Pensioni, chi ci va prima nel 2024

Simone Micocci

20 Dicembre 2023 - 09:58

Tra conferme e novità, ecco chi potrà smettere di lavorare prima nel 2024 accedendo direttamente alla pensione.

Pensioni, chi ci va prima nel 2024

Persone fragili, donne e lavoratori con un gran numero di anni di contributi alle spalle: sono gli appartenenti a queste categorie ad andare in pensione prima nel 2024 alla luce delle conferme e modifiche apportate dalla legge di Bilancio.

Come già successo negli anni scorsi, il governo dopo aver di fatto confermato la legge Fornero ha mantenuto delle agevolazioni per coloro che si trovano in una posizione che necessita di una maggior tutela previdenziale, consentendo loro di andare in pensione in leggero anticipo rispetto alla generalità dei lavoratori.

Va detto che la manovra complica i piani di chi ha in programma di andare in pensione il prima possibile: eccetto la modifica per la pensione di vecchiaia, consentendo ai contributivi puri di smettere di lavorare a 67 anni solo se hanno maturato una pensione pari al valore dell’assegno sociale (mentre prima il limite era di 1,5 volte), nel complesso c’è infatti un peggioramento delle regole per il pensionamento.

Un cambio di regole che avrà conseguenze anche su quelle categorie che tradizionalmente vanno in pensione prima: vediamo quali sono e le regole a loro riservate per il pensionamento nel 2024.

Disabili

Come anticipato, generalmente possono andare in pensione in anticipo le persone più fragili, tra le quali figurano anche disabili e invalidi civili.

A tal proposito, per questi la pensione di vecchiaia si raggiunge all’età di:

  • per gli invalidi all’80% con 20 anni di contributi, il diritto si acquisisce a 61 anni di età per gli uomini e a 56 anni per le donne;
  • nel caso dei ciechi assoluti con 10 anni di contributi, il diritto si acquisisce invece a 56 anni di età per gli uomini e a 51 anni per le donne.

A questa misura, che non è stata modificata dalla manovra, si aggiungono poi quelle riservate ai lavoratori invalidi almeno al 74%, quali:

  • Quota 41, con la quale si può smettere di lavorare a qualsiasi età a patto di aver raggiunto almeno 41 anni di contributi, di cui 12 mesi devono risultare accreditati prima del compimento dei 19 anni di età;
  • Ape sociale, non una vera forma di pensionamento quanto più una strada che consente di smettere di lavorare in anticipo percependo nel contempo un’indennità sostitutiva della pensione. A questa misura ci si accede a 63 anni e 5 mesi (requisito modificato dall’ultima manovra) e con 30 anni di contributi.

Lavoratori gravosi e usuranti

Misure come l’Ape sociale e Quota 41 sono riservate anche ai lavoratori gravosi e usuranti, con la differenza che per l’accesso all’anticipo pensionistico sono richiesti 36 anni di contributi anziché 30.

Questi poi continuano ad andare in pensione a 66 anni e 7 mesi di contributi (invece a 67 anni) a patto di aver maturato almeno 30 anni di contributi.

Caregiver

Tra i lavoratori fragili figurano anche i cosiddetti caregiver, ossia chi assiste da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, o anche un parente o un affine di secondo grado convivente laddove i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.

A questi è riservata la possibilità di accedere tanto a Quota 41 quanto all’Ape Sociale.

Disoccupati

Lo stesso diritto di accesso agevolato alla pensione con Quota 41 o in alternativa con l’Ape Sociale vale anche per coloro che sono disoccupati (ma solo a seguito di licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale) che hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante.

Donne

Anche le donne rientrano tra le categorie che meritano di una maggior tutela previdenziale e per questo possono andare in pensione in anticipo. Nel dettaglio, la manovra favorisce perlopiù quelle con figli, consentendo ad esempio a coloro che rientrano interamente nel regime contributivo di andare in pensione a 64 anni di età, 20 anni di contributi, e un assegno pari ad almeno 2,8 volte (con un figlio) o a 2,6 volte (con almeno due figli) il valore dell’assegno sociale.

Ma la misura più importante è senza dubbio Opzione donna che tuttavia quest’anno viene ulteriormente limitata: complici le novità introdotte dal governo Meloni, a potervi accedere nel 2024 saranno solamente coloro che entro il 31 dicembre di quest’anno compiono 61 anni di età (60 anni con un figlio, 59 con almeno due), hanno maturato 35 anni di contributi e sono invalide, caregiver o licenziate o comunque dipendenti da grandi aziende in crisi.

Lavoratori con molti anni di contributi

Lo abbiamo visto con Quota 41, chi ha molti anni di contributi va in pensione prima.

Ma non è la sola misura a prevederlo: da segnalare anche la pensione anticipata che differisce per uomini e donne: i primi, infatti, possono andare in pensione una volta maturati 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre alle donne basta un anno in meno.

C’è poi la conferma di Quota 103, con la quale chi ha maturato 41 anni di contributi può andare in pensione a 62 anni. Tuttavia, novità assoluta di questo 2024, dovranno accettare un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno da cui generalmente ne scaturisce una penalizzazione dell’assegno.

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