Pensioni, per superare la legge Fornero servono un bel po’ di soldi (Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil pensionati). Ecco perché sembra essere una promessa che non si può mantenere.
Il governo ha promesso di superare la legge Fornero ma tra i sindacati comincia ad aleggiare una sorta di scetticismo. D’altronde abbiamo più volte spiegato le ragioni per cui Quota 41 per tutti da sola non sarebbe sufficiente per poter dire di aver superato la legge Fornero: semmai sarebbe utile a modificare gli attuali requisiti previsti dalla pensione anticipata, ma l’alto numero di contributi richiesti - 41 anni per l’appunto - potrebbe tener fuori molti lavoratori, specialmente tra le donne.
Servirebbe quindi una riforma più ampia, che coinvolga donne e anche giovani (che a queste condizioni rischiano di arrivare all’età da pensione “senza aver mai lavorato”) ma il problema - come dichiarato da Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil pensionati in un’intervista rilasciata alla rubrica “Primo piano” dell’agenzia Italpress - è che il governo al momento non sembra essere disposto ad affrontare davvero il problema.
D’altronde, “il tavolo delle pensioni è scomparso dai radar” visto che dopo i primi due confronti non è stato pianificato alcun incontro, e anche in quelle poche volte che le parti ne hanno discusso non si è arrivati a una bozza di accordo. “Il governo ultimamente ci convoca ma non ci sente”, ha spiegato Barbagallo, piuttosto scettico riguardo alla possibilità che si possa arrivare al superamento della legge Fornero in tempi brevi.
Cosa serve per superare la legge Fornero
La risposta del segretario generale della Uil pensionati è molto chiara: “Per superare la legge Fornero bisogna spendere un po’ di soldi”. Allorché la domanda è: il governo Meloni li ha? È disposta a spenderli? Stando alle parole del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, c’è tutto l’interesse a intervenire subito con Quota 41 per tutti, nonostante il nodo risorse non sia mai stato sciolto.
Negli ultimi confronti avuti, infatti, quando i sindacati hanno chiesto di far luce sulle risorse a disposizione per la riforma delle pensioni hanno sempre ricevuto risposte vaghe: ad esempio, è stato detto loro che se prima non è chiaro come riformare il sistema pensionistico italiano è inutile parlare delle risorse necessarie per farlo.
Di diverso parere le parti sociali, consapevoli che per superare una legge passata e operare con una vera e propria riforma - e non con misure estemporanee che andrebbero a interessare una platea circoscritta a poche migliaia di persone - servono risorse elevate.
D’altronde la legge Fornero è stata necessaria perché allora il governo era sull’orlo del baratro; a tal proposito la riforma è stata utile per generare un risparmio di 80 miliardi di euro, somma che oggi potrebbe servire - ovviamente dilazionata su più anni - per portare a un superamento della stessa.
Tuttavia, nonostante le buone intenzioni professate dal governo sembra difficile credere che si arriverà a tanto, anche perché nel frattempo gli interventi sul fronte pensione sono stati alquanto discutibili.
Per il momento pensionati penalizzati dal governo Meloni
Barbagallo si è mostrato piuttosto critico nei confronti di quanto fatto per il momento dal governo Meloni. “Non ci hanno chiesto niente e hanno fatto tagli”, ha dichiarato facendo riferimento sia a Opzione donna, per la quale c’è stato un taglio della platea delle beneficiarie, che alla riduzione delle percentuali di rivalutazione, nonostante professassero di “diminuire le tasse e aumentare le pensioni per tutti”.
Come noi stessi vi abbiamo spiegato, infatti, per la rivalutazione delle pensioni non si può parlare di aumenti - che ovviamente ci sono stati - bensì di tagli. La rivalutazione, infatti, è un “adeguamento parziale all’inflazione dell’anno precedente” previsto dalla legge, sulla quale il governo Meloni è intervenuta modificandone le percentuali e rendendole meno convenienti per coloro che hanno un importo di pensione superiore alle 4 volte il trattamento minimo (circa 2.100 euro).
Nonostante la rivalutazione le pensioni - come pure gli stipendi - continuano a essere “inadeguate”: e - come ricorda Barbagallo - “se non c’è il potere d’acquisto delle pensioni e dei salari, non c’è possibilità di acquistare i beni che produciamo per noi stessi”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA