Pensioni, chi rischia di più senza l’addio alla riforma Fornero

Simone Micocci

25/01/2023

Cancellare la legge Fornero, sì o no? Farlo oggi aumenterebbe il debito nei confronti delle generazioni future, ossia quelle maggiormente penalizzate dalla riforma del 2011.

Pensioni, chi rischia di più senza l’addio alla riforma Fornero

Da tempo si parla della possibilità di superare la legge Fornero così da alleggerire le regole per l’accesso alla pensione, tant’è che da una parte del centrodestra viene posta in cima alla scala delle priorità. Tuttavia, va detto che cancellare la legge Fornero serve più alle generazioni future che a coloro che sono ormai prossimi alla pensione, tant’è che nel discorso d’insediamento in Parlamento la presidente del Consiglio ha parlato proprio di questo.

La priorità per il futuro sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo”, così Giorgia Meloni illustrava il suo programma alle Camere, aggiungendo che per il momento ci si limiterà a “facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale”.

Certo, chi non vorrebbe andare in pensione prima: basti vedere quanto sta succedendo in Francia, dove la proposta d’innalzare l’età pensionabile a 64 anni è stata sufficiente per smuovere le piazze. Tuttavia, bisogna anche tener conto della necessità di garantire una sostenibilità al sistema, obiettivo che la legge Fornero - nonostante tutte le critiche mosse - ha contribuito a raggiungere.

Aumentare il costo delle pensioni oggi avrebbe ripercussioni ulteriori sulle generazioni future, già sufficientemente penalizzate dal passaggio integrale al sistema contributivo e dall’adeguamento biennale dei requisiti per l’accesso alla pensione con l’andamento delle speranze di vita.

A oggi, come tra l’altro conferma il simulatore Inps appena aggiornato, sono proprio le generazioni future a pagare maggiormente per le conseguenze della legge Fornero, ragion per cui semmai si decidesse di investire risorse per una riforma lo si dovrebbe fare in favore di una pensione di garanzia e non di altre misure spot che oggi contribuirebbero ad aumentare il favore elettorale ma con un caro prezzo da pagare per le prossime generazioni.

Perché oggi l’addio alla riforma Fornero non serve

Oggi in Italia si va in pensione a 67 anni”. Quante volte lo abbiamo sentito dire, ed effettivamente è così visto che 67 anni è l’età fissata per l’accesso alla pensione di vecchiaia, per la quale sono necessari anche 20 anni di contributi.

Tuttavia, è bene specificare che ci sono anche altre opzioni per il pensionamento, alcune delle quali consentono di smettere di lavorare con largo anticipo. Tant’è che secondo l’Inps, l’età effettiva per il pensionamento, nel 2020 (quando era ancora in vigore Quota 100) è stata pari a 63,8 anni.

Quindi, per rispondere alla domanda a quanti anni si va in pensione in Italia bisogna prendere in considerazione tutto il parterre di opzioni possibili, ad esempio la pensione anticipata a cui si accede a qualsiasi età, basta soddisfare un certo numero di anni di contributi (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne).

Di certo, quindi, non si può dire che 63,8 anni siano troppi per andare in pensione; certamente dei correttivi sono possibili, ad esempio tutelando le fasce fragili della popolazione, ma pensare a una riduzione netta - ad esempio ponendo l’asticella su 62 anni di età - sembra essere una manovra alquanto rischiosa.

Anche perché, come ricorda il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, il bilancio tra lavoratori (che versano contributi e quindi garantiscono liquidità alle casse dell’Istituto) e pensionati con il passare degli anni rischia di tendere sempre più a favore di quest’ultimi. Ad esempio, nel 2029 il rapporto tra stipendi e pensioni calerà all’1,3 (rispetto all’attuale 1,4), mentre nel 2050 sarà di 1 a 1. Quindi, ci saranno tanti pensionati quanti sono i lavoratori, una proporzione insufficiente per garantire stabilità ai conti pubblici.

Vale la pena quindi rivoluzionare oggi il sistema pensionistico italiano, cancellando la legge Fornero, lasciando un’eredità pesante alle generazioni future per le quali già oggi gli scenari sono alquanto pessimistici?

Perché cancellare la riforma Fornero è una necessità per le generazioni future

La soluzione migliore sarebbe ritardare il più possibile la cancellazione della legge Fornero. In questo modo non ci sarebbero costi spropositati per le generazioni future e ci sarebbero sufficienti risorse per tutelarli dalle conseguenze che la riforma in oggetto avrà sulla loro pensione.

Nel dettaglio, ci sono due fattori introdotti dalla riforma del 2011 che mettono a serio rischio l’accesso alla pensione per le generazioni future:

  • il calcolo interamente contributivo della pensione, con il quale l’assegno tiene conto dei soli contributi versati nel corso della carriera. E se consideriamo le difficoltà del mercato del lavoro in questi ultimi anni, con carriere sempre più discontinue e stipendi bassi, il rischio per molti giovani di oggi è di avere una pensione non sufficiente per far fronte alle spese, senza dimenticare poi che per i contributivi puri non vi è neppure il diritto all’integrazione fino alla pensione minima;
  • l’adeguamento biennale dei requisiti per l’accesso alla pensione con le speranze di vita. Uno strumento che nel lungo periodo potrebbe far slittare notevolmente l’età di accesso alla pensione. Ad esempio, nel 2050, l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia potrebbe salire a 69 anni e 7 mesi (o persino 9 nella peggiore delle ipotesi). E a potervi accedere saranno solamente coloro che hanno una pensione di un certo importo, almeno pari a 1,5 volte l’assegno sociale. Diversamente, ci sarà la possibilità di andare in pensione con l’opzione contributiva, per la quale oggi servono 71 anni di età ma che in futuro, considerando l’adeguamento biennale con le speranze di vita, potrebbe arrivare a 73 anni e 7 mesi.

Sono queste, dunque, le riflessioni da fare, interrogandosi su quale eredità si vuole lasciare alle generazioni future. Piuttosto che pensare a come cancellare la legge Fornero oggi, bisognerebbe trovare un modo per far sì che questa non penalizzi troppo chi in pensione rischia di non andarci proprio.

Ovvio che politicamente parlando si tratta di un rischio - in quanto pagano di più misure spot come ad esempio sarebbe Quota 41 per tutti - ma perlomeno il governo Meloni verrebbe ricordato in futuro come quello che ha avuto il coraggio di affrontare definitivamente un problema di cui si parla da anni ma senza misure concrete.

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