Pensioni, ecco di quanto si rivalutano gli stipendi. La tabella ufficiale

Simone Micocci

3 Marzo 2025 - 11:15

Aggiornati i coefficienti di rivalutazione degli stipendi per la parte di pensione calcolata con il retributivo. Ecco quanto spetta a chi smette di lavorare nel 2025.

Pensioni, ecco di quanto si rivalutano gli stipendi. La tabella ufficiale

Importanti novità per il calcolo delle pensioni: con la circolare n. 23 del 2025, infatti, l’Inps ha aggiornato il tasso di rivalutazione degli stipendi, un dato fondamentale ai fini del calcolo della parte di assegno che ricade nel regime retributivo.

Ricordiamo, infatti, che per il calcolo della pensione vengono utilizzati due diversi regimi a seconda di qual è il periodo di riferimento. Il retributivo si applica infatti fino al 31 dicembre 1995, oppure fino al 31 dicembre 2011 per coloro che entro fine 1995 avevano già maturato 18 anni di contribuzione. Il contributivo, invece, si applica su tutti i periodi successivi. Per quest’ultimo disponevamo di tutte le informazioni utili per il calcolo: già nei mesi scorsi, infatti, l’Inps aveva ufficializzato il tasso di capitalizzazione del montante contributivo come pure i nuovi coefficienti di trasformazione - per il biennio 2025/2025 - mentre non era così per il sistema retributivo per il quale mancava il tasso di rivalutazione delle retribuzioni.

Un’informazione determinante per calcolare quanto spetta di pensione - a chi ci va nel 2025 - per la parte calcolata con il retributivo; vediamo perché ribadendo come funziona questo sistema di calcolo e in che modo incide la suddetta rivalutazione degli stipendi.

Come funziona il sistema di calcolo retributivo della pensione

Se da una parte con il sistema contributivo si tiene conto esclusivamente dei contributi versati in carriera dal lavoratore, i quali una volta rivalutati vengono trasformati in pensione attraverso l’applicazione di un apposito coefficiente, con il retributivo invece hanno un peso solamente le ultime retribuzioni percepite prima del collocamento in quiescenza.

Nel dettaglio, nel caso del sistema di calcolo retributivo della pensione, l’ammontare dell’assegno è generalmente pari al 2% per ogni anno di lavoro (la cosiddetta aliquota di rendimento, che può variare per alcuni lavoratori) del reddito pensionabile. Quindi, con 10 anni nel retributivo spetta il 20%, con 30 anni il 60%. Il massimo che si può ottenere è l’80%.

Ma cosa si intende per reddito pensionabile? Questo è calcolato in due distinte quote, la A e la B. Nella prima figurano le anzianità contributive maturate fino al 31 dicembre 1992, mentre nella seconda quelle acquisite tra il 1° gennaio 1993 e il 31 dicembre 1995 (o 2011, a seconda dei casi). Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, la base pensionabile della quota A è costituita dalla media degli stipendi percepiti nei 5 anni precedenti alla pensione, mentre per la B si guarda agli ultimi 10 anni quando il lavoratore possiede almeno 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992, altrimenti anche qui ci si ferma a 5 anni.

L’importanza della rivalutazione

Attenzione però perché il reddito pensionabile non corrisponde effettivamente al guadagno percepito. Si tiene conto, infatti, delle variazioni del costo della vita intervenute negli ultimi anni, così da utilizzare un parametro che non è svalutato nel tempo.

A tal proposito, con la circolare n. 23 del 2025 l’Inps ha recepito il tasso di rivalutazione dello 0,8% rispetto all’anno precedente, aggiornando la tabella con tutti i coefficienti.

Anno Quota A Quota BAnno Quota A Quota BAnno Quota A Quota B
2025 1 1 2003 1,642 1,7009 1981 4,9515 6,8501
2024 1 1 2002 1,5004 1,8295 1980 5,8612 8,1879
2023 1,008 1,0177 2001 1,5375 1,8893 1979 6,9263 9,9881
2022 1,0624 1,0834 2000 1,5783 1,9557 1978 1,9825 11,6398
2021 1,1485 1,1822 1999 1,6194 2,0219 1977 8,9888 13,1782
2020 1,1703 1,2281 1997 1,6735 2,1243 1975 12,3476 18,3814
2018 1,1762 1,2458 1996 1,6985 2,1781 1974 14,4114 21,6818
2017 1,1891 1,2713 1995 1,7761 2,2807 1973 16,894 26,0703
2016 1,2021 1,2973 1994 1,8902 2,4215 1,972 18,9235 28,9643
2015 1,2021 1,2973 1993 1,9708 2,5361 1971 20,1625 30,7931
2014 1,2021 1,3213 1992 2,0547 2,6628 1970 21,1936 32,533
2013 1,2046 1,3358 1991 2,1513 2,8281 1969 22,2581 34,4209
2012 1,2179 1,3631 1990 2,3175 3,032 1968 23,003 35,6155
2011 1,2551 1,4168 1989 2,4837 3,2409 1967 23,379 36,3007
2010 1,2887 1,468 1988 2,6448 3,4808 1966 23,8844 37,2625
2009 1,3092 1,5038 1987 2,7859 3,6801 1965 24,5122 38,2489
2008 1,3188 1,5282 1986 2,9378 3,8781 1964 25,671 40,1615
2007 1,361 1,5912 1985 3,1109 4,1445 1963 27,5031 42,8087
2006 1,385 1,6324 1984 3,3733 4,5333 1962 29,8926 46,3123
2005 1,4125 1,6791 1983 3,7464 5,0487 1961 31,6115 48,9747
2004 1,4365 1,7221 1982 4,2702 5,8466 1960 32,437 50,7155

Per ogni stipendio percepito, quindi, va applicato il relativo coefficiente. Ad esempio, uno stipendio di 20.000 euro percepito nel 2017 verrà considerato pari a 23.782 euro nella Quota A, persino di 25.426 euro nella Quota B. Come invece potete notare dalla tabella, non vengono rivalutate le retribuzioni percepite nell’anno di decorrenza della pensione né tantomeno nell’anno precedente.

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