La spesa pensionistica del biennio 2022-2023 è stata pari al 16,2% del pil: è l’1% in più rispetto al dato del 2021, e l’1,1% in meno rispetto al picco della gobba previsto nel decennio 2030-2040.
Non c’è un assetto che sia allo stesso tempo più semplice e più complesso di un sistema previdenziale a ripartizione.
Per un verso, infatti, funziona esattamente come due vasi comunicanti: da una parte, ci sono i contributi che vengono pagati mensilmente sul monte salari, e dall’altra ci sono le prestazioni pensionistiche che vengono erogate sempre su base mensile. Se a dicembre c’è una 13° mensilità, poco importa: perché si versano i contributi pure su questa così come si percepisce un doppio rateo di pensione.
Un sistema a ripartizione, quali che siano le regole variamente stabilite nel corso del tempo per poter ottenere la pensione di vecchiaia o di anzianità, come l’età minima nel primo caso e le “quote” nel secondo caso, che sono ottenute sommando l’età anagrafica agli anni di contributi versati, è in equilibrio quando i contributi versati pareggiano strutturalmente nel tempo le prestazioni erogate. [...]
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