Il governo valuta un nuovo aumento delle pensioni con il Decreto Lavoro: due le possibilità, ecco gli importi a seconda di quella che sarà la decisione presa.
Non solo aumenti di stipendio: con il Decreto lavoro che arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri nella giornata di lunedì 1° maggio, potrebbe scattare anche l’incremento delle pensioni.
Il governo, infatti, sta valutando la possibilità di procedere con un nuovo aumento delle pensioni anticipando quanto previsto dalla legge di Bilancio 2023. Con la manovra, infatti, è stato introdotto un incremento una tantum per il 2023, più un altro per il 2024, per le pensioni minime, al quale si aggiunge la possibilità di arrivare fino a 600 euro per coloro che hanno più di 75 anni.
Aumenti che decorrono da gennaio 2023 ma l’Inps non ha ancora provveduto ad applicarli nel cedolino e non è detto che lo faccia con l’assegno in pagamento a maggio. Tuttavia, nell’attesa che l’Inps possa applicare gli aumenti delle pensioni minime, riconoscendone contestualmente anche gli arretrati, il governo sembra stia già provvedendo a modificare quanto stabilito dalla legge di Bilancio anticipando di qualche mese la rivalutazione straordinaria attesa a inizio 2024.
In alternativa, Giorgia Meloni potrebbe ripercorrere la strada già attuata dal governo Draghi, anticipando il conguaglio dell’ultima rivalutazione riconoscendone così la differenza dello 0,8% prima del 1° gennaio 2024.
A seconda di quella che sarà la decisione presa ci saranno differenti vantaggi (e beneficiari): facciamo chiarezza su quali sono le ipotesi sul tavolo e su chi già quest’anno potrebbe godere di un nuovo aumento delle pensioni.
Nuovo aumento pensioni minime anticipato al 2023?
Come anticipato, la legge di Bilancio 2023 ha previsto tre diversi incrementi delle pensioni minime. Come ufficializzato dall’Inps con la circolare n. 35 del 3 aprile 2023, nel 2023 per le pensioni inferiori al minimo - 563,74 euro nel 2023 - scatta una rivalutazione straordinaria dell’1,5%, mentre nel 2024 sarà pari al 2,67%. Inoltre, eccezionalmente quest’anno per gli over 75 è prevista una rivalutazione straordinaria del 6,40%.
Ne risulta, che nel 2023 l’importo delle pensioni minime è passato da 563,74 a 572,74 euro, 599,82 euro nel caso degli over 75.
Ma le cifre potrebbero cambiare ancora: il governo Meloni, infatti, sta valutando se esiste la disponibilità economica per anticipare la rivalutazione straordinaria che nei programmi iniziali doveva essere applicata a inizio 2024.
La rivalutazione straordinaria, quindi, non sarebbe più dell’1,5%, bensì del 2,67%: di conseguenza, anziché salire a 572,74 euro, le pensioni minime godrebbero di un incremento fino a 578,79 euro, circa 6 euro in più di quanto fino a oggi atteso.
Nessuna variazione, invece, per gli ultra settantacinquenni, per i quali il governo deve iniziare a valutare come fare per confermare la rivalutazione straordinaria del 6,40% anche per l’anno venturo.
Conguaglio rivalutazione anticipato di qualche mese?
In aggiunta, o forse in alternativa, il governo potrebbe decidere di anticipare di qualche mese il conguaglio della rivalutazione, operazione da cui ne conseguirà un aumento fino allo 0,8% della pensione.
Nel dettaglio, il conguaglio è quell’operazione con cui la pensione attualmente percepita verrà ricalcolata tenendo conto del tasso d’inflazione definitivo, e non provvisorio come fatto a gennaio, rilevato dall’Istat per il 2022. Stando ai rilevamenti Istat, infatti, il tasso di rivalutazione sarebbe dovuto essere dell’8,1% anziché del 7,3%: per questo motivo a inizio 2024 l’Inps ne riconoscerà la differenza, con tutti gli arretrati per i mesi precedenti.
A meno che il governo non decida di anticipare il suddetto conguaglio già nel 2023: d’altronde con una tale operazione non ci sarebbe un maggiore esborso per lo Stato, poiché di fatto viene speso oggi quanto sarebbe stato necessario spendere domani. Il vantaggio è che a godere di tale differenza sarebbero tutti i pensionati, compresi quelli che percepiscono un importo superiore alla minima.
Se ne discuterà con il Decreto lavoro e laddove dovesse arrivare il via libera ne scatterebbe un aumento di altri 8 euro per le pensioni di 1.000 euro, 16 euro per quelle di 2.000 (cifre lorde).
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