Pensioni flop, il ritorno della Fornero è reale

Simone Micocci

26/08/2024

Pensioni, nessuna valida alternativa alla legge Fornero. Per andare in pensione oggi si guarda quasi esclusivamente alla riforma del 2011.

Pensioni flop, il ritorno della Fornero è reale

Uno degli obiettivi del governo Meloni era il superamento della riforma Fornero, riconoscendo una maggiore flessibilità nelle regole per andare in pensione.

Tuttavia, guardando i dati dell’ultimo anno, risulta che in realtà il ritorno della legge Fornero, e delle regole che ne disciplinano l’accesso alla pensione, è reale.

Con la legge di Bilancio 2024, infatti, il governo ha preso tre decisioni che hanno contribuito a limitare sempre più la platea di coloro che possono andare in pensione in anticipo, intervenendo su Quota 103, Opzione Donna e l’Ape Sociale.

A tal proposito, i dati di questi giorni ci dicono che anche Quota 103, che nelle intenzioni doveva essere la più importante alternativa alla legge Fornero, è stata un fallimento in quanto appena la metà degli aventi diritto ne ha fatto ricorso per anticipare l’accesso alla pensione. La “colpa” sta probabilmente nel fatto che quest’anno per ricorrere a Quota 103 bisogna accettare un ricalcolo della pensione con le regole del contributivo, una novità introdotta in legge di Bilancio 2024 che ha ridotto l’interesse per questa misura.

Quota 103 nel 2024 è stata un fallimento

Secondo le stime del governo, circa 17 mila lavoratori quest’anno maturano i requisiti per andare in pensione con Quota 103, quali 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, a oggi le domande presentate sono appena 7 mila, e a fine anno difficilmente si arriverà a toccare quota 10 mila.

Come anticipato, una delle ragioni di questo scarso interesse in Quota 103 sta nel ricalcolo contributivo dell’assegno che da quest’anno interviene per disincentivare l’accesso alla misura. Chi va in pensione a 62 anni, infatti, deve rinunciare a una parte dell’assegno, visto che anche per la quota che ricade sul retributivo viene utilizzato il sistema contributivo, con una penalizzazione che a seconda dei casi va dal 15% al 30%.

E se a ciò aggiungiamo che allo stesso tempo è previsto un incentivo - uno sgravio contributivo totale che aumenta la busta paga, conosciuto anche come “bonus Maroni” - per chi pur avendo maturato i requisiti per Quota 103 sceglie di restare al lavoro, è facile individuare la ragione per cui oggi Quota 103 non rappresenta una vera e propria alternativa alle misure di pensionamento come disciplinate dalla legge Fornero del 2011.

Stesso destino per Opzione Donna

Circa 2 mila invece le domande di accesso a Opzione Donna, altra misura che negli ultimi anni ha visto ridursi la platea dei beneficiari. In questo caso il ricalcolo contributivo dell’assegno c’è sempre stato: il problema è perlopiù il cambio dei requisiti avallato dal governo con le ultime manovre.

Basti pensare che prima dell’avvento del governo Meloni le donne andavano in pensione a 58 anni di età: oggi siamo arrivati a 61 anni, con la sola possibilità per le donne con figli di andarci 1 o 2 anni prima (quindi non prima dei 59 anni).

Ma non è tutto, perché nel frattempo Opzione Donna è stata riservata ad alcune categorie di lavoratrici: invalide, chi assiste familiari disabili o comunque le licenziate, o in procinto di, da grandi aziende.

Ecco perché oggi Opzione Donna non rappresenta più un’alternativa alla legge Fornero e con il passare degli anni rischia di andare sempre peggio.

Aumenta anche l’età dell’Ape Sociale

Con la legge di Bilancio scorsa poi il governo è intervenuto anche sull’anticipo pensionistico, la cosiddetta Ape Sociale, incrementando il requisito anagrafico: se fino agli anni scorsi vi potevano accedere coloro che avevano compiuto i 63 anni, da quest’anno ci sono altri 5 mesi di attesa.

Il ritorno alla Fornero è già reale

Spesso si leggono con preoccupazione notizie riferite a un “ritorno” della legge Fornero, in quanto si ritiene che ciò possa comportare un allungamento dell’età pensionabile.

Come più volte abbiamo avuto modo di spiegare, però, questa preoccupazione è immotivata in quanto il ritorno della Fornero è già reale. Anzi, non se ne è mai andata: pensione di vecchiaia, anticipata e allungamento dell’età pensionabile, sono tutti aspetti già regolamentati dalla riforma approvata nel 2011.

Negli anni ci sono state diverse misure che hanno rappresentato un’alternativa, ma come visto sopra la platea dei beneficiari si sta ormai riducendo in maniera considerevole. Ma d’altronde già dobbiamo fare i conti con uno scenario preoccupante dal momento che in futuro il costo per la pensione è destinato ad aumentare, con rischi concreti per la sostenibilità dell’intero sistema previdenziale e assistenziale. Ragion per cui rendere meno severi i requisiti per l’accesso alla pensione non sarebbe una scelta sensata.

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