Aggiornati i coefficienti di rivalutazione degli stipendi per la parte di pensione calcolata con il retributivo. Ecco quanto spetta a chi smette di lavorare nel 2025.
Importanti novità per il calcolo delle pensioni: con la circolare n. 23 del 2025, infatti, l’Inps ha aggiornato il tasso di rivalutazione degli stipendi, un dato fondamentale ai fini del calcolo della parte di assegno che ricade nel regime retributivo.
Ricordiamo, infatti, che per il calcolo della pensione vengono utilizzati due diversi regimi a seconda di qual è il periodo di riferimento. Il retributivo si applica infatti fino al 31 dicembre 1995, oppure fino al 31 dicembre 2011 per coloro che entro fine 1995 avevano già maturato 18 anni di contribuzione. Il contributivo, invece, si applica su tutti i periodi successivi. Per quest’ultimo disponevamo di tutte le informazioni utili per il calcolo: già nei mesi scorsi, infatti, l’Inps aveva ufficializzato il tasso di capitalizzazione del montante contributivo come pure i nuovi coefficienti di trasformazione - per il biennio 2025/2025 - mentre non era così per il sistema retributivo per il quale mancava il tasso di rivalutazione delle retribuzioni.
Un’informazione determinante per calcolare quanto spetta di pensione - a chi ci va nel 2025 - per la parte calcolata con il retributivo; vediamo perché ribadendo come funziona questo sistema di calcolo e in che modo incide la suddetta rivalutazione degli stipendi.
Come funziona il sistema di calcolo retributivo della pensione
Se da una parte con il sistema contributivo si tiene conto esclusivamente dei contributi versati in carriera dal lavoratore, i quali una volta rivalutati vengono trasformati in pensione attraverso l’applicazione di un apposito coefficiente, con il retributivo invece hanno un peso solamente le ultime retribuzioni percepite prima del collocamento in quiescenza.
Nel dettaglio, nel caso del sistema di calcolo retributivo della pensione, l’ammontare dell’assegno è generalmente pari al 2% per ogni anno di lavoro (la cosiddetta aliquota di rendimento, che può variare per alcuni lavoratori) del reddito pensionabile. Quindi, con 10 anni nel retributivo spetta il 20%, con 30 anni il 60%. Il massimo che si può ottenere è l’80%.
Ma cosa si intende per reddito pensionabile? Questo è calcolato in due distinte quote, la A e la B. Nella prima figurano le anzianità contributive maturate fino al 31 dicembre 1992, mentre nella seconda quelle acquisite tra il 1° gennaio 1993 e il 31 dicembre 1995 (o 2011, a seconda dei casi). Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, la base pensionabile della quota A è costituita dalla media degli stipendi percepiti nei 5 anni precedenti alla pensione, mentre per la B si guarda agli ultimi 10 anni quando il lavoratore possiede almeno 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992, altrimenti anche qui ci si ferma a 5 anni.
L’importanza della rivalutazione
Attenzione però perché il reddito pensionabile non corrisponde effettivamente al guadagno percepito. Si tiene conto, infatti, delle variazioni del costo della vita intervenute negli ultimi anni, così da utilizzare un parametro che non è svalutato nel tempo.
A tal proposito, con la circolare n. 23 del 2025 l’Inps ha recepito il tasso di rivalutazione dello 0,8% rispetto all’anno precedente, aggiornando la tabella con tutti i coefficienti.
Anno | Quota A | Quota B | Anno | Quota A | Quota B | Anno | Quota A | Quota B |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
2025 | 1 | 1 | 2003 | 1,642 | 1,7009 | 1981 | 4,9515 | 6,8501 |
2024 | 1 | 1 | 2002 | 1,5004 | 1,8295 | 1980 | 5,8612 | 8,1879 |
2023 | 1,008 | 1,0177 | 2001 | 1,5375 | 1,8893 | 1979 | 6,9263 | 9,9881 |
2022 | 1,0624 | 1,0834 | 2000 | 1,5783 | 1,9557 | 1978 | 1,9825 | 11,6398 |
2021 | 1,1485 | 1,1822 | 1999 | 1,6194 | 2,0219 | 1977 | 8,9888 | 13,1782 |
2020 | 1,1703 | 1,2281 | 1997 | 1,6735 | 2,1243 | 1975 | 12,3476 | 18,3814 |
2018 | 1,1762 | 1,2458 | 1996 | 1,6985 | 2,1781 | 1974 | 14,4114 | 21,6818 |
2017 | 1,1891 | 1,2713 | 1995 | 1,7761 | 2,2807 | 1973 | 16,894 | 26,0703 |
2016 | 1,2021 | 1,2973 | 1994 | 1,8902 | 2,4215 | 1,972 | 18,9235 | 28,9643 |
2015 | 1,2021 | 1,2973 | 1993 | 1,9708 | 2,5361 | 1971 | 20,1625 | 30,7931 |
2014 | 1,2021 | 1,3213 | 1992 | 2,0547 | 2,6628 | 1970 | 21,1936 | 32,533 |
2013 | 1,2046 | 1,3358 | 1991 | 2,1513 | 2,8281 | 1969 | 22,2581 | 34,4209 |
2012 | 1,2179 | 1,3631 | 1990 | 2,3175 | 3,032 | 1968 | 23,003 | 35,6155 |
2011 | 1,2551 | 1,4168 | 1989 | 2,4837 | 3,2409 | 1967 | 23,379 | 36,3007 |
2010 | 1,2887 | 1,468 | 1988 | 2,6448 | 3,4808 | 1966 | 23,8844 | 37,2625 |
2009 | 1,3092 | 1,5038 | 1987 | 2,7859 | 3,6801 | 1965 | 24,5122 | 38,2489 |
2008 | 1,3188 | 1,5282 | 1986 | 2,9378 | 3,8781 | 1964 | 25,671 | 40,1615 |
2007 | 1,361 | 1,5912 | 1985 | 3,1109 | 4,1445 | 1963 | 27,5031 | 42,8087 |
2006 | 1,385 | 1,6324 | 1984 | 3,3733 | 4,5333 | 1962 | 29,8926 | 46,3123 |
2005 | 1,4125 | 1,6791 | 1983 | 3,7464 | 5,0487 | 1961 | 31,6115 | 48,9747 |
2004 | 1,4365 | 1,7221 | 1982 | 4,2702 | 5,8466 | 1960 | 32,437 | 50,7155 |
Per ogni stipendio percepito, quindi, va applicato il relativo coefficiente. Ad esempio, uno stipendio di 20.000 euro percepito nel 2017 verrà considerato pari a 23.782 euro nella Quota A, persino di 25.426 euro nella Quota B. Come invece potete notare dalla tabella, non vengono rivalutate le retribuzioni percepite nell’anno di decorrenza della pensione né tantomeno nell’anno precedente.
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