Pensioni, ecco quanti soldi avresti oggi senza tagli alla rivalutazione

Simone Micocci

18 Settembre 2024 - 10:03

I tagli alla rivalutazione delle pensioni finiscono davanti la Corte Costituzionale. Ma quanti soldi sono andati persi con il nuovo meccanismo adottato dal governo Meloni? Facciamo chiarezza.

Pensioni, ecco quanti soldi avresti oggi senza tagli alla rivalutazione

In questi giorni si è tornati a parlare di rivalutazione delle pensioni alla luce del fatto che i tagli effettuati dal governo Meloni con le ultime due leggi di Bilancio verranno sottoposti al giudizio di legittimità costituzionale da parte della Consulta.

Come anticipato, però, le possibilità che la Corte Costituzionale possa esprimersi in favore di una restituzione delle somme “sottratte” ai pensionati sono piuttosto remote, anche perché ciò obbligherebbe lo Stato a un esborso di 6 miliardi di euro. Al massimo la Corte Costituzionale bloccherà qualsiasi intento di proseguire con i tagli alla rivalutazione anche nei prossimi anni.

Nonostante ciò è comunque interessante fare chiarezza su chi è stato davvero penalizzato dai tagli alla rivalutazione, nonché quanti soldi in più avrebbe oggi sulla pensione nel caso in cui tanto per il 2023 quanto per il 2024 la rivalutazione avesse seguito le regole originarie, come dettate dalla legge n. 448 del 1998.

Le due rivalutazioni a confronto

La rivalutazione delle pensioni è quel meccanismo con cui gli importi degli assegni vengono adeguati al costo della vita, sulla base dell’inflazione rilevata nell’ultimo anno.

A prevederlo è, come anticipato, la legge n. 448 del 1998, dove viene descritto un meccanismo a tre fasce:

  • per la parte di pensione che non supera di 4 volte il trattamento minimo la rivalutazione viene effettuata al 100% del tasso;
  • per la parte compresa tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, invece, al 90% del tasso;
  • infine, per quella superiore a 5 volte il trattamento minimo di pensione al 75%.

Quindi, l’assegno di pensione viene spacchettato in tre parti e per ciascuna si applica l’aliquota di riferimento.

Questo sistema però è stato spesso ritenuto troppo oneroso, con i governi che hanno messo più volte mano alla rivalutazione per risparmiare risorse da destinare ad altre misure.

Lo stesso ha fatto Giorgia Meloni che prima con la rivalutazione del 2023 (per la quale è stato utilizzato un tasso dell’8,1%) ha introdotto un meccanismo a 6 fasce, per poi ritoccarlo leggermente per il 2024 (quando il tasso di rivalutazione è stato più basso, del 5,4%).

Importo pensione Percentuale rivalutazione 2023 Percentuale rivalutazione 2024
Fino a 4 volte il trattamento minimo 100% 100%
Tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo 85% 85%
Tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo 53% 53%
Tra le 6 e le 8 volte il trattamento minimo 47% 47%
Tra le 8 e le 10 volte il trattamento minimo 37% 37
Sopra le 10 volte il trattamento minimo 32% 22%

Ma non ci sono solamente le percentuali più basse a ridurre quanto spetta di aumento. Va considerato, anche, che con il nuovo meccanismo la rivalutazione ridotta si applica sull’intero importo di pensione, e non solo sulla parte che supera una certa soglia.

Quanto hai perso in due anni con il taglio della rivalutazione (e quanti soldi avresti oggi)

Fatta chiarezza su quali sono le regole di rivalutazione applicate in origine, e posta la differenza rispetto ai tagli adottati dal governo Meloni negli ultimi due anni (con la possibilità che si ripetano anche nel 2025), vediamo come tutto ciò ha inciso sugli importi delle pensioni.

Quanti soldi avrebbero avuto oggi coloro che hanno una pensione superiore a 4 volte il trattamento minimo (fermo restando che sotto questa soglia la rivalutazione è sempre al 100%)? Prendiamo un assegno di 2.500 euro. Come anticipato, con il meccanismo ordinario sulla parte d’importo che non supera le 4 volte il trattamento minimo sarebbe stato applicato il tasso intero, mentre per la parte restante quello ridotto al 90%.

Ciò significa che nel 2023 per i primi 2.101,53 la rivalutazione sarebbe stata dell’8,1%, con un incremento di 170,22 euro, mentre per i restanti 398,47 euro, con un tasso del 7,29% (90% di quello ordinario), l’incremento sarebbe di 29,04 euro.

Complessivamente, quindi, l’assegno sale a 2.699,26 euro.

Nel 2024, con un tasso del 5,4%, per i primi 2.271,76 euro (4 volte il trattamento minimo aggiornato al 2023) l’aumento sarebbe stato di 122,67 euro, mentre per i restanti 228,24 euro l’incremento sarebbe stato di 5,96 euro. In due anni, quindi, un assegno di 2.500 euro sarebbe salito a 2.827,89 euro.

Con il meccanismo introdotto dal Governo Meloni, invece, nel 2023 sull’intero importo si applica una rivalutazione all’85% del tasso (6,885%), a fronte di un aumento di 172,12 euro. L’assegno che sale a 2.672,12 euro. Anche nel 2024 la rivalutazione è all’85% del tasso (4,59%), sempre sull’intero importo, con un ulteriore incremento di 122 euro circa.

In due anni, quindi, l’assegno è salito a 2.795 euro circa, con una differenza complessiva di circa 32 euro.

Non molto: il problema riguarda perlopiù gli assegni d’importo più alto, come dimostra una pensione di 3.000 euro. Con una rivalutazione ordinaria l’assegno sarebbe salito a 3.231,17 euro nel 2023 e a 3.397,29 euro nel 2024. Con il meccanismo Meloni, e una rivalutazione quindi al 53% del tasso, l’aumento è di 3.128,79 euro nel 2023 e a 3.218,33 euro nel 2024. Complessivamente, quindi, c’è un taglio di 178,96 euro al mese.

Ancora peggio va a una pensione di 3.500 euro. Nel 2023 l’aumento l’avrebbe portata a 3.761,52 euro, fino a salire a 3.949,12 euro nel 2024. Con la rivalutazione del Governo Meloni, invece, da 3.500 euro a 3.633,24 euro nel 2023 e a 3.725,45 euro nel 2024: nel complesso, quindi, sono andati persi 223,67 euro al mese.

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