Pensioni, ecco a che età ci vanno gli italiani che non hanno sempre lavorato

Simone Micocci

7 Agosto 2024 - 09:48

Non hai lavorato per molti anni? Sappi che ne servono almeno 20 per smettere di farlo a 67 anni. Mentre con 5 anni di lavoro la pensione arriva solo al compimento dei 71 anni (ma non per tutti).

Pensioni, ecco a che età ci vanno gli italiani che non hanno sempre lavorato

Non è detto che una persona abbia dedicato tutta la sua vita al lavoro: pensiamo ad esempio ad alcune donne che si sono divise tra lavoro e famiglia, con carichi di cura verso i figli che potrebbero aver comportato la temporanea o definitiva uscita dal mercato del lavoro. Come pure a chi per molti anni ha lavorato senza contratto, non vedendosi quindi riconosciuta alcuna contribuzione utile ai fini della pensione.

In tal caso potrebbe esserci la beffa di aver lavorato per qualche anno ma non abbastanza da raggiungere il requisito contributivo necessario per andare in pensione. Va detto, infatti, che quando gli anni di lavoro non sono sufficienti per il collocamento in quiescenza, tutti i contributi versati vanno persi e non danno diritto a una rendita vitalizia.

Pensiamo ad esempio a una persona che ha lavorato per 10 anni percependo in media uno stipendio di 15.000 euro. Significa che in totale ha versato circa 49.500 euro all’Inps, soldi che di fatto vengono persi in quanto non gli vengono restituiti.

Va detto però che anche per chi non ha sempre lavorato è possibile andare in pensione: considerando potenzialmente tra i 40 e i 50 anni di attività lavorativa, il nostro ordinamento ne richiede una piccola parte per poter andare in pensione.

Quanti contributi servono per andare in pensione

Oggi l’opzione più utilizzata per il collocamento in quiescenza è la pensione di vecchiaia, con la quale si smette di lavorare a 67 anni di età e 20 anni di contributi. È sufficiente, quindi, aver lavorato per 20 anni per poter andare in pensione, con la possibilità tra l’altro di considerare anche eventuali contributi volontari o da riscatto.

Ad esempio, chi ha lavorato per 15 anni ma può riscattare i 5 anni di laurea può comunque accedere alla pensione di vecchiaia.

È importante sottolineare però che per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 c’è un ulteriore requisito da soddisfare: l’importo della pensione deve essere almeno pari a quello dell’Assegno sociale che nel 2024 ammonta a 534,41 euro.

Considerando 20 anni di lavoro e 67 anni di età di pensionamento significa che bisogna aver guadagnato in media uno stipendio di 18.000 euro l’anno. In caso contrario niente pensione a 67 anni, con il rischio di dover attendere per altri 4 anni.

Infatti, per chi avendo iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 rientra interamente nel sistema contributivo, c’è una seconda opzione che consente di lavorare anche con pochi anni di contributi, appena 5. Tuttavia, con la cosiddetta opzione contributiva della pensione di vecchiaia si va in pensione solamente a 71 anni di età, quindi molto più tardi rispetto a chi invece può vantare più anni di lavoro che ad esempio può andarci a qualsiasi età grazie alla pensione anticipata.

Opzioni che volendo potete approfondire nel nostro corso utile per pianificare la pensione, con tutte le istruzioni per smettere di lavorare anche dopo pochi anni di carriera.

“Pensione” senza contributi a 67 anni

Va detto però che per quanto non sia possibile andare in pensione con pochi anni di lavoro - se non appunto aspettando fino al compimento dei 71 anni, opzione tra l’altro riservata solamente a chi rientra interamente nel regime contributivo - lo Stato interviene in sostegno di coloro che al raggiungimento dell’età pensionabile della pensione di vecchiaia (67 anni) non hanno sufficienti contributi per andare in pensione o comunque non soddisfano il requisito economico richiesto ai contributivi puri.

Nel caso in cui questi dovessero trovarsi in una situazione di bisogno economico, con reddito pari a zero o comunque non superiore a 6.947,33 euro (valore aggiornato al 2024), spetta l’Assegno sociale, da molti chiamata proprio per questo motivo “pensione sociale”.

Si tratta d’altronde di un sostegno mensile riconosciuto per 13 mensilità, il cui importo per coloro che hanno reddito pari a zero (ma si guarda anche al reddito del coniuge) quest’anno ammonta a 534,41 euro al mese, con la possibilità che dopo i 70 anni salga persino a 735,05 euro.

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