Pensioni: ecco come sarà il dopo Quota 100. Le tre proposte di Itinerari Previdenziali

Teresa Maddonni

17/02/2021

Le pensioni sono aumentate nell’anno della pandemia di 100mila unità. Necessaria è una riforma strutturale per il dopo Quota 100. Ma come sarà? Itinerari Previdenziali avanza tre proposte.

Pensioni: ecco come sarà il dopo Quota 100. Le tre proposte di Itinerari Previdenziali

Pensioni: il dopo Quota 100 è ancora un punto interrogativo e si pensa a come superare la misura alla sua scadenza naturale a dicembre 2021.

Tre proposte arrivano tuttavia da Itinerari Previdenziali, il think tank sul welfare di Alberto Brambilla che ha presentato ieri l’ottavo Rapporto sulle pensioni 2019.

Il rapporto ha evidenziato che sebbene le uscite con Quota 100 siano state minori rispetto a quanto previsto da quando la misura è stata introdotta, le pensioni nel 2020 sono state 100mila in più e il disavanzo di INPS aumenta.

Secondo il Rapporto di Itinerari Previdenziali nel 2019 il numero degli occupati per pensioni si era ridotto grazie a una ripresa del mercato del lavoro, ma complice la pandemia il disavanzo tra contributi e prestazioni è in aumento.

Vediamo qual è il quadro sulle pensioni di Itinerari Previdenziali e quali sono le tre proposte per superare Quota 100.

Pensioni: tre proposte per il dopo Quota 100

Le pensioni sono aumentate nel 2020 complice la pandemia e Itinerari Previdenziali avanza anche tre proposte per superare Quota 100 nel suo ottavo Rapporto. Ma andiamo per gradi.

Secondo il Rapporto le pensioni sono aumentate di 100mila unità nel 2020 e per giungere a un totale di 16 milioni e 135mila. Questo ha determinato un disavanzo, come abbiamo anticipato, tra pensioni e contributi versati dai lavoratori, di 33 miliardi di euro mentre nel 2019 aveva raggiunto il minimo arrestandosi a quota 20,8 miliardi di euro.

La spesa per le pensioni nel 2019 è stata di 230 miliardi di euro, ma con la ripresa del mercato del lavoro il rapporto tra numero di pensionati per occupati si è ridotto a 1,5. Un rapporto che però è cresciuto nel 2020 e non tornerà a quei livelli secondo il Rapporto. Il disavanzo sarà:

  • di 31 miliardi di euro nel 2021;
  • 25-26 miliardi di euro nel biennio successivo.

Secondo Itinerari Previdenziali non solo la tendenza di aumento delle pensioni potrebbe verificarsi anche quest’anno, ma molti sarebbero tentati di sfruttare l’ultimo anno di Quota 100 e andare in pensione in anticipo. La misura verrebbe in pratica utilizzata, come altre forme di pensione anticipata, come una sorta di ammortizzatore sociale. Ma quali sono le tre proposte sulle pensioni per il dopo Quota 100? Come sarà?

Nel Rapporto del think tank di Brambilla si legge:

“La revisione della normativa Fornero è auspicabile si realizzi con una proposta di legge che concluda, almeno per i prossimi 10 anni, il ciclo delle riforme dando certezza ai cittadini con regole semplici e valide per tutti, giovani e anziani, retributivi, misti e contributivi puri.”

E in tema di pensioni propone per il dopo Quota 100 che:

  • le regole per tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dal primo gennaio 1996 siano equiparate a quelle di tutti gli altri lavoratori compresi i requisiti per la pensione e l’integrazione al minimo su valori pari alla maggiorazione sociale e calcolati sulla base del numero di anni lavorati;
  • mantenere i requisiti per la pensione di vecchiaia con 67 anni di età adeguata all’aspettativa di vita e almeno 20 di contribuzione e sostituire le pensioni di Quota 100, APE social, Opzione donna e precoci con i fondi esubero che sono già operativi per le banche e assicurazioni e sono a costo zero per lo Stato;
  • reintrodurre la flessibilità in uscita alla base della riforma Dini, consentendo un pensionamento flessibile con, per esempio, 64 di età anagrafica (adeguata alla aspettativa di vita), con almeno 38 anni di contributi (Quota 102) di cui non più di 2 anni figurativi (esclusi dal computo maternità, servizio militare, riscatti volontari) al fine di premiare/incentivare il lavoro e non gli anni di permanenza nel sistema, rendendo stabile la pensione anticipata con circa 42 anni e 10 mesi per gli uomini (41 e 10 mesi per le donne) svincolata dall’aspettativa di vita ed eliminando qualsiasi divieto di cumulo.

Ancora si legge nel rapporto:

“Si potrebbero prevedere anticipi per le donne madri (8 mesi per ogni figlio con un massimo di 24 mesi) e per i precoci ogni anno di lavoro prima dei 19 anni dovrebbe valere 1,25 anni. Infine, si dovrebbe reintrodurre l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione ormai rinviata nell’ultimo decennio, nella misura del 100% fino a tre volte il minimo, 90% da tre a cinque volte il minimo e 75% oltre cinque volte la prestazione minima sulla quota di pensione “retributiva” mentre per quella contributiva l’indicizzazione dovrebbe essere pari al 100% eliminando l’iniquo taglio delle pensioni alte. Se si fosse proceduto con una riforma definitiva i numeri dei “salvaguardati” e i costi sarebbero stati inferiori ma soprattutto si sarebbe fatta più equità intergenerazionale.”

I trattamenti assistenziali costano di più

Non tanto il costo delle pensioni quanto quello dei trattamenti assistenziali è salito secondo Brambilla, e la spesa è stata pari a 114,27 miliardi nel 2019. Dal 2008 la crescita è stata in tal senso di 41 miliardi di euro.

Nel 2019, secondo Itinerari Previdenziali alle prestazioni sociali, tra cui pensioni e assistenza, il nostro Paese ha versato oltre il 50 % dell’intera spesa statale, per un totale di 488,336 miliardi di euro.

Per Brambilla è assurdo che negli ultimi 15/17 anni la metà di coloro che prendono una pensione non sono stati in grado di versare contributi regolari e necessitano di assistenza statale. Brambilla quindi ritiene che la politica debba riflettere sui numeri per due motivi:

  • perché questa situazione non sembra rispecchiare la condizione del Paese;
  • perché le prestazioni assistenziali, a differenza delle pensioni, gravano sulla fiscalità generale per oltre 25 miliardi e non sono soggette a imposizione fiscale.
Ottavo rapporto Itinerari Previdenziali
Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2019.

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