672€ 221€ 137€
3.000€ 3.116€ 3.128€ 156€ 103€
3.500€ 3.620€ 3.633€ 169€ 106€
4.000€ 4.137€ 4.152€ 195€ 112€
4.500€ 4.621€ 4.634€ 169€ 99€
5.000€ 5.135€ 5.149€ 182€ 110€

Ad esempio, chi a dicembre scorso aveva una pensione lorda di 1.500 euro ha goduto - già a gennaio - di un primo aumento di 109 euro, ma ne mancano all’appello altri 12 euro. Questi non sono andati persi ma si stanno accumulando: considerando anche la tredicesima, ne risulterà così un arretrato di 156 euro, 107 euro circa considerato al netto delle tasse.

Aumento a cui poi si aggiungerà quello della rivalutazione 2024, per la quale inizialmente si utilizzerà un tasso provvisorio e poi quello definitivo. Rivalutazione che potrebbe essere non molto lontana da quella applicata quest’anno: anche se in frenata, infatti, l’inflazione continua a essere molto alta, tant’è che a gennaio 2023 è stato registrato un +10,0% su base annua.

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