Dopo Berlusconi, anche Meloni parla di aumentare le pensioni minime, pur senza fornire una cifra. Ecco come potrebbero crescere e a scapito di quali misure, dai bonus al reddito di cittadinanza.
L’aumento delle pensioni minime è una delle proposte del centrodestra in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. A confermarlo è Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e della coalizione data per favorita in vista del voto. A Radio 24 Meloni spiega che la proposta di Berlusconi sulle pensioni minime è sicuramente da considerare, ma non si sbilancia su possibili cifre.
In compenso, però, la presidente di Fdi sembra avere chiare le modalità attraverso cui recuperare le risorse necessarie per intervenire in tema di pensioni minime. “Credo che le pensioni minime e sociali e di invalidità siano inadeguate e che le risorse per renderle adeguate, ad esempio all’aumento dell’inflazione, si possano trovare”, afferma.
Meloni spiega anche come, a suo avviso, si possono recuperare queste risorse ricordando che al momento si spendono “110 miliardi l’anno in bonus inutili e fino a 780 euro di reddito di cittadinanza per perfettamente abili”, a fronte di pensioni da soli 270 euro. Vediamo, quindi, quanto potrebbero aumentare le pensioni minime, e rinunciando a cosa, in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni.
L’aumento delle pensioni minime
Il tema dell’aumento delle pensioni minime è stato lanciato dal presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che ha proposto di incrementarle ad almeno mille euro. Meloni è più prudente e non quantifica la cifra, spiegando che semplicemente una cifra al momento non c’è. Prima - precisa la leader di Fdi - “bisogna capire la praticabilità” della proposta, per capire quanto si possano davvero aumentare.
Pensioni minime, dove prendere i soldi: addio ai bonus?
Meloni punta a un sistema previdenziale e di assistenza che sia “giusto ed equilibrato” e, secondo la leader di Fdi, le risorse per attuarlo ci sono. Punta sui 180 miliardi europei arrivati per la pandemia, a partire dai 25 miliardi da gestire subito del Pnrr. Risorse che, in realtà, servono soprattutto ad altro, secondo quanto già previsto dall’accordo con l’Ue.
In ogni caso Meloni si sofferma su due misure da cui ricavare le risorse. Da una parte il reddito di cittadinanza, che la leader di Fdi ha già detto di voler modificare radicalmente. Dall’altra attraverso l’addio ad alcuni dei tanti bonus attualmente in campo: viene da pensare al superbonus e ad altri sconti attualmente previsti e che potrebbero presto sparire in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni.
Quanto costa la proposta di Berlusconi sulle pensioni minime
Nel 2022 le pensioni minime sono ferme a quota 524,35 euro. Aumentarle a mille euro, come proposto da Berlusconi, vorrebbe dire quasi raddoppiare questa cifra. E un aumento del genere riguarderebbe 5 milioni di persone. Solo per le pensioni di vecchiaia servirebbero più di 10 miliardi di euro. Se poi si considerassero anche l’assegno sociale o le pensioni di invalidità questa cifra salirebbe a 18 miliardi.
Tanti soldi, quindi, che in una prima legge di Bilancio non sembrano essere a disposizione di chiunque vada al governo. Per questo Meloni è molto più cauta di Berlusconi e non parla di cifre, pur puntando a un aumento delle pensioni minime, magari a fronte di un taglio di qualche bonus o del reddito di cittadinanza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA